Se è vero che il voto è la misura del sostegno alla politica di un partito quale sostegno “popolare” può vantare il partito della Meloni che ha perso in cento giorni un milione di voti? La realtà è che l’astensione ha punito tutti i partiti, chi non vota cerca un cambiamento radicale della situazione, cerca forse una rivoluzione senza sapere come farla ma non è detto che la strada non si possa trovare.
Caro Operai Contro, tra i primi posti della classifica “Chi si loda s’imbroda”, troviamo Giorgia Meloni con la sua propaganda, in veste di presidente del Consiglio dei Ministri, nonché capo del partito Fratelli d’Italia.
Tante balle sempre pronte sperando che i “sudditi” le bevano, mentre gratifica con le misure del suo governo, gli “intraprendenti” professionisti, 4 gatti che l’hanno votata.
Alle recenti elezioni regionali in Lazio e Lombardia, il suo partito è stato il più votato pur perdendo il doppio dei voti degli altri 2 partiti messi assieme, della coalizione governativa: Forza Italia e Lega.
Una condizioni che la Meloni ha subodorato ad urne ancora aperte, data la scarsa affluenza. Ragione per cui probabilmente ha fatto il regalo a Berlusconi (ritiro del governo come parte civile nel processo Rubiter). Nonostante poche ore prima rischiando un incidente diplomatico con la Ue, lo stesso Berlusconi avesse fatto alla Meloni, lo scherzetto non da poco, dissociandosi pubblicamente dall’incontro avuto con Zeleski dalla Meloni stessa.
Dei 3 milioni di elettori che hanno disertato le urne, rispetto le elezioni politiche del 2022, ben 1 milione di voti li ha persi proprio Fratelli d’Italia, sui 2,2 milioni che aveva preso lo scorso 25 settembre.
Perdendo quasi la metà dei voti in queste 2 regioni in soli 5 mesi, significa che quasi la metà degli elettori della Meloni non si sentono sufficientemente gratificati dalle misure del suo governo. Mentre i voti persi rispetto alle politiche di settembre, sono stati per la Lega 280 mila su 887 mila; quelli di Forza Italia 227 mila su 566 mila.
Per arginare la fuga di voti e di consensi, la destra al governo come già fatto con la legge di Bilancio e non solo, cercherà altre misure per accontentare i suoi elettori, a spese degli operai e gli strati sociali subalterni. Colpendo ancora di più questi strati, con i quali dovrà vedersela nelle fabbriche e nelle piazze.
Tutto il resto sono “melonate” propagandistiche destinate a ritorcesi contro la Meloni stessa, come ad esempio, le sua testuali dichiarazione sul prezzo del gas: “Abbiamo condotto questa battaglia sul tetto europeo al prezzo del gas, che siamo riusciti a portare a casa e sta dando i suoi risultati: il prezzo del gas è sceso e sulle bollette ci sarà un taglio significativo”.
E ancora la Meloni, mente sapendo di mentire: “La bolletta scende grazie alla nostre battaglia sul price cap” (metodo di regolazione dei prezzi in Europa, in relazione ad un determinato aggregato di prezzi).
Che sia ridicola e madornale propaganda di un capo di governo e di partito, lo dicono i dati delle 2 agenzie europee Acer ed Esma, che mettono in fila i fattori per i quali si è arrivati ad un calo del prezzo del gas, per ora solo all’ingrosso.
Fattori che vanno da un inverno più mite del solito, calo dei consumi industriali e delle famiglie, quantità delle scorte aumentate all’inverosimile, nuovi rigassificatori in nord Europa, aumento della produzione delle rinnovabili, eolico e ripresa della produzione nucleare.
Il risultato di tutto questo scrive l’Acer, è che dal 20 dicembre 2022 al 17 gennaio 2023, la domanda di gas dell’Ue è crollata del 29 per cento. Di conseguenza il prezzo del gas all’ingrosso è sceso del 40 per cento, attorno ai 60 euro/MWh e ben lontano dal tetto di 180 euro/MWh fissato dal regolamento europeo, price cap, in nome del quale la Meloni si è attaccata la medaglietta con la scritta: “chi si loda s’imbroda”.
Saluti Oxervator.
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