KAZAKISTAN: OPERAI IN RIVOLTA, IL GOVERNO CHIEDE AIUTO ALLE TRUPPE RUSSE PER SCHIACCIARLI

Un paese di 19 milioni di abitanti, vasto quasi come metà Europa, è messo a ferro e fuoco da una rivolta operaia che inizia contro il caro vita e travolge il governo. Non si accontenta di qualche concessione, vuole altro. A questo punto il governo chiede l’intervento del gendarme della reazione euro-asiatica, la Russia di Putin. La truppa è già in Kazakistan a sparare addosso ai manifestanti, che però resistono, non si ritirano. Fino a quando gli operai russi permetteranno al loro imperialismo di schiacciare qualunque rivolta degli  operai in ogni paese dell’est europeo?
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Un paese di 19 milioni di abitanti, vasto quasi come metà Europa, è messo a ferro e fuoco da una rivolta operaia che inizia contro il caro vita e travolge il governo. Non si accontenta di qualche concessione, vuole altro. A questo punto il governo chiede l’intervento del gendarme della reazione euro-asiatica, la Russia di Putin. La truppa è già in Kazakistan a sparare addosso ai manifestanti, che però resistono, non si ritirano. Fino a quando gli operai russi permetteranno al loro imperialismo di schiacciare qualunque rivolta degli operai in ogni paese dell’est europeo?


 

Da Matrioska 04/01/2022
Esplodono le proteste operaie e popolari in Kazakhstan dopo l’aumento dei prezzi del gas
È sciopero generale in tutta la provincia di Mangistau nel sud-est del Kazakhstan che si affaccia sul Caspio. Le proteste sono dirette contro il raddoppio del prezzo del gas liquido del 100% da 60 a 120 tenghe (la valuta kazaka).Da oggi gli operai delle principali aziende di produzione e di servizi in tutti i settori della regione di Mangistau hanno annunciato di aver aderito alle manifestazioni a tempo indeterminato che si stanno svolgendo contemporaneamente a Zhanaozen e nel centro regionale di Aktau. Nel frattempo, azioni di protesta sono in corso anche in tutti i centri regionali della provincia da questo pomeriggio.
Gli operai della Ozenmunaigas (produzione GPL) hanno annunciato per primi che si sarebbero uniti alla protesta. Ci sono notizie di interruzioni del lavoro anche in altre miniere come alla North Buzachi, alla Karazhanbas e altri pozzi Proteste sono in corso anche al porto del Mar Caspio di Kuryk, dove i portuali hanno incrociato le braccia, informa il sito del Centro Euroasiatico del movimento operaio.
Gli scioperanti si sono diretti in autobus e in alcuni casi persino a piedi a Zhanaozen e Aktau per unirsi agli scioperanti. Gli operai delle società di servizi Burgylau LLP, Kalamkas LLP, Kezbi LLP e i dipendenti di Zhetybai e altri villaggi hanno anche espresso il loro sostegno. Anche i lavoratori dei servizi e di imprese ausiliarie, che sono concentrati nella stazione di Mangistau, sono in sciopero.

Sciopero alla Tengizchevroil oggi
Il lavoro si è fermato anche in un certo numero di aziende e di operai del petrolio come alla Tengizchevroil, già una società con il 75% di capitale statunitense. Gli operai dopo aver proclamato lo sciopero, hanno organizzato una manifestazione di solidarietà con i loro fratelli di Zhanaozen e Aktau. Così anche la geografia delle proteste si sta espandendo, ma la cosa più importante è che i collettivi di lavoro vi si sono uniti in massa, dando immediatamente peso politico alla rivolta. La richiesta sta ora diventando la richiesta di dimissioni del governo. Il Kazakhstan ha una grande tradizione di lotte sindacali e operaie nell’era post-sovietica, assieme all’Ucraina.

Il numero dei manifestanti starebbe aumentando ora dopo ora.
La miccia era stata accesa con manifestazioni già a capodanno nella cittadina di Zhanaozen. Le manifestazioni di piazza si sarebbero ora allargate in molte città, non solo nella capitale di Aktau. Già ieri le dimostrazioni si sono svolte in altre città e villaggi della regione, così come in altre città, tra cui Aktobe, Alma Ata ex capitale. Ad Aktau, da oggi anche gli autisti degli autobus sono entrati in agitazione e si sono uniti alla manifestazione non autorizzata in città contro l’aumento del prezzo del gas liquefatto, riferisce un corrispondente di Inter fax- Kazakistan. “Noi, gli autisti e i conduttori del Caspian Autopark, da oggi, 4 gennaio, non andremo al lavoro. Siamo con il popolo, e ora ci uniremo ai manifestanti”, hanno detto i dipendenti dei depositi Secondo Radio Azattyk, a Zhanaozen alcuni manifestanti non sono neppure tornati a casa per la notte, e il giorno dopo ancora più gente si sarebbe riunita nella piazza della città. I partecipanti gridano “Gas 50”, ovvero chiedono addirittura una riduzione del prezzo del gas per il riscaldamento delle abitazioni da 60 a 50 tenghe. Ieri il governo per tentare di fare rientrare le manifestazioni, aveva proposto non un aumento del 100% ma “solo” del 50-60% ma i manifestanti hanno immediatamente rigettato la proposta.

