Tifosi, rave party, blocchi stradali di protesta, l’anarchico lasciato morire al 41 bis: la giustizia ballerina non punisce i reati per quello che sono in realtà ma per quanto possono rappresentare un potenziale pericolo per il potere costituito, il potere degli industriali dei banchieri e dei loro rappresentanti politici.
Quanto successo sulla autostrada A1 poco tempo fa è un evento degno di nota per le implicazioni che ha assunto, come degne di note sono, per altro, le dichiarazioni governative a questo proposito. “Scene da Far West. Il governo valuterà se sarà necessario un ulteriore giro di vite” (sottosegretario agli interni, Nicola Molteni). “Valuteremo come Governo se sarà necessario un ulteriore giro di vite, dopo quello contenuto nel decreto sicurezza dell’agosto 2019, per isolare i violenti e tutelare i veri tifosi” (sempre il sottosegretario agli interni, Nicola Molteni). “Le norme ci sono, posso assicurare che consentono di adottare misure adeguate” (ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi). “Darò indicazione all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive perché ci sia una impostazione di massima precauzione. Sperimenteremo innanzitutto le leggi esistenti” (ancora il ministro dell’interno, Matteo Piantedosi).
Dopo gli scontri innescati in autostrada da due gruppi contrapposti di tifosi napoletani e romanisti che hanno bloccato l’autostrada pestandosi tra loro e minacciando alcuni automobilisti, oltre a bloccare la stessa autostrada con code chilometriche. Il giudice che ha giudicato 4 partecipanti agli scontri autostradali ha pensato bene di scarcerarli immediatamente anche se uno dei 4 era in possesso di un coltello.
La misura della diversità di trattamento tra i tifosi che hanno organizzato i tumulti sull’autostrada e gli “sciamannati” che vorranno d’ora in avanti partecipare ad un rave party è lampante. Per il rave party di novembre, organizzato in un capannone abbandonato alla periferia di Modena e non in una trafficata autostrada, la polizia ha sgomberato immediatamente il capannone, sequestrato l’impianto di amplificazione e provveduto ad identificare più di 1300 persone denunciandone 14 per aver partecipato al rave.
Il governo si è immediatamente preoccupato di emanare un decreto ad hoc piuttosto pesante, differentemente da quelli usati nei confronti dei tumulti dei tifosi a cui hanno applicato quelli già esistenti.
Il ministro dell’interno Piantedosi: “punire con il carcere da 3 a 6 anni chi organizza mega-raduni musicali su terreni altrui”. Di fatto chi parteciperà ad un rave verrà punito con questa nuova legge fatta su misura: “Chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000, quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica”.
Mentre per i tifosi si usano provvedimenti legislativi già esistenti, per i rave party e, molto probabilmente per manifestazioni similari, il governo vuole usare il pugno di ferro per scoraggiare qualunque manifestazione di protesta non conforme.
Con molta probabilità i partecipanti ai rave forse non saranno la base elettorale a cui attingere voti e consensi, mentre nelle tifoserie più accese del calcio i simpatizzanti del governo di destra si possono contare a centinaia.
Questo governo è un governo che usa la repressione, la detenzione e il manganello della polizia solo nei confronti di operai e studenti che osano o oseranno manifestare contro le politiche governative. È un governo che con la complicità della stampa asservita sta facendo diventare dei mostri eversori quattro studenti che protestano imbrattando con della vernice (tra l’altro lavabile) il ministero della transizione ecologica e le “opere d’arte”, alcune per altro discutibili. Sta facendo andare lentamente verso morte sicura, in modo incivile e cinico, Alfredo Cospito condannato al 41bis: “perché dichiarato responsabile di aver ferito alle gambe l’amministratore dell’Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, nel 2012. E’ stato accusato inoltre di aver collocato due pacchi esplosivi a basso potenziale nel sito della Scuola per allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), nel giugno 2006, dunque più di 16 anni fa”.
È pur vero che tutti i governi, in qualità di amministratori degli interessi della borghesia, hanno sempre agitato ed usato il bastone nei confronti delle proteste e siamo certi che, appena gli operai, forse, cominceranno a sollevare la testa contro gli aumenti ed il taglio di salario ad opera dell’inflazione incontrollata, si troveranno il bastone anche di questo governo agitato sulle proprie teste.
Però arrivare a far crepare un uomo di fame nelle patrie galere per aver fatto scoppiare quattro mortaretti senza ferire nessuno è una prepotenza senza limiti. Non si punisce il reato in se, ma in funzione di quanto possa potenzialmente rappresentare un pericolo per chi sta al potere. E in ordine: un blocco autostradale di tifosi diventa una manifestazione di acceso folclore, lo stesso blocco fatto da operai in sciopero è catalogato come un attentato all’incolumità dei trasporti, il crollo di un ponte non manda in galera nessun manager, chi lancia un barattolo di vernice contro un palazzo del potere è accusato di minarne le fondamenta e finisce subito in galera, l’anarchico che ha la colpa di aver messo in atto un atto dimostrativo contro il potere senza aver fatto male a nessuno ha lo stesso trattamento del mafioso stragista che ha sepolto decine di persone.
Una gestione della giustizia che con molta probabilità verrà applicata ad ogni protesta operaia che si spingesse al di là della solita tranquilla manifestazione a cui siamo stati abituati da tempo oramai immemore. Così risulterà sempre più chiaro il legame fra il trattamento brutale che stanno riservando ad Alfredo Cospito e le misure che stanno mettendo in atto per impedire qualsiasi ribellione di massa contro il loro regime.
D.C.
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