La multinazionale della logistica XPO ha citato in tribunale tre dirigenti del Si Cobas perché venissero condannati a pagare 2 milioni di euro per i danni provocati da scioperi e picchetti. Il tribunale di Pavia ha rigettato la richiesta, per ora, ma l’arroganza dei padroni rimane
Caro Operai Contro, la multinazionale della logistica XPO Supply Chain Italy, fra i primi 10 provider al mondo, pretendeva, tramite una causa con tanto di avvocati di grido, che 3 sindacalisti dirigenti del Si Cobas venissero condannati a pagare 2 milioni di euro, come risarcimento dei danni che avrebbero provocato con scioperi e picchetti, ai quali non erano neanche presenti, avvenuti in 5 giorni del 2018 nei magazzini di Stradella, Piacenza, Trezzano sul Naviglio, Caleppio di Settala e Pontenure.
2 milioni di euro di risarcimento di cui ben 1,3 milioni per danni all’immagine, pretesi dal padrone come deterrente alla lotta, che mirava a conquistare come già successo in altri magazzini della logistica, turni e orari di lavoro meno massacranti e aumenti dei bassi salari.
Con la causa depositata al Tribunale di Pavia i padroni di XPO Supply Chain Italy chiedevano che i 3 sindacalisti venissero condannati per la loro “responsabilità civile” e/o “responsabilità oggettiva”, in quanto dirigenti del sindacato, a prescindere che fossero o meno presenti agli scioperi e alle forme di lotta.
Come mai quando invece c’è un morto sul lavoro, nessun padrone, ingegnere o tecnico di sua fiducia che certifica gli impianti, va in galera per “responsabilità oggettiva” e/o per “responsabilità penale”?
Forse su questa strada si erano messe le indagini che avevano portato in galera (per accertamenti) i 3 responsabili della funivia “caduta” sul Mottarone, per aperta manomissione finalizzata al profitto. Ma deve essere intervenuta sdegnata la ragion di Stato a ordinare subito il loro rilascio! Dove andremo a finire se per ogni “incidente” mortale sul lavoro, mettiamo in galera 3 responsabili compreso magari il padrone?
Per i padroni e il loro governo, la giustizia “ragionevole” è quella del ponte Morandi, si faranno tanti processi per non trovare colpevoli, oppure la giustizia all’Ilva di Taranto, e praticamente ovunque perché a parte qualche multa, i responsabili finiscono sempre per essere individuati nella “fatalità”, nella “disgrazia”, nel “destino avverso”, quando non si cerca in modo diretto o velato, di far ricadere la colpa sugli operai stessi che perdono la vita.
Queste multinazionali della logistica tramite appalti e subappalti mascherano illeciti fiscali, contributivi e penali, oltre al super sfruttamento che impongono agli operai. Il Tribunale di Milano ha commissariato prima il colosso francese Ceva Logistic e poi, per caporalato, la big del food delivery Ubereats che si avvaleva di imprese esterne per reclutare rider. Il 7 giugno la Procura di Milano ha aperto un’indagine anche su DHL Supply Chain Italy, indagando presidente e ex presidente e sequestrando in via preventiva 20 milioni di euro proprio per i comportamenti fiscali su Iva e contributi detenuti dal consorzio e dalle cooperative di lavoro in subappalto.
Questo il lavoro dei magistrati a Milano ma anche in altre città, la politica invece che fa? Con il già visto decreto Semplificazioni, si mette ancor più a rischio l’incolumità e la vita degli operai. Nella “bozza” alle camere in preparazione, risulta che il nuovo fisco è peggio del vecchio: “una pioggia di tagli alle tasse su redditi da capitale, rendite finanziarie e sulle società”, (Il Fatto Quotidiano 25 giugno 2021).
Il colpo basso tentato da XPO Supply Chain Italy per ora non è riuscito perché il Tribunale di Pavia ha rigettato la richiesta di “risarcimento” di 2 milioni di euro, condannando XPO Supply Chain Italy al pagamento di 26.384 euro di spese processuali.
I padroni potrebbero tornare alla carica anche in altre aziende, forti del fatto che Salvini, i 5 Stelle e il Pd, col decreto sicurezza sanzionano penalmente il blocco stradale, e nel caso il Tribunale riconoscesse le ragioni del padrone ricorrente la pena pecuniaria potrebbe tramutarsi in una confisca dei beni del sindacato, complicandone l’attività stessa. Con in più il rischio della condanna penale: galera per gli operai che lottano, piede libero e ancora meno tasse ai padroni assassini, che fra morti per il lavoro e malattie professionali, sono responsabili di oltre 7 omicidi al giorno per i loro profitti.
Il 3 maggio 2021 l’operaia Luana D’orazio moriva stritolata dal macchinario, al quale per lavorare più in fretta era stata rimossa la misura di sicurezza. Allora il ministro del lavoro A. Orlando, nominò come nuovo dirigente nazionale dell’ispettorato del lavoro G. Bruno. Questo signore dopo quasi 2 mesi risulta ancora occupato nella vecchia attività. Gli operai continuano a morire di sfruttamento e di “infortuni” sul lavoro.
Saluti Oxervator
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