Man mano che la crisi si approfondisce, si aggrava la questione salariale. Secondo i dati ISTAT nel 2020 ben 5,6 milioni di persone sono al di sotto della soglia di povertà assoluta. I salari operai sono al palo da decenni e vengono continuamente tagliati dal massiccio ricorso alla cassa integrazione. Una lotta salariale è sempre più necessaria.
Caro Operai Contro, le cosiddette “parti sociali” si sono incontrate per decretare la fine del blocco dei licenziamenti, passando sotto silenzio la perdita del potere d’acquisto dei salari degli operai occupati. Sperano che la massa degli operai non toccata dai licenziamenti, possa continuare a lavorare per un salario miserabile, senza rivalersi – come minimo – sulla qualità del lavoro, e pensare come muoversi per arrivare a rivendicare reali aumenti.
Dal sindacato non si muovono passi per mobilitazioni nel segno del recupero del potere d’acquisto, che ha già divorato anche i miserabili aumenti dei contratti di lavoro. Non c’è all’ordine del giorno la lotta per aumenti salariali, mentre gli operai che lavorano scivolano nella miseria.
Dal forte aumento dei prezzi delle materie prime, ai prezzi alla produzione, all’ingrosso e al dettaglio, in campo internazionale i padroni, grazie ai loro servi della politica, si stanno riprendendo con gli interessi i profitti che non avevano accumulato per gli “stop” e i rallentamenti della pandemia.
A cominciare dai prodotti petroliferi, in Italia in un anno, da giugno 2020 a giugno 2021, i prezzi della benzina (self-service) sono aumentati da 1,37 euro al litro a 1,60 euro al litro. Anche il gasolio nello stesso periodo è passato (self-service) da 1,26 euro al litro a 1,46 euro al litro.
Per ogni pieno di benzina di 50 litri servono 11,36 euro in più. Per il gasolio 10,80 euro in più. Considerando 2 pieni al mese in un anno ci vogliono 272 euro in più per la benzina e 260 euro in più per il gasolio. (Dati ministero dello Sviluppo Economico).
Da ottobre del 2020 le bollette della luce sono aumentate del 15,6% e dal 1° luglio 2021 un altro aumento del 12%. Le bollette del gas sono aumentate dell’11,4% da ottobre 2020 e un altro aumento del 21% dal 1° luglio 2021.
In un anno i soli aumenti dal 1° luglio 2021comportano una spesa aggiuntiva di 66 euro per la luce e 218 euro per il gas. Considerando anche l’aumento dall’ottobre 2020, su base annua diventano132 euro in più per la luce, e oltre 400 euro in più per il gas.(Dati ARERA: Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente).
Tutto questo sostenuto dal governo dei padroni Draghi, come sforzo per arrivare “all’energia pulita”, e da Grillo che 50 anni dopo Amintore Fanfani, ci prende per il culo con la “transizione ecologica”, per la quale ha giustificato la partecipazione dei 5 Stelle al governo Draghi.
Poi ci sono gli alimentari. Prezzi ballerini, ma con punte per lunghi periodi sempre più alte, esempio questa primavera, zucchine, insalata Chioggia e radicchio a 4 euro al kg, e altri prezzi proibitivi, di carne, formaggi, frutta, nei supermercati del nord Italia.
Il 15 giugno 2021 con riferimento al mese prima Coldiretti scrive: “I prezzi dei prodotti base dell’alimentazione hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da quasi 10 anni, trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali … con l’indice Fao (dei prezzi alimentari ndr) che ha raggiunto un valore medio di 127,1 punti, che costituisce un incremento del 39,7% rispetto a maggio 2020”.
Nei mesi precedenti questo incremento ha voluto dire, per esempio, aumenti del 11,2% per il mais, dell’8,1% dello zucchero, del 6,9% dell’orzo, del 6,8% del frumento, del 5,8% per oli in generale e aumenti più contenuti per carne e prodotti lattiero – caseari.
L’incremento del 39,7% in un anno dell’indice Fao è ben lontano dall’inflazione addomesticata dell’Istat, che nella rilevazione di giugno riferita a maggio 2021dice: “l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (al lordo dei tabacchi) ha registrato una variazione nulla su base mensile e un aumento dell’1,3% su base annua”.
Vero che ogni indice ha i suoi parametri non direttamente sovrapponibili. Rimane il fatto che un aumento dei prezzi del 1,3% su base annua, non corrisponde al reale carovita che sta falcidiando i salari.
Con questi parametri di riferimento nei rinnovi contrattuali, i salari andranno sempre peggio.
Servirebbe uno sforzo comune degli operai, un tentativo per imporre ai sindacati di aprire una rivendicazione per aumenti salariali reali e per superare l’attuale giungla salariale.
Forse si potrebbe cominciare aprendo fronti locali, nelle fabbriche, nei magazzini, nei posti di lavoro.
Saluti
Oxervator.
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