La famosa sanità pubblica, la sanità per gli operai e i lavoratori poveri viene sempre più ridimensionata. Per chi ha i soldi c’è sempre quella privata a pagamento. Stanno sparendo anche i medici di base che non vengono rimpiazzati.
Caro Operai Contro, nel “decreto bollette” approvato dal governo Meloni il 28 marzo, c’è un punto che riguarda la Sanità, in linea con la sua recente legge di Bilancio. Interventi su aspetti organizzativi all’interno della Sanità, ma non nel senso di migliorare la possibilità di curarsi, nel mal ridotto Servizio sanitario nazionale (Ssn) con delega di gestione alle Regioni, le quali per bocca del loro rappresentante Raffaele Donini, battono i pugni sul tavolo per i soldi anticipati nella Sanità e chiedono al governo: “4 miliardi o è crac”.
La legge di Bilancio stanziava oltre 1 miliardo di euro, per far fronte all’aumento del caro energia in questo settore, 150 milioni per i rimborsi alle farmacie per l’aumento dei prezzi dei farmaci convenzionati, 200 milioni per aumentare gli stipendi del personale e via di questo passo.
Ora il decreto del 28 marzo introduce una nuova regolamentazione per il il ricorso ai medici a gettone negli ospedali. Idem fa con gli “specializzandi”. Incentiva i medici che fanno straordinari nei Pronto soccorso. Regolamenta in realtà un precariato diffuso fra il personale medico. Oltre naturalmente contributi alle aziende farmaceutiche.
Ma nessun segnale per gli ostacoli che si trova l’utente, il paziente, l’ammalato quando deve, per esempio, prendere un appuntamento per una visita, un esame. Ci sono mesi di attesa quando va bene, oppure si sente rispondere che non è ancora disponibile l’agenda per gli appuntamenti.
Altro esempio, dietro le dichiarazioni governative sulla salvaguardia della sanità pubblica, rimane latitante il rapporto tra ricoverati in un ospedale e il numero (minimo) di personale medico, paramedico ecc. operativo nell’ospedale stesso.
Alla luce dei 37 miliardi di euro, tagliati alla Sanità pubblica dai governi che si sono avvicendati dal 2010 al 2019, non è meno traumatico prendere atto che la legge di Bilancio del governo Meloni non stanzia 1 euro per il Ssn, che non sia conservativo dello stato mal ridotto in cui si trova.
Sulla base del sistema fiscale operai e lavoratori dipendenti hanno in busta paga, a secondo del settore lavorativo, la trattenuta previdenziale, che generalmente si aggira sul 9,49% dell’imponibile lordo, 5,84% gli apprendisti. Altri contributi vengono dalle aziende per ogni dipendente, eppure oggi accedere alla Sanità pubblica è sempre più difficile e spesso impossibile.
“Chi va più dal medico di base? Nei prossimi 5 anni mancheranno 45 mila medici di base, senza offesa per i professionisti qui presenti. Nel mio piccolo paese vanno a farsi fare la ricetta medica, ma chi ha almeno 50 anni va su Internet e cerca lo specialista. Il mondo in cui ci si fidava del medico è finito”.
Così diceva nel 2019 Giorgetti, il leghista allora sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei Ministri del governo Conte 1, e attuale ministro dell’Economia e delle Finanze del governo Meloni. Una dimostrazione della distanza tra i poveri (nel senso di squattrinati) comuni mortali e i governanti al massimo livello istituzionale. Per lo specialista ci vogliono i soldi e i lavoratori e pensionati operai non se lo possono permettere, ma per il leghista non è un problema suo.
Dopo 4 anni la politica di Giorgetti e dei partiti con i quali ha governato in questi anni, non solo costringe gli utenti del Ssn alla caccia in molti comuni d’Italia del medico di base, non adeguatamente rimpiazzati dopo i pensionamenti, ma fra i dati più sconvolgenti in cui hanno ridotto la Sanità pubblica, mancano 18 mila medici negli ospedali e 60 mila infermieri, con i morti raddoppiati nei Pronto soccorso, per interminabili attese. (A parte il periodo del Covid).
Ora Giorgetti, con la Lega, spinge nel governo Meloni per il varo della cosiddetta “autonomia regionale differenziata”, che colpirebbe gli utenti della Sanità maggiormente in difficoltà nelle regioni più povere.
Saluti Oxervator.
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