UN ACCORDO EXTRAPARLAMENTARE

Mattarella rieletto presidente della repubblica con 759 voti. Cosa è realmente successo non viene raccontato. Noi, che abbiamo interesse a capire quali classi sociali si muovono, dobbiamo cercare di capire quali forze stanno dietro
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Mattarella rieletto presidente della repubblica all’ottavo scrutinio con 759 voti su 1009 aventi diritto. Le vicende che hanno preceduto questo risultato sono state raccontate, esaminate al microscopio per ore ed ore da commentatori televisivi di vecchia e nuova generazione, ma ci permettiamo di dire che un’indicazione su cosa è realmente successo non è arrivata, sono abituati a vedere solo la superficialità dei fenomeni e anche questa volta hanno trasformato l’elezione del capo dello stato in una telenovela con i vari personaggi che hanno recitato la loro parte. Noi che abbiamo interesse a capire quali classi sociali si muovono, quali interessi entrano in gioco nella gestione del potere statale, dobbiamo cercare di capire quali forze stanno dietro queste figure che in realtà sono solo incarnazioni di interessi concreti di classi concrete. E’ un contributo agli operai che non vogliono annegare nel calderone dei generici cittadini e riconoscendo nei fatti politici gli interessi di altre classi inizino a riconoscere i loro in quanto classe sfruttata che mantiene tutta la società. Mattarella presidente di tutti gli italiani? Mattarella presidente della borghesia italiana.
Il primo problema che avevano di fronte ruotava attorno al ruolo che doveva avere la grande finanza delle banche nella gestione formale del potere statale. Bisognava o meno riempire il posto vacante da presidente della Repubblica con Draghi uomo di loro assoluta fiducia? Confermare Draghi a capo del governo in carica o spingerlo a capo dello Stato per sette anni? Nel frattempo l’ interesse degli industriali grandi e medi spingeva che continuasse l’opera di governo e si scegliesse la strada di trovare un sostituto di Mattarella. All’inizio Draghi si era sbilanciato facendo capire che lui al Quirinale ci sarebbe andato con piacere, il messaggio ai suoi soci era chiaro: gli interessi dell’oligarchia finanziaria sarebbero stati ancora più garantiti, ma non riusciva a convincere la piccola e media borghesia al governo, rappresentante di piccoli e grandi imprenditori, che dovendosi spartire il bottino del PNRR, avevano in Draghi un banchiere autorevole e capace non solo di contare in Europa per i finanziamenti ma anche garante di una distribuzione bilanciata di questi.
Il loro compito era solo quello di trovare un sostituto di Mattarella e trovarlo nelle loro stesse fila. Operazione dimostratasi impossibile, gli interessi di queste classi sono così differenziate, dal piccolo imprenditore, all’artigiano, al libero professionista, al funzionario statale, che trovare un nome che potesse rappresentarli tutti a capo dello Stato era impercorribile. Si sono bruciati nomi importanti, da alti giuristi di Stato alla dirigente dei servizi segreti. L’ Italia come la Russia di Putin, dai servizi segreti il capo dello Stato.
Nel pieno marasma ha cominciato a spirare il vento del Nord, dei centri di potere economico industriale privato e di Stato per la soluzione più semplice quella di rieleggere Mattarella. La finanza e le banche potevano gestire i loro interessi dal governo, attraverso la gestione dei finanziamenti europei, e confermare Draghi a presidente del consiglio. La grande industria impegnata sul campo interno ed internazionale aveva bisogno di un uomo che rappresentasse stabilità sociale, con il racconto di essere amato dagli italiani, sia ricchi che poveri, e che aveva già dimostrato di saper gestire gli accordi economici fra nazioni, vedi quello recente con la Francia, e Mattarella sarebbe stato l’uomo giusto. Occorreva convincerlo ad accettare la rielezione.
Primo atto, che è un segnale, i grandi elettori più legati alle aree industriali sentono la necessità di risolvere il problema della continuità dei loro affari e iniziano a votarlo oltre i giochi e le indicazioni dei capi partito.
Secondo atto, Draghi doveva rinunciare alle sue aspirazioni al Quirinale e i due si parlano la mattina del sabato e si accordano per dividersi i compiti. Manca il consenso di una borghesia del nord immobiliarista, dei servizi e delle libere professioni e arriva la telefonata di Berlusconi a Mattarella dall’ospedale.
I grandi elettori a questo punto non hanno altra scelta che eseguire ciò che le reali forze economiche hanno deciso all’esterno degli inconcludenti incontri fra i loro capi di partito e, nel momento in cui l’alta finanza e i grandi gruppi industriali hanno concordato la sistemazione del potere dello Stato, in poche ore il presidente della Repubblica è servito. Con la soddisfazione di Bonomi, a nome della Confindustria, sulla rielezione di Mattarella il cerchio si chiude.
E. A.

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