Il consorzio di imprese che doveva reindustrializzare il sito si ritira, la promessa che aveva spinto gli operai a lasciare la fabbrica con gli ammortizzatori sociali si è rivelata un raggiro. C’è una sola possibilità per riaprire i giochi: una dura reazione operaia.
Il consorzio d’imprese che doveva impegnarsi nel processo di reindustrializzazione del sito Whirlpool di Napoli si tira indietro.
Problemi tecnici e ambientali vengono addotti per motivare questa uscita di scena. In particolare “le problematiche ambientali del sottosuolo e la presenza di amianto”. Ma come! viene da dire. Ma se voi, padroni, azienda e istituzioni avete sempre negato la presenza d’amianto, per negare il riconoscimento dell’esposizione agli operai, ora venite a dire che siccome c’è l’amianto, la reindustrializzazione non è fattibile? Intanto, la Whirlpool, direttamente coinvolta, presenta, attraverso le dichiarazioni di un suo portavoce, una versione opposta. Ribadisce che i problemi tecnici, con il coinvolgimento delle istituzioni, sono risolti e, per quanto riguarda quelli ambientali, è stata indetta la “conferenza dei servizi” per avviare il piano ambientale per il 30 agosto.
La realtà sostenuta da più parti, è che i 40 milioni di euro di finanziamento statale per finanziare il “piano di sviluppo” del sito dismesso, con la caduta del governo, si allontanano e il consorzio che doveva gestire il piano non ha più molto interesse a continuare.
Problemi tra padroni. E gli operai? Non fanno parte della partita.
La Whirlpool se ne è andata producendo lavatrici fino all’ultimo giorno mentre gli operai andavano in giro dietro a politici e sindacalisti per trovare un’alternativa.
L’alternativa si poteva costruire solo se rappresentava per i nuovi “investitori” un buon affare. Non per risolvere i problemi degli operai senza più lavoro, ma solo per far guadagnare soldi pubblici ad altri squali.
Gli operai si sono fidati di politici, istituzioni, sindacalisti non hanno creduto nell’unica forza che poteva dare un indirizzo diverso a tutta la faccenda: la loro forza, la forza degli operai uniti e determinati a vendere cara la pelle.
Senza la presenza in campo degli operai organizzati i padroni hanno avuto buon gioco con politici, istituzioni e sindacalisti che sono direttamente e indirettamente al loro servizio.
Cadiamo un po’ tutti dalle nuvole” di fronte alla notizia del ritiro del consorzio. Questa è la dichiarazione di un sindacalista della RSU che fotografa bene la mancanza di protagonismo degli operai, quelli che avrebbero dovuto essere i più direttamente coinvolti, quelli che avrebbero dovuto gestire il gioco con una presenza ingombrante e non ineludibile da parte dei padroni e dei loro funzionari della politica e del sindacato.
Gli operai disuniti e disorganizzati, che si affidano a politici e sindacalisti, senza gestire direttamente loro la difesa dei propri interessi, perdono. Questo ci insegna l’esperienza della Whirlpool.
I padroni si sentono così sicuri che sbattono la porta in faccia agli operai senza nessuna preoccupazione. Pensano che, come al solito, arriveranno i chiacchieroni del sindacato e della politica a isolare i recalcitranti e a intruppare la massa. È un giochetto che dura da tre anni.
Ma se gli operai Whirlpool facessero saltare il tavolo? Se per una reazione d’orgoglio non volessero più farsi prendere in giro? Se facessero finalmente sentire la loro forza collettiva a questi quattro parassiti contafrottole? Un risultato sicuro si otterrebbe. I padroni e i loro leccapiedi capirebbero di non avere di fronte una mandria di buoi da mandare al macello, ma un nemico terribile ed irriducibile.
F.R.
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