Definire “carico residuale” degli esseri umani è il punto di approdo della mentalità del funzionario del capitale. È la conseguenza della trasformazione di una parte degli esseri umani in merce da sfruttare per arricchirsi.
Il problema immigrazione è tornato prepotentemente alla ribalta negli ultimi tempi, tra le righe si riprende a scaricare su di essi i problemi che attanagliano i poveri cristi. In periodi crisi e di problemi bisogna cercare dei capri espiatori su cui scaricare la responsabilità di ciò che avviene, e gli immigrati ciclicamente svolgono questo ruolo, così come i percettori del reddito di cittadinanza o altri “assistiti”, oppure le ONG ritenute responsabili del traffico di immigrati, che, tra le righe, dovrebbero lasciare affogare in mare questi esseri umani, inutili al sistema. Niente di strano, nella guerra tra poveri vincono i ricchi! Far sentire minacciato il popolo nei miserabili privilegi acquisiti in questa parte di mondo serve ad evitare che la gente indirizzi la propria rabbia sul sistema economico mondiale, questa è la verità.
Torniamo, però, sui fatti di cronaca di qualche tempo fa, ciò che è avvenuto nel porto di Catania. Pochi hanno sottolineato la gravità degli avvenimenti: dei profughi salvati da morte certa in mare, vengono trattenuti in un porto per giorni, in condizioni sanitarie insostenibili, con cibo e acqua che scarseggiano, poi, però, vengono fatti scendere solo i fragili le donne e i bambini. Su decisione del governo, in barba alle convenzioni internazionali. Solo l’opposizione dei comandanti e delle due navi ONG attraccate hanno fatto distogliere le autorità italiane dall’assurda decisione e tutti i 400 profughi, il giorno dopo, vengono fatti scendere perché i medici hanno constatato che tutti i profughi erano, di fatto, in condizioni di fragilità. Ciò che è accaduto è di una gravità estrema, selezionare delle persone e decidere chi va salvato e chi invece deve ritornare in mare (per andare dove?) sa tanto di nazismo: nei campi di concentramento i nazisti facevano una selezione tra chi poteva essere destinato ai lavori forzati e chi invece era inutile e andava subito nelle camere a gas. Sembra che si stia alzando il livello di brutalità per abituare le persone, per coltivare l’indifferenza verso la vita umana. Nel futuro possono essere selezionate, se servono, gli immigrati più prestanti e condannare gli altri alla morte in mare. Se si accetta e viene praticata la selezione umana tutto è possibile. L’indifferenza verso la vita umana la si coltiva con metodo e determinazione, in primo luogo non appellando mai queste persone come tali ma sempre con aggettivi: immigrati, clandestini, rifugiati, immigrati economici. Per ultimo sono stati appellati le persone (le voglio chiamare così perché sono miei fratelli e sorelle) rimaste sulla nave carichi residuali, meno che animali! questo non avviene a caso, chiamare degli esseri umani persone, implica dare loro una identità, una storia, ritenerli esseri umani; usare degli aggettivi per delle persone, soprattutto se intesi in senso dispregiativo, li trasforma in entità astratte, li disumanizza, com’è stato fatto per gli ebrei nel nazismo.
Inutile, però, fare falsi moralismi, il capitalismo per sua natura è razzista, nel momento in cui considera delle persone, gli operai e gli altri lavoratori salariati, delle merci, dei fattori produttivi, tutto nasce da qui. Nel momento in cui si mercifica la persona, considerando solo ciò che essa può generare dal proprio pluslavoro, la si disumanizza, non la si considera più come un essere umano dotato di cervello e sentimenti, ma un fattore produttivo da cui estrarre il massimo profitto. Solo chi ha provato la brutalità del lavoro salariato può capirlo, e io l’ho provato da ragazzo come bracciante. Anche la fame e la disperazione sono funzionali al sistema, servono a creare concorrenza tra chi vende sé stesso sotto forma di forza-lavoro, ma anche ad accettare condizioni lavorative subumane. In questo modo si possono programmare attività produttive senza preoccuparsi delle condizioni lavorative. Chi andrebbe a lavorare sotto i tendoni di uva con 40 gradi all’ombra o nei campi di pomodoro sotto il sole cocente, oppure nelle miniere o nelle fabbriche malsane se non fosse in preda alla disperazione? Lavori che logorano e distruggono il fisico, ma poco importa, carne fresca da sostituire arriverà sempre. In Sicilia i “carusi” che lavoravano nelle miniere di zolfo avevano molto in comune con gli immigrati attuali.
Nell’ipocrisia imperante, inoltre, si considera l’Africa una terra di inetti di incapaci che cercano di vivere sulle spalle della Civiltà, con la c maiuscola, gente tendenzialmente selvaggia, non in grado di generare ricchezza così come fanno le nazioni civilizzate, ma noi, nella nostra immensa magnanimità, siamo disposti a sostenerli e nutrirli, ma fino ad un certo punto, non si devono prendere il dito con tutta la mano! Questo modo di pensare, purtroppo, è molto diffuso ed il frutto del ben operare delle sovrastrutture che sorreggono il sistema. Nelle scuole nei programmi di storia e di geografia sono scomparsi tutti i riferimenti del colonialismo e del neo colonialismo, si ha l’idea che il benessere relativo del nostro mondo venga dal nulla. Nessuno considera che l’intero pianeta è, di fatto, un unico sistema economico e la ricchezza viene generata dal plusvalore globale, e ridistribuito attraverso immani speculazioni finanziarie! Ed è proprio nel continente africano che si realizza il più spaventoso prelievo di plusvalore: i minerali estratti a mani nude da bambini in molte nazioni africane appena estratti aumentano di valore di mille volte e senza questi minerali l’occidente sarebbe all’età della pietra. Bisognerebbe dirlo a Salvini che la sua bella vita è permessa, anche, dal sacrificio di tanti operai-bambini africani.
Per mantenere questi privilegi i dominatori del mondo, i governi imperialisti non si sono fatti scrupoli di ammazzare dei leader progressisti, come Tomas Sankara, oppure di scatenare guerre civili, per vendere armi, ma anche indebitare i paesi africani e del terzo mondo per sottometterli. Tutti questi aspetti non vengono considerati nei dibattiti televisivi, chi sa perché! È paradossale, infine, che l’immigrazione coinvolga la Sicilia e il meridione che sta subendo un spopolamento spaventoso per emigrazione: la provincia di Enna ha ridotto la sua popolazione a livelli del 1870, ma i siciliani e gli italiani in genere hanno diritto di cercare fortuna altrove, non sono mica africani!
Purtroppo forse queste mie considerazioni potranno trovare approvazione nell’ambito di questo telematico, tra la gente comune, invece, molti penseranno: “perché devi sputare nel piatto che mangi, pensa a godere dei privilegi (miserabili per le classi subalterne e consistenti per le classi superiori) che il sistema ti permette di avere”. Io, invece, faccio mie le parole di Che Guevara “la più grande virtù di un rivoluzionario è di sentire sulla propria pelle le sofferenze di ogni singolo essere umano in ogni angolo del pianeta”, e la sofferenza delle persone disperate nel Mediterraneo è la mia, perché sono miei fratelli e fratelli di tutti gli operai.
Pietro Demarco.
P.S. Allego un file di una lettera di un’immigrata africana.
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