Dall’incapacità congenita di politici e sindacalisti di spiegare ciò che sta succedendo nelle fabbriche Stellantis non c’è altra via d’uscita che tornare al Marx del Capitale, per capire qualcosa e, come operai, trarne le dovute conseguenze
Nel 2021, nel mondo, si sono prodotti 80.145.988 autoveicoli, nel 2017 erano 97.302.534. La crescita della produzione di autoveicoli si è andata riducendo sempre di più dopo il 2010, quindi molto prima del Covid e nonostante gli oltre venti milioni di autoveicoli prodotti in Cina ogni anno, negli ultimi dieci anni. Teniamo presente che fino all’anno 2000 la produzione cinese superava di poco i due milioni di autoveicoli.
Questo è un segno evidente di un tentativo di contenere la crisi di sovrapproduzione . Crisi che non ha coinvolto il solo settore auto, ma tutta l’economia mondiale. La tendenza assoluta a produrre oltre ogni limite si scontra con la possibilità di ricavare da questa produzione profitti sempre più elevati.
Non è un evento inaspettato: Il sistema economico dei padroni ciclicamente va in crisi.
Come reagiscono i padroni a questo intoppo ricorrente dei loro affari? Ognuno di loro cerca di sopravvivere a scapito degli altri. Aumenta la concorrenza, aumenta lo scontro tra padroni anche a livello internazionale. Ognuno cerca di vendere di più rispetto ai concorrenti, con qualunque mezzo.
E gli operai? Nella crisi le loro condizioni peggiorano enormemente. Per essere più concorrenziali rispetto ai loro fratelli-nemici, i padroni spremono sempre di più gli operai che continuano a lavorare. Aumentano i ritmi, la giornata lavorativa, riducono i salari, mentre una parte di loro viene tenuta fuori dal processo produttivo.
Marx nel Capitale ci dice: «Le crisi, durante le quali viene interrotta la produzione e si lavora solo a “tempo ridotto”, cioè solo per alcuni giorni alla settimana, non cambiano naturalmente per nulla l’impulso al prolungamento della giornata lavorativa. Quanto meno affari si fanno, tanto maggiore deve essere il guadagno nell’affare che si fa. Meno tempo si può lavorare, più grande è la parte del tempo di lavoro che si deve dare al plusvalore (cioè la parte della giornata lavorativa degli operai che il padrone non paga)».
Questo è quello che sta succedendo adesso nelle fabbriche. Prendiamo Stellantis. La produzione è stata ridotta. Una parte degli operai è stata messa fuori con gli “incentivi” al licenziamento volontario. Altri sono a carico della collettività che ancora lavora con cds e cassa integrazione. Quelli che continuano a produrre lo fanno a ritmi insostenibili e a salari proporzionalmente sempre più bassi.
Gli azionisti Stellantis e i dirigenti continuano a guadagnare miliardi di utili, pur avendo ridotto la produzione.
Lo Stato è a completa disposizione degli “imprenditori”, dimostrando che la macchina statale è una loro organizzazione, al di là di tutte le chiacchiere sul “siamo tutti cittadini con uguali diritti”. Utilizza i soldi delle casse dello Stato, per aiutare i padroni Stellantis a fare profitti con le varie rottamazioni, detrazioni fiscali, agevolazioni per i contributi previdenziali dei dipendenti, li aiuta con i dazi in aumento per i prodotti dei concorrenti esteri, ecc. I partiti politici e gli stessi sindacalisti mistificano questa realtà dicendo che gli aiuti alle imprese servono a salvare posti di lavoro, ma la realtà ci dice cose diverse: i posti di lavoro si perdono costantemente, quello che aumenta è solo il profitto del padrone.
Gli stessi ammortizzatori sociali non sono un aiuto agli operai, ma sono studiati per tenerli tranquilli.
Centomila poveri si possono affamare togliendo loro anche il misero sussidio del reddito di cittadinanza. Sono tanti, ma divisi, non si conoscono e non è facile organizzarsi in queste condizioni.
Mille operai che vengono licenziati dalla sera alla mattina invece, rappresentano un problema. Fanno parte di una collettività che vive la maggior parte del tempo utile della giornata nello stesso luogo, a stretto contatto, hanno gli stessi problemi. Licenziare significa aprire un contenzioso con tutta quella collettività. Un conflitto estremamente pericoloso per la tenuta dell’intero sistema dei padroni: lotte, picchetti, manifestazioni che, nonostante il lavoro dei pompieri della politica e del sindacato asservito, non si sa dove può arrivare. Questo è il motivo per cui le “istituzioni” sono sempre particolarmente pronte sulle politiche per gli ammortizzatori sociali. E questo è anche il motivo perché gli stessi sindacalisti non hanno altre proposte per affrontare questi problemi, che la solita litania “sull’intervento dello Stato”.
Le crisi economiche dimostrano che il sistema dei padroni è una forma di organizzazione sociale limitata. Serve ad arricchire una minoranza di parassiti con il lavoro non pagato agli operai. Nei periodi di espansione economica agli operai vengono assicurate condizioni di “normale” sfruttamento. Nella crisi solo disoccupazione e miseria.
Tutta l’attuale società è organizzata in modo da mistificare questa realtà. Le istituzioni, i giornali, i vari partiti politici, gli stessi sindacati, nascondono tutto questo e lavorano per tenere divisi e disorganizzati gli operai. Sanno che se gli operai fanno valere la forza della loro classe organizzata, rappresentano il vero elemento che può far saltare tutto il baraccone, e allora la bella vita dei padroni costruita sulle sofferenze degli altri, finisce.
Dietro ai sindacalisti che sostengono il padrone con la scusa di “salvare posti di lavoro”, gli operai Stellantis andranno sempre peggio.
F. R.
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