Sappiamo che il padrone usa l’esercito dei disoccupati per premere sugli operai attivi per abbassarne i salari. Ma i sindacalisti collaborazionisti invece di resistere a questa tendenza se ne fanno portavoce, la riduzione dei salari operai non è un loro problema
Quando servono un gran numero di vetture e pezzi da produrre, il padrone ha impostato che i propri schiavi devono produrre 24 ore su 24, tre turni al giorno, con pause che servono, per chi sta bene in salute, a malapena a riprendersi e dormire per poi produrre di nuovo. In fabbrica, su qualsiasi turno si lavori, si lavora sodo e sempre di più, con ritmi e carichi di lavoro sempre più alti. Quando il padrone ha bisogno, fa lavorare i suoi schiavi anche di notte mentre lui dorme, quando non ha bisogno non si fa problemi a mandarci in cassa integrazione con quattro soldi che non sborsa neanche lui. Sulla notte, quando conviene al padrone, ci viene comandato di lavorare e oltre il salario minimo ci viene riconosciuta una maggiorazione, ovviamente maggiorazioni salariali conquistate con le lotte e non per opera dello spirito santo del buon padrone. Le maggiorazioni arrotondano il magro salario e ci vengono riconosciute oltre che sul turno di notte anche su alcune ore del turno pomeridiano. Ovviamente a noi operai non fa piacere lavorare di notte, lo si sopporta e per chi può farlo e non ha problemi di salute si fa per poter portare a casa qualcosa in più. In fabbrica qualsiasi turno si segua, il numero di auto o pezzi da produrre procapite è sempre lo stesso. I numeri non cambiano, o sul turno pomeridiano o sul turno di mattina o su quello di notte i numeri di pezzi e auto da produrre sono sempre gli stessi. Nell’arco della giornata più pezzi e auto servono, più turni il padrone fa fare, meno pezzi e auto servono, meno turni si fanno. Se la produzione si abbassa, il padrone toglie le notti non perché ci vuol bene e ci vuol far dormire ma perché in questo modo non paga le maggiorazioni. Se la produzione si abbassa ancora, cerca di far lavorare gli operai sul primo turno così da risparmiare anche non pagando le maggiorazioni previste in alcune ore del pomeriggio.
Al di là di quanto stabilisce la paga base, erosa da trattenute sempre più alte, prendiamo come esempio un operaio che lavora nelle fabbriche Stellantis in modo semplice, possiamo benissimo dire che ad un operaio sul primo turno vengono dati una sessantina di euro, sul secondo turno poco più di settanta euro, sul turno di notte quasi un cento euro. In verità quello che cambia sul piano del salario per noi operai sono i soldi legati al turno che si fa. Con il primo turno si prendono quattro soldi, con il pomeriggio qualcosina in più, con la notte qualcosa in più del secondo turno. Un salario che in sostanza compreso le maggiorazioni di turno ci ha permesso non di vivere chissà come ma di sopravvivere in qualche modo fino adesso. Tolte le maggiorazioni di turno, ci resta la paga base che ogni qualvolta si rinnova il contratto nazionale aumenta di una miseria. A Melfi finora si è andati avanti in qualche modo proprio perché si facevano tutti i turni di lavoro e c’erano le maggiorazioni, adesso che al padrone non servono tante auto ci comanda a lavoro più che altro sul primo turno, con il quale non ci sono maggiorazioni, il padrone se ne esce con niente, producendo le auto che hanno lo stesso costo ma lasciano maggiori guadagni al padrone.
Il misero salario è legato alla miseria dei soldi della cassa integrazione che ci viene fatta fare ogni mese e ci fa cadere ancora più in basso. Più cassa integrazione si fa più si cade in basso, più un operaio si è consumato negli anni in fabbrica e non ce la fa, più il padrone gli fa fare cassa integrazione e cade ancora più in basso. Stanno portando il salario di un operaio vicino a quello che prende chi ha il reddito di cittadinanza. Per quell’operaio sempre in cassa integrazione perché rovinato in salute ci è già quasi, il passo che gli resta poi da fare, come vorrebbe il padrone, è di raggiungere l’esercito di riserva dei disoccupati. A noi operai che creiamo tutta la ricchezza ci accontentano con un pugno di fave, come si suol dire, mentre i padroni sguazzano in tanto denaro che non sanno neanche loro quanto è.
Si potrebbe stare un poco meglio se per tutti gli operai il salario base, a prescindere dal turno di lavoro, fosse equiparato al salario che si prende ora facendo il turno di notte e gli aumenti legati ai minimi contrattuali non fossero ridicoli come lo sono attualmente. Invece tutto peggiora e i salari con gli aumenti irrisori che i padroni concedono sono fermi da anni e le cose e i servizi aumentano sempre di più. E’ proprio di questi giorni la notizia che da ottobre ci saranno rincari per gas e luce del venti e trenta per cento. Aumenta tutto, anche l’acqua e il servizio per il ritiro dei rifiuti è aumentato e si deve sperare di stare bene in salute altrimenti fra accertamenti, analisi e visite varie anche la sanità che definiscono pubblica ti svuota le tasche. Siamo arrivati al punto che anche una semplice tazzina di caffè presa in un autogrill in autostrada è arrivata a costare un euro e trenta. Il salario di un operaio non basta per mantenere la propria famiglia e non per scelta ma per necessità, altri devono uscire di casa in cerca di lavoro per tirare avanti. Le cose vanno sempre peggio per noi operai. Il fallimento del sindacalismo confederale è sotto gli occhi di tutti e si misura anche sul fatto che i salari non aumentano come dovrebbero da decenni.
Oggi il padrone può comprare l’utilizzo delle braccia di un uomo per 173 ore al mese per una cifra netta che oscilla fra i 1200 e 1500 euro, questa è la realtà dell’industria più sviluppata. Peggio di noi operai stanno quelli che fanno parte dell’esercito di riserva dei disoccupati, ai quali si è dato un reddito minimo di sopravvivenza che adesso a molti si vuole togliere per poterli eventualmente immettere nei luoghi di sfruttamento quasi con gli stessi quattro soldi che gli danno adesso. Politici, sindacalisti, piccola, media e grande borghesia fanno la fila davanti ai microfoni in Tv a dire che serve il lavoro, bisogna creare lavoro, che ci vuole un nuovo patto economico e sociale, in verità vogliono che lavoriamo noi e anche altri schiavi ma sempre per quattro soldi per tenere in piedi il loro sistema. Sono tutti d’accordo a continuare a tenere il baraccone in piedi, sfruttandoci per bene, ovviamente stando sulle nostre spalle, schiacciandoci sempre di più, dandoci sempre meno soldi per poter sopravvivere, mentre non dicono che così le cose non peggiorano solo per loro. Dicono che nessuno deve rimanere indietro, in realtà se non ci tengono indietro e ci tengono avanti è solo per poter tirare il carro del loro sistema per quattro soldi mentre loro continuano a fare la bella vita. Se gli operai non si sveglieranno, non inizieranno a ragionare che è arrivato il momento di darsi da fare in proprio, come collettività e come classe, ma continueranno a credere che altri potranno salvaguardare i loro interessi le cose andranno sempre peggio.
Crocco, operaio di Melfi
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