Il Comitato Operaio Piaggio l’aveva già denunciato a marzo, ma oggi è realtà. Il “clima di paura e incertezza” che dal comunicato traspare è terribile e illustra bene la condizione di schiavitù e sottomissione a cui il padrone cerca di spingere tutti gli operai della fabbrica, precari e no. Ma emerge anche la strada che gli operai hanno per ribaltarla.
Comunicato del 14 luglio 2022
LICENZIAMENTI. E SENZA GIUSTA CAUSA!
Quattro lavoratori con un contratto di apprendistato di 18 mesi sono stati licenziati alla scadenza contrattuale, invece che confermati a tempo indeterminato come loro diritto. Hanno lavorato in Piaggio, con contratti diversi, negli ultimi tre anni.
Tecnicamente si dice recesso contrattuale, la sostanza è licenziamento. Per un motivo o per l’altro non sono entrati nelle grazie del padrone.
I lavoratori licenziati che hanno provato a chiedere spiegazioni si sono sentiti rispondere che se la sono cercata, perchè non si deve rispondere mai ad un OTZ, anche se è particolarmente pressante o aggressivo, perchè non è bello dire NO ad una richiesta di straordinario, perchè non si può confermare chi ha avuto una contestazione disciplinare con anche una sola ora di multa.
Questi licenziamenti, come le discriminazioni nelle conferme dei lavoratori con contratto a termine, devono servire di lezione, devono diffondere un clima di paura ed incertezza. Un clima che sta coinvolgendo anche chi ha un contratto fisso, che vive con il timore di essere spostato o di vedersi cambiare l’orario di lavoro.
Farci spegnere la testa, piegare la schiena anche di fronte al capetto più insignificante, introiettare una esistenza di schiavi: è questo l’obiettivo dei dirigenti aziendali.
Questo quadro di paura, di impotenza, di divisione dei lavoratori viene rafforzato dal clientelismo e dalla protezione personale che viene offerta, non gratis, dai delegati al servizio dell’azienda: il loro preciso ruolo è quello di scoraggiare i lavoratori, convincerli della impossibilità di opporsi alle decisioni della Piaggio, renderli arrendevoli e spingerli ad una corsa l’uno contro l’altro.
Il risultato è un cedimento continuo dei nostri diritti, dal salario alle ferie, dall’occupazione ad ogni aspetto del rapporto di lavoro.
Quello che viviamo oggi in fabbrica non è però una novità nella storia del movimento operaio. Ci è stato insegnato da quelli prima di noi che c’è solo un modo per rispondere a questo attacco continuo: la solidarietà tra gli operai, la coscienza dell’unità dei nostri interessi, la maturazione della consapevolezza di avere la forza per cambiare le cose
Venerdi 15 luglio, sciopero di 2 ore alla fine di ciascun turno di tutti i lavoratori fissi e precari
RSU SIAL COBAS
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