Anche il pennacchio del generale Figliuolo si è ammosciato, la campagna vaccinale si è arenata non per i NO VAX ma perché un vaccino tira l’altro e non sono in grado di gestire né la loro distribuzione né la loro efficacia nel tempo. Ripiegano sui tamponi, un nuovo affare per farmaceutici e farmacie.
Caro operai Contro, le medaglie e i lustrini sono sempre luccicanti, ma con la perdita dei tracciamenti dei contagi, il pennacchio del generale Figliuolo si è ammosciato. Sembra che a sua insaputa sia arrivato il “rompete le righe” che ha disperso un quarto dei tracciatori operanti sul territorio nazionale, facendo saltare il tracciamento, mentre la variante Omicron avanza impietosa.
Di seguito la constatazione del Sole 24 ore: “Nelle Regioni purtroppo risultano «spariti» oltre 3.500 tracciatori. Un quarto del totale del personale dalle Regioni destinato a questa attività dopo 11 mesi non risulta più operativo. Se a inizio gennaio del 2021 si contavano 14.920 tracciatori, quasi un anno dopo, a inizio dicembre, sono diventati 11.352. In pratica 3.568 in meno. Lo scenario della pandemia così spaventa. Nella regione Lombardia è record di nuovi positivi”.
Con Omicron l’incidenza raddoppia in una settimana. Al 31 dicembre nuovo record: 144 mila contagi e 155 morti. Da lunedì 3 gennaio Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia passano in giallo. Liguria, Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Calabria e le Province di Trento e Bolzano già si trovano in giallo da più di una settimana. Ma in pratica non cambia niente, perché le misure sono le stesse.
In Lombardia è arrivato l’Esercito a sostegno dei punti tampone di Lodi e Codogno.
In tutti gli ospedali lombardi è arrivato l’ordine dalla Regione di aumentare i posti di terapia intensiva, ma, sembra una barzelletta, per il loro potenziamento si dovranno sottrarre ad altri 13 ospedali, rendendoli quindi inadeguati, ben 34 medici e 116 infermieri. “L’eccellenza della sanità lombarda” che viene da lontano, non si smentisce. Siamo ancora a constatare che l’uso della sanità per arricchire un ceto di dirigenti pubblici e privati ne ha minato la capacità di curare ad un livello adeguato chi ne ha bisogno, lo stesso modo di affrontare la pandemia è impregnato di interessi economici delle diverse classi che hanno un certo peso economico. Dagli azionisti delle case farmaceutiche, agli industriali che devono garantirsi continuità produttiva per continuità di realizzare profitti, ai venditori di servizi, alla bottegocrazia tutti sono impegnati a far valere i propri interessi in piena pandemia inventandosi misure e contromisure a zig-zag. Chi rimane comunque scoperto ed esposto al contagio è chi è costretto a lavorare senza distanziamento, senza necessarie protezioni individuali, per primi gli operai dell’industria dei servizi e dell’agricoltura. Per questi la gratuità dei tamponi doveva essere un fatto acquisito, a carico dello stato o dei “datori di lavoro” padroni. Invece, in tutto il Paese il costo dei tamponi è diventato una vera e propria tassa ripetitiva, alla faccia del Servizio Sanitario. Sono le farmacie a fare affari d’oro, non solo con i tamponi ma anche con le medicine per quanti il Covid possono curarselo da casa senza finire in ospedale.
L’Iqvia, una multinazionale di servizi delle case farmaceutiche, rende noti alcune cifre: “nella settimana 6-12 dicembre i tamponi in farmacia hanno rappresentato 7,1 milioni di euro, rispetto a 6,3 della settimana precedente, 2,4 milioni per mascherine (dato in calo) e 365mila euro per igienizzanti (anche questo in calo). Numeri parziali ma soprattutto che non comprendono la sbalorditiva impennata della settimana di Natale e quella in corso: un esercizio medio esegue almeno 50 tamponi al giorno – il 70% rientra in questa fascia – quindi un giro d’affari che può arrivare anche a 20mila euro al mese, mentre le più grandi moltiplicano la cifra. In novembre i ricavi da test in farmacia – dati Iqvia – sono stati 30milioni, 28 in ottobre e 17 in settembre. Sui vaccini la questione è più complicata: non tutte le regioni hanno siglato accordi con le farmacie per somministrare le dosi, ma si tratta di diverse migliaia”.
Il 31 dicembre una circolare del ministero della Salute, chiarisce un aspetto non chiaro contenuto nelle disposizioni dell’ultimo consiglio dei ministri:
“Come funziona la nuova auto-sorveglianza. Non devono andare in quarantena i contatti stretti di un positivo che hanno ricevuto il booster, che hanno ricevuto la seconda dose da meno di 4 mesi o che sono guariti da meno di 4 mesi. C’è appunto l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2 per almeno 10 giorni.
Ma, ecco il primo chiarimento, “il periodo di auto-sorveglianza termina al giorno 5“. Quando e perché si deve eventualmente effettuare un tampone? “Alla prima comparsa dei sintomi e, se ancora sintomatici, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto”. Il test negativo per uscire dall’auto-sorveglianza non serve se si è asintomatici” (dal Fatto Quotidiano).
A marzo quando s’insediò Figliuolo, promise l’immunità di gregge con l’80% dei vaccinati entro la fine di settembre. Sono passati 3 mesi da quella scadenza, ma solo ora siamo a poco più del 78%. Anche per questo le varianti fanno paura.
Saluti Oxervator
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