Alla Società Frutticoltori Trento 8 operaie sono state punite per un presunto errore di produzione a timbrare l’uscita alle 15:30 e continuare a lavorare senza paga fino alle 17. La schiavitù operaia non conosce limiti, fino ad una bella rivoluzione
Caro Operai Contro, 8 operaie di uno stabilimento di ortofrutta, obbligate a lavorare gratis per riparare a un loro presunto errore. La moderna schiavitù batte un altro colpo.
Una partita di mele è stata contestata dal cliente perché non conforme. A quel punto la direzione aziendale, con la minaccia del licenziamento, ha comandato 8 operaie – individuate responsabili del presunto errore – di timbrare l’uscita alle 15.30 per tornare al lavoro sulla linea cernitrice fino alle 17, senza retribuzione e di conseguenza, senza copertura assicurativa nel caso di infortunio.
Non accade nel foggiano, nella piana di Gioia Tauro, o comunque dove senza permesso di soggiorno, i braccianti sotto ricatto, devono sottostare agli ordini dei caporali. E’ successo a Romagnano una frazione della civile e moderna città di Trento. Non in una piccola azienda, ma alla Società Frutticoltori Trento, con 70 operaie alle dipendenze.
L’azienda sembra proprio voler procedere con metodi di aperta schiavitù nei confronti delle operaie, perché una serie di provvedimenti punitivi erano già scattati contro di loro ad aprile di quest’anno.
Allora quasi tutte le operaie (escluse le precarie in attesa di conferma di assunzione) scioperarono per 2 giorni, contro la sospensione di 2 giorni di una di loro, chiedendone il salario pieno; e contro 5 lettere di richiamo ad altrettante operaie, chiedendone il ritiro.
Quelle punizioni furono così “giustificate” dal direttore generale Massimiliano Govoni: “Le lavoratrici non hanno selezionato adeguatamente, attivamente, le mele sulla loro linea di lavorazione attuando una forma volontaria di ostruzione, pilotata da qualcuno”.
Come si vede nelle parole del direttore c’è anche l’accusa di sabotaggio. La replica delle operaie addette: “le mele arrivate sulla linea di produzione erano già di terza scelta”.
Quando l’azienda ripetutamente ricorre a misure pretestuose e repressive, vuole arrivare a licenziamenti mirati. Indirettamente l’azienda lo ha confermato negli incontri col sindacato, dopo i 2 giorni di sciopero di aprile dichiarando: “Si lavorerà a un ricambio generazionale”.
Al ricambio generazionale non c’è bisogno di “lavorarci”, avviene naturalmente sostituendo le operaie che vanno in pensione, con nuove assunzioni. L’altra strada per il ricambio generazionale, sono i licenziamenti per poi assumere operaie con contratti usa e getta.
Non c’è da aspettare la prossima provocazione del padrone. Le operaie unite sul piede di guerra, devono dare la sveglia al sindacato presente in azienda, Flai-Cgil e Fai-Cisl, perché organizzi iniziative di lotta per contrastare provocazioni e licenziamenti.
Il sindacato non può limitarsi a denunciare la irregolarità della procedura usata dall’azienda per colpire le operaie, lamentandosi che: “Non c’è stata nessuna contestazione scritta, nessun coinvolgimento del sindacato e quel che è peggio sono state punite in modo per noi illegale 8 operaie senza alcuna certezza che siano le reali responsabili dell’errore. Questo è un comportamento repressivo, che punta ad alimentare un clima di paura e tensione nello stabilimento. Credono di poter derogare (i dirigenti dell’azienda ndr ) a leggi e contratti imponendo un sistema in cui non valgono le regole condivise”.
I dirigenti della Società Frutticoltori Trento non “credono di poter derogare”, ripetutamente lo stanno già facendo, quindi la doverosa mobilitazione non può aspettare.
Saluti Oxervator
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