Da Matrioska 05/01/2022
Si allarga l’insurrezione popolare in Kazakhstan
Non si interrompono le proteste in Kazakhstan su cui vi abbiamo informato ieri nel nostro articolo. Le notizie sono frammentarie perché nel paese ex-sovietico le autorità garantiscono l’accesso a internet a sprazzi per impedire il coordinamento e l’orizzontalità dello scambio delle informazioni tra i rivoltosi. Mentre non si hanno informazioni precise su quanto sta avvenendo nelle zone sud-occidentali del paese dove è iniziata la protesta, ad Alma Ata, la seconda città più importante e fino a qualche anno fa la capitale del paese , questa notte è stata una notte di violentissimi scontri tra dimostranti e polizia. Il ministero degli interni comunica che “novantacinque agenti di polizia sono stati feriti e 37 veicoli della polizia sono stati danneggiati. Duecento manifestanti sono stati arrestati”. Secondo Interfax, La polizia ha anche usato granate stordenti, gas lacrimogeni, e proiettili di gomma ma i giovani non si sono ritirati e hanno anche respinto la polizia in alcune strade centrali.
Dai filmati su vari canali di Telegram di Alma Ata però appare che per ora alcuni quartieri periferici restino in mano agli insorti mentre è stata assaltata la sede dell’amministrazione della regione di Alma Ata. La presidenza sta facendo di tutto per placare gli animi: il governo si è dimesso, sono stati introdotti prezzi calmierati dei prodotti energetici (fino a 50 tenghe come chiedevano i dimostranti), e rimandata di “almeno un anno” la ristrutturazione complessiva del settore energetico, ma senza risultati apprezzabili, almeno fino ad ora. Ormai la rivolta ha assunto un chiaro segno politico. Come informa il sito sindacale dell’area post sovietica: “La mattina del 5 gennaio, le proteste sono riprese nel paese. L’epicentro delle manifestazioni popolari è diventato la città di Almaty – durante la notte, i manifestanti hanno occupato il palazzo dell’amministrazione regionale”. Lo sciopero generale si starebbe secondo sempre questo portale allargando a macchia d’olio, con rivendicazioni materiali molto forti come la riduzione generalizzata dei prezzi di prodotti alimentari: “Dopo l’inizio di uno sciopero alla Tengizchevroil nella regione di Atyrau, gli operai hanno organizzato una manifestazione a tempo indeterminato nel centro regionale stesso, Atyrau. Le manifestazioni si sono poi diffuse in molte regioni del paese, con i minatori della regione di Karaganda e i minatori di Kazakhmys a Zhezkazgan e Satpayev che si sono uniti allo sciopero. Gli operai del settore petrolifero avrebbero bloccato anche alcuni aeroporti del paese.
Sembra che tutte le concessioni che il governo sta promettendo in queste ore siano ormai tardive, “poiché gli operai chiedevano salari più alti, la costruzione di nuove imprese, il miglioramento delle condizioni di lavoro, e la parte più radicale dei giovani lavoratori chiedeva le dimissioni anche del presidente”.
Manifestazioni di piazza si segnalano anche a Aktobe, Uralsk, Kyzyl-Orda, Turkestan, Shymkent, Kokshetau, Kostanai, Taldykorgan, Ekibastuz, Taraz e altre città e regioni del Kazakistan. I camionisti hanno bloccato parte delle strade di Shymkent. La scorsa notte, i minatori della regione di Karaganda e i minatori della Kazakhmys Corporation nell’ex regione di Zhezkazgan sono entrati in sciopero, e gli operai del settore del petrolio hanno bloccato la ferrovia e l’autostrada a Taraz, Taldykorgan, Ekibastuz, Kokshetau e Uralsk. La polizia ha tentato di disperdere gli scioperanti usando granate stordenti. A Taraz, le madri di molti bambini che si erano accodate a una manifestazione pacifica e tutti i giornalisti presenti sono stati arrestati.

