Dal sito “giù le mani dalla INNSE” (25 aprile 2023)
Commemorazione del 25 aprile alla INNSE
NON PER RICORDARE MA PER CAPIRE MEGLIO CIO’ CHE OGGI STA SUCCEDENDO
Milano, insieme a Torino protagonista della ondata di scioperi dal 1943 fino alla Liberazione contro i nazifascisti.
Milano, nel dopoguerra medaglia d’oro alla Resistenza.
Milano, negli anni 60 città operaia fulcro di un’incessante attività sindacale fino al nuovo millennio.
Milano, ai giorni nostri una città silenziosa e triste, una città che sta a guardare, incapace di riproporre le sue peculiarità passate. La fine della collettività operaia stroncata dagli innumerevoli rapporti di lavoro individuali ha spinto la città a sfide quotidiane alla ricerca di traguardi solitari, che se da una parte illudono di un possibile futuro , dall’altra demoliscono tutto, tutto quello che può favorire un reale progresso sociale. Alcuni in cambio di un piccolo contributo accettano una sottomissione senza freni spinti a servire chi sta in alto, il quale deve arrivare al profitto ad ogni costo, ma anche in questa realtà nasce una volontà di resistere.
Questa volontà arriva da lontano, da generazioni di operai che durante il ventennio non si riconoscevano nell’operato della struttura politica fascista che governava, e rivendicavano soluzioni per un maggior salario e più ci si addentrava nella guerra, più aumentava il malcontento perché giorno dopo giorno mancando i mezzi di sostentamento si creavano gli ostacoli alla stessa sopravvivenza.
È grazie a tutti gli operai e alle operaie che lavoravano nelle grandi fabbriche del nord, con i primi scioperi del marzo del 43 che si inizia a rompere definitivamente con il regime fascista e le sue componenti, rei di affamare i lavoratori, di costringerli a consumarsi sulle linee delle fabbriche belliche o mandati in prima linea al fronte a morire sotto i bombardamenti. Dunque già due anni prima della Liberazione gli operai spinti dal bisogno si organizzarono e nei successivi scioperi di settembre, novembre e dicembre dello stesso anno fecero sentire la loro voce.
Il numero degli scontenti cresceva a dismisura finché si arrivò nei giorni dello sciopero generale di marzo del 44, quando dopo una protesta in fabbrica per le misere condizioni salariali, la sera del 10 marzo furono arrestati e portati al carcere di S.Vittore quindici operai della INNOCENTI , rei solamente di rappresentare le istanze di tutti gli operai della fabbrica. Avevano chiesto alla direzione di fabbrica di saldare una parte di acconto non ricevuto e questa fu l’amara risposta. Dopo una settimana di carcere furono deportati nei campi di lavoro in Germania e solo tre di loro poterono tornare a fornire una testimonianza delle torture che avevano subito durante la loro permanenza.
Li vogliamo ricordare, uno ad uno :
Gli OPERAI della INNOCENTI deportati:
Giacomo BANFI anni 29 attrezzista (morto a Mauthausen il 18.5.1945)
Luigi COLOMBO anni 50 tornitore (morto a Mauthausen l’ 11.4.1945)
Agostino CORNO anni 48 fonditore (morto a Gusen il 23.12.1944)
Vincenzo DE SILVESTRI anni 42 montatore (morto a Wien/Hinterbruhl il 28.3.1945)
Giovanni DOLFI anni 31 addetto minuteria (morto a Mauthausen il 24.3.1945)
Agostino MANTICA anni 31 fonditore (morto a Linz il 2.8.1944)
Luigi MARZAGALLI anni 45 saldatore (morto a Mauthausen il 22.4.1945)
Giovanni POLONI anni 50 addetto minuteria (morto in data e luogo ignoti)
Alfredo POZZI anni 34 addetto minuteria (morto a Hartheim il 22.8.1944)
Battista PREVITALI anni 29 addetto minuteria (morto a Gusen il 20.8.1944)
Luigi RADICE anni 36, manutentore (morto a Mauthausen il 31.3.1945)
Dante VILLA anni 22 fonditore (morto a Mauthausen il 22.4.1945)
Giuseppe ARRISARI anni 37 morì pochi giorni dopo il suo ritorno a casa per le torture subite
Giacomo COSTA anni 34 ritornò dai campi di concentramento
Adamo SORDINI anni 33 ritornò dai campi di concentramento
Dopo più di settant’anni un governo di destra con un forte richiamo al passato siede a palazzo Chigi. Sono passati circa sei mesi dalla sua elezione e già si fanno i conti per gli atti di normalizzazione messi in campo dai suoi esponenti in primis dagli storici militanti del Movimento Sociale Italiano di chiara e dichiarata ispirazione fascista, i quali non perdono l’occasione di sbandierare ai quattro venti la loro posizione fascista sui diritti civili, sulla immigrazione, sull’informazione e sul lavoro. Intanto stanno studiando come trasformare le richieste padronali in un pronto intervento per garantire manodopera a basso prezzo. La tragedia di Cutro, le dichiarazioni di questo o di quell’altro ministro, le posizioni incontrovertibili del presidente del Senato lasciano aperte riflessioni su come sia possibile arginare questo ritorno al futuro, dove il contraddittorio parlamentare della controparte è lasciato scemare tra i sorrisi ironici, dove l’accaparrarsi di posti nei consigli di amministrazione delle controllate del governo diventa essenziale per garantirsi posizioni di pregio economico e decisionale. Intanto prosegue la guerra in Ucraina, dove l’eroica resistenza ucraina si oppone con ogni mezzo all’aggressione russa con il rischio che questo conflitto si trasformi in una guerra mondiale.
I salari bloccati e sempre più ridotti da un inflazione al 15%, con i licenziamenti causati dalla legge fornero e il Jobs act , i padroni hanno trovato un modo “pulito” con la dicitura “per motivi economici, strutturali, organizzativi ” per far fuori tutti gