Su cosa succede al confine di Bielorussia e Polonia non ci sarà bisogno di una giornata della memoria fra 50 anni, c’è solo bisogno di guardare oggi. Ma guardare vuol dire rendersi conto di cosa sono capaci i civili governi dei borghesi.
Tutti i paesi a capitalismo imperialista, per i loro interessi, hanno ridotto ad un ammasso di macerie interi paesi. Dalla Libia alla Siria fino al lontano Afghanistan, sia l’imperialismo europeo che quello americano, russo nel tentativo di controllare materie prime o per dominare strategicamente interi territori, hanno distrutto città, demolito impianti produttivi e ridotto alla fame interi strati di popolazione.
L’unica scelta che hanno avuto ed ora hanno queste popolazioni, ridotte in miseria, è quella di tentare con ogni mezzo di abbandonare il proprio paese d’origine intraprendendo un rischioso viaggio proprio verso i paesi, Europa in testa, che li hanno ridotti ad essere una massa vagante senza nessuna prospettiva.
Moderni epigoni di antiche migrazioni bibliche che almeno avevano il conforto della pietà, cosa che i moderni migranti non hanno in modo assoluto, anzi vengono vilipesi e maltrattati senza nessuna comprensione. A parte qualche piccola e coraggiosa associazione caritatevole.
Bussano alle porte della “fortezza Europa” nella speranza che il capitale imperialista, bisognoso di avere un esercito di riserva della manodopera necessario al contenimento dei salari operai e più in generale di tutti gli stipendi, possa in qualche modo garantirgli un minimo di sussistenza per sopravvivere.
L’idea che sorge spontanea immediatamente, vedendo le immagini filmate di questi migranti dietro ad un filo spinato che li contiene ai margine della “civile” Europa, è quella di un parallelo con il rastrellamento e la deportazione fatta dal capitale tedesco prima del 1945 per garantirsi una manodopera gratuita per continuare la produzione nelle fabbriche naziste. Ora questi migranti non sono stati deportati nei vagoni piombati, ed ai confini polacchi ci sono arrivati con i loro precari mezzi, ma vedendo le immagini di bambini e vecchi, relegati dietro ad un filo spinato il paragone salta immediatamente agli occhi. Si scopre anche come tutto il richiamo alla Shoa sia strumentale e serva al sistema per legittimarsi come il migliore dei sistemi possibili. Il filo spinato non scosse allora le coscienze dei borghesi europei allo stesso modo che oggi il filo spinato al confine polacco non scuote più di tanto i borghesi della democratica Europa.
La differenza è che oramai, mentre per la maggioranza dei popoli “civili” le immagini di allora fanno ancora formale orrore, per questi miserabili profughi l’assuefazione alla propaganda contro i migranti, frutto di una politica razzista fatta da rappresentati politici della piccola e media borghesia al governo e fuori, ha diffuso un sentimento di indifferenza generale se non, addirittura, un accanimento bestiale. Arrivando a sconfinare nella più brutale crudeltà mentale contro questi migranti che arrivano via mare o vengono fermati oggi ai confini polacchi.
Se l’ideologia dominante, per interessi di bottega, ha fatto in modo di incarognire strati di popolazione e lambire anche gli strati più bassi della gerarchia sociale, spingendoli contro ogni forma di povertà e individuare come nemici perfino chi cerca una nuova possibilità di un ritorno alla vita normale come migrante, come operai non possiamo e non dobbiamo accodarci a questo coro razzista e xenofobo. Anzi misuriamo la maturità della classe degli operai proprio sulla possibilità di solidarizzare con questi immigrati, con la possibilità di agire contro i governi del filo spinato e dei muri. Gli operai non hanno nessun nemico tra i poveri ed i diseredati, l’unico nemico degli operai è il capitale che nella sua forma imperialista ha, senza nessun riguardo, dato luogo alla guerra di saccheggio di interi popoli. Popoli che a causa di questi continui saccheggi, dopo essere stati ridotti alla fame ed alla conseguente migrazione proprio verso i paesi imperialisti che li hanno schiacciati, oggi vagano nel nulla come povere “anime” dantesche, ma sono anche cambiali che l’imperialismo mondiale prima o poi dovrà pagare agli sfruttati di tutto il mondo.
D.C.
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