Dalla Reuters 06/01/2022
Nuove violenze in Kazakistan dopo che la Russia ha inviato truppe per sedare la rivolta
di Olzhas Auyezov
ALMATY, 6 gennaio (Reuters) – Nuove violenze sono scoppiate giovedì nella città principale del Kazakistan dopo che la Russia è accorsa durante la notte con i paracadutisti per sedare una rivolta nazionale in uno dei più stretti ex alleati sovietici di Mosca. La polizia della città principale di Almaty ha affermato di aver ucciso dozzine di rivoltosi durante la notte. Le autorità hanno detto che almeno 18 membri delle forze di sicurezza sono morti, inclusi due trovati decapitati. Più di 2.000 persone erano state arrestate.
Dopo una notte di scontri tra manifestanti e truppe per le strade, una residenza presidenziale in città e l’ufficio del suo sindaco erano entrambi in fiamme e le auto bruciate erano disseminate per la città, hanno detto i giornalisti di Reuters.
Il personale militare ha ripreso il controllo dell’aeroporto principale, sequestrato in precedenza dai manifestanti. Giovedì sera si sono verificate rinnovate battaglie nella piazza principale di Almaty, occupata alternativamente da truppe e centinaia di manifestanti per gran parte della giornata.
Il dispiegamento russo è stato una scommessa del Cremlino sul fatto che una forza militare rapida potesse garantire i suoi interessi nella nazione dell’Asia centrale produttrice di petrolio e uranio, reprimendo rapidamente la peggiore violenza nei 30 anni di indipendenza del Kazakistan.
I giornalisti di Reuters hanno sentito esplosioni e spari mentre veicoli militari e decine di soldati avanzavano, anche se le sparatorie si sono fermate di nuovo dopo il tramonto. L’agenzia di stampa TASS ha citato testimoni secondo cui alcune persone sono state uccise e ferite. La produzione di petrolio nel campo più importante del Kazakistan, Tengiz, è stata ridotta giovedì, ha affermato il suo operatore Chevron (CVX.N) , poiché alcuni appaltatori hanno interrotto le linee ferroviarie a sostegno delle proteste.
Internet è stato chiuso in tutto il paese, rendendo impossibile valutare l’entità dei disordini. Ma la violenza non ha precedenti in uno stato governato saldamente fin dall’epoca sovietica dal leader Nursultan Nazarbayev, 81 anni, che ha tenuto le redini nonostante le dimissioni da presidente tre anni fa.
” Il successore scelto da Nazarbayev, il presidente Kassym-Jomart Tokayev, ha chiamato le forze russe durante la notte come parte di un’alleanza militare guidata da Mosca di stati ex-sovietici. Ha accusato i disordini di terroristi addestrati all’estero che, secondo lui, avevano sequestrato edifici e armi.

Da Matrioska 06/01/2022
Kazakhistan quinto giorno….
Expert il più serio e quotato settimanale economico russo (una specie di Economist russo anche se non così conservatore) oggi titolava sul suo portale: “Kazakhstan dalla rivolta alla rivoluzione”. Ed è proprio quello che sta succedendo oggi nel paese centroasiatico. In queste ore la situazione è tanto chiara quanto confusa. Dopo che il tentativo di riportare la calma cercando di blandire la protesta (addirittura non l’aumento ma la riduzione del prezzo del gas e la riduzione dei prezzi degli alimentari) neppure il coprifuoco e i reparti antisommossa hanno avuto la meglio sui dimostranti. E’ stato a questo punto necessario richiedere l’aiuto del dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), il patto di Varsavia versione post-crollo dell’Urss. La Russia ha inviato diverse unità militari di paracaduti e altre truppe sono state inviate dalla Bielorussia. Non risulta che nessun altro paese aderente abbia mandato truppe e ciò potrebbe essere il segnale che la decisione sia stata presa con più di un mal di stomaco, soprattutto da parte dei paesi centroasiatici aderenti. Ma malgrado la polizia e l’esercito abbiano già ucciso decine e decine di manifestanti (ufficialmente finora sono 8 i morti tra le forze dell’ordine), la situazione è lungi dall’essere tornata alla calma. Anzi. Giungono notizie che le strutture della sicurezza non riescano ad entrare i molti quartieri periferici di Alma Ata dove soprattutto i giovani proletari pare abbiano assaltato armerie e in alcuni casi disarmato interi contingenti di polizia. I negozi alimentari sono stati assaltati come le banche, le quali oggi – insieme alla Borsa – sono chiuse. Sembra che in alcune città soprattutto nei centri minerari da dove sono iniziati gli scioperi, siano in mano ai rivoltosi. Difficile immaginare cosa succederà nelle prossime ore, ma è certo che il regime corrotto di Nazarbaev è giunto al capolinea e questo forse lo dovrà riconoscerlo perfino Putin che in queste ore tenta disperatamente di tenere in piedi un traballante Toqaev. E il nuovo Kazakhstan che verrà dovrà tenere per forza conto della forza straordinaria messa in campo dal movimento di massa popolare di questi giorni.

A cura di M. C.

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