CHI GUADAGNA DALL’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO

Le fabbriche e tutti i luoghi del lavoro materiale gestite per il massimo profitto sono un inferno, non morirebbero quasi tre operai al giorno. Buttare allo sbaraglio in questa realtà giovani studenti è mettere a repentaglio la loro vita per avere mano d’opera gratuita per abbassare i costi di produzione.
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Le fabbriche e tutti i luoghi del lavoro materiale gestite per il massimo profitto sono un inferno, non morirebbero quasi tre operai al giorno. Buttare allo sbaraglio in questa realtà giovani studenti è mettere a repentaglio la loro vita per avere mano d’opera gratuita per abbassare i costi di produzione.


 

L’alternanza scuola lavoro parte dal presupposto che gli studenti più che conoscenze, ragionamenti, sapere critico generale, devono invece fondamentalmente maturare competenze che diano la possibilità ai loro utilizzatori nel mondo del lavoro, gli “imprenditori”, di avere materiale umano già predisposto al lavoro pratico, esecutivo, senza tanti grilli per la testa.
Non a caso, essa è diventata anno per anno, dal 2005, sempre più presente nel campo scolastico fino alla versione, nella sostanza definitiva, data da Renzi con ” la buona scuola” che l’ha resa obbligatoria in tutta la scuola secondaria, compresi i licei, per il conseguimento del diploma di maturità. Non a caso Renzi è fra i servi più conseguenti del capitale finanziario in Italia.
Nell’impostazione di fondo non era tanto importante costruire effettivamente delle integrazioni formative fra “teoria” e pratiche lavorative, ma integrare sempre più nel processo lavorativo solo le cognizioni necessarie per adeguarsi al suo svolgimento, esponendo naturalmente la gioventù studentesca a tutti i rischi che i processi lavorativi asserviti al capitale ed al profitto manifestano.
Infatti mentre la scuola sempre di più si è avvicinata al concetto di azienda, svuotando dei pochi contenuti validi che ancora possedeva, l’alternanza si è appiattita su due tendenze parallele. Una parte degli studenti hanno perso, e continuano a perdere, solo tempo in aziende fasulle o virtuali, nei territori dove le attività economiche sono poche. Un’altra parte degli studenti sono stati costretti a lavorare gratis nei territori dove l’economia è forte e vi sono stabilimenti che li hanno potuto utilizzare.
Il risultato è stato un’enorme perdita di tempo da una parte, o lavoro operaio gratis per gli adolescenti.
Le morti sul lavoro di giovani studenti impegnati dell’alternanza dimostrano che sono costretti allo stesso sfruttamento e agli stessi rischi degli altri operai.
Oltre alla sudditanza ideologica della cultura scolastica dalle imprese, chi altro ci guadagna?
Gli studenti ci perdono solo.
Tra gli insegnanti c’è tutta una parte di loro, minoritaria, impegnata nella progettazione e nel tutoraggio nei percorsi di alternanza, che qualcosa lo guadagna: 30 euro lordi all’ora, per esempio, per un tutor. Come un po’ di soldi li fanno i dirigenti.
Gli stanziamenti complessivi per le attività di collegamento al mondo del lavoro da spendere nella scuola, tra cui l’alternanza si aggirano sui 130 milioni di euro per 2021 e 125 per il 2022.
Ci sono anche soldi per le aziende che impegnano in queste attività gli studenti definiti nell’ambito delle camere di commercio.
Qualcosa da guadagnare ce n’è per tutti, tranne che per la formazione culturale dei giovani sempre più appiattiti su come il sistema dei padroni li vuole: con poche conoscenze, senza spirito critico, ben predisposti a calare la testa nel lavoro sotto padrone.
F. R.

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