L’intervento del governo per proteggere i profitti delle imprese costruttrici, l’aumento dei prezzi delle materie prime saranno coperti dall’aggiustamento del Pnrr. E cioè dalle casse dello Stato.
Caro Operai Contro, mentre il Parlamento era impegnato per l’elezione del presidente della Repubblica, correva l’attività del governo Draghi in soccorso ai padroni, per coprirli dall’aumento dei prezzi delle materie prime in faccia ai bassi salari operai dei quali nessuno si occupa.
Enrico Giovannini ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, inaspettatamente comunica: “L’aumento dei prezzi (delle materie prime ndr) potrebbe richiedere a livello europeo e nazionale, un aggiustamento dei Piani”, riferendosi al Pnrr che il governo ha sempre dichiarato essere assolutamente blindato.
Al contrario ora lo vuole modificare per dare più soldi alle aziende richiedenti, così bisognose da non dover neanche presentare l’Isee, a differenza dei percettori del reddito di cittadinanza, con il sussidio per sopravvivere e non per arricchirsi.
Anche aumentando i finanziamenti che il Pnrr ha stanziato a tassi scontati per i padroni, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici, una volta passati dai percorsi produttivi e della distribuzione, si riversano comunque a cascata, (spesso con creste nei vari passaggi) sull’aumento dei prezzi al consumo, rendendo ancora più debole il potere d’acquisto dei già bassi salari in Italia. Per il governo il problema è garantire il fatto che gli aumenti dei prezzi delle materie prime non riducano i margini di profitto delle imprese. La ricaduta sul salario invece è data per scontata, non si tratta “solo” del caro bollette, già di per sé pesante e non ancora assestatosi, ma di un aumento generalizzato dei prezzi. La questione ignorata dal governo, assume anche il significato di una forte provocazione nei confronti degli operai: snobbati sui salari come per l’inerzia riguardo i morti sul lavoro e con la cinica decisione di sbloccare i licenziamenti di massa, che in pochi mesi si contano già a migliaia.
Dal Sole 24 ore al Corriere della Sera del 26 gennaio, la stampa rilancia le scelte del governo Draghi: “Pnrr, già possibile una revisione”. “Appalti pubblici e Pnrr, così saliranno i prezzi nei bandi”. Dai giornaloni si apprende che le modifiche del Pnrr devono essere in sintonia con i vincoli e i tempi della Ue. Ma i padroni in Italia, con in testa quelli delle costruzioni, non possono aspettare. Prontamente il governo Draghi ha messo mano alla spesa corrente come ricorda Giovannini: “È già intervenuto 2 volte nel 2021, mentre nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana che sta per andare in Gazzetta ufficiale, sono previsti nuovi meccanismi di adeguamento dei prezzi di aggiudicazione su due aspetti”.
“Il primo è quello dei prezzi a base d’asta. La norma prevede che l’Istat faccia una rilevazione dei prezzi dei materiali e che, entro aprile, previo accordo con la conferenza delle regioni, emani linee guida sulla definizioni dei prezziari regionali”. In sintesi possibilità di alzare i prezzi nelle costruzioni, in base alle rilevazioni Istat. (Come avveniva un po’ di anni fa, con i salari legati alle rilevazioni dell’Istat: i punti di contingenza con la scala mobile). Solo che ora sono i profitti ad essere protetti.
“Il secondo aspetto prevede un meccanismo di aggiustamento dei prezzi in corso d’opera molto meno penalizzante per le imprese. Oggi l’aumento dei prezzi è assorbito fino al 10% dalla stessa impresa e per l’eventuale parte eccedente lo Stato interviene riconoscendo solo la metà. Ora col nuovo decreto questi parametri vengono rivisti a favore delle imprese”. “La franchigia a carico delle imprese si riduce in modo consistente. E per l’eventuale parte eccedente la stazione appaltante assorbirà una quota dell’aumento nettamente più alta. Inoltre il meccanismo di revisione prezzi va specificato in ogni bando, cosa oggi facoltativa”.
In poche parole gli aumenti dei prezzi fino al 10% che le imprese dovevano assorbire senza scaricarli a valle “si riducono in modo consistente”, deduzione: diventano quantitativamente irrilevanti. In più la “stazione appaltante”, ovvero l’ente che attraverso le banche concede gli appalti, “assorbirà” (con i nuovi soldi dello Stato) “ una quota nettamente più alta della metà, dell’eventuale parte eccedente il 10% dei rincari”. Questi perciò, per le imprese che prenderanno gli appalti, saranno praticamente azzerati perché coperti dai finanziamenti di Stato.
Draghi e i suoi ministri si prodigano per assicurare ottimi affari ai costruttori. Ma non muovono un dito per la sicurezza dei muratori che ogni giorno muoiono sui cantieri, per realizzare la ricchezza dei padroni.
“I costruttori hanno ragione a lamentarsi dell’aumento dei prezzi, ma il governo ne è consapevole” – Dice Giovannini.
Se aspettiamo che il governo Draghi diventi “consapevole” anche per i salari e la condizione operaia, siamo fritti. D’altronde risulta chiaro che se non sono gli operai stessi a difendere il loro salario nessuno lo farà per loro.
Saluti Oxervator
Comments Closed