Dal 1 gennaio 2021 la quarantena non è più assimilabile a malattia. I lavoratori a salario devono pagarsi i giorni di assenza. La misura non viene più rifinanziata, a pioggia i soldi per gli industriali, mentre quelli per la salute scarseggiano. La fune è tesa, prima o poi si spezzerà.
Il governo dei migliori, con a capo il banchiere Draghi, ha varato il decreto fiscale collegato alla manovra 2022. Questo decreto, tra le altre cose, ha di fatto tagliato la copertura finanziaria per l’anno 2022 delle indennità di malattia per chi è costretto alla quarantena da covid e per tutti i lavoratori fragili in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità (articolo 3 della legge 104/1992) o con una condizione di rischio per immunodepressione.
Andiamo con ordine.
Il decreto “Cura Italia”(decreto legge 18/2020, convertito, con modificazioni, dalla legge 27/2020) aveva disposto uno stanziamento di 663,1 milione di euro a copertura delle indennità di malattia, per quanti dovevano stare a casa in quarantena per il Covid. Equiparando, di fatto, le quarantene da Covid ad una vera e propria malattia.
Dal 1 gennaio 2022 chi si trova in questa situazione contingente non ha più diritto all’indennità di malattia riconosciuta dall’Inps. Con tanti saluti alla tutela dei lavoratori a salario sbandierata ai quattro venti dal governo e dal parlamento.
Il governo del banchiere Draghi non ha più risorse da destinare alla salute dei lavoratori ed in generale a la tutta la popolazione. Con il risultato che per i poveri adesso si aggiunge il non riconoscimento dell’indennità di malattia quando sono costretti a stare a casa in quarantena, le assenze devono coprirle con permessi non retribuiti. Oltre tutto con il Covid si aggiunge il fatto che alle croniche attese di esami diagnostici, fatti in polverosi ed inadeguati ospedali pubblici, i poveri devono e dovranno sopportare attese che possono arrivare addirittura ad oltre un anno dalla prenotazione effettuata e, nel frattempo tranquillamente andarsene all’altro mondo
Inversamente per i danarosi borghesi che possono accedere alle migliori cure nelle migliori cliniche ospedaliere, le cure saranno tutte rose e fiori. Queste cliniche private potranno soddisfare ogni loro bisogno immediato, fornendogli cure di primo livello e saranno prontamente rimessi completamente a nuovo per riprendere la loro tranquilla vita.
Borghesi che grazie alla loro posizione sociale ed ai loro conti in banca possono disporre di medicinali sperimentali e di cure intensive di alto livello che gli permetteranno di superare questa funesta pandemia.
Pandemia funesta, purtroppo, solo per gli operai e per i diseredati
Mentre il governo non trova denaro per sostenere operai, poveri malati e miserabili, tagliando di ben 211 milioni la spesa sanitaria e il welfare ed il fondo politiche sociali, viceversa ha ingrassato padroni e aziende piccola e media borghesia con un fiume di denaro.
“Attiviamo flussi per 350 miliardi” ha dichiarato pubblicamente Draghi, flussi che andranno ad aumentare i profitti di società e di padroni che vedranno entrare nelle loro tasche una bella fetta di quei “flussi”, mentre per gli operai e per le classi subalterne di questa società i buchi nella cinghia aumenteranno a dismisura.
Mi permetto un’ultima osservazione, ad un certo punto la denuncia delle malefatte dei padroni e del governo diventano un rumore di fondo, fastidioso ma innocuo. A meno che ogni fatto come quello che più sopra abbiamo messo in luce non spinga ad un’azione collettiva per mettere fine a questo stato di cose. Ma ancora va rilevato che la mancanza di un partito che riesca ad aggregare gli operai e strati bassi della popolazione è il problema di oggi, ma non per riformare il sistema, che non convince più nessuno, ma per avere un’organizzazione in grado di buttare per aria questi infernali rapporti sociali che stanno consumando gli operai e i poveri come candele.
D. C.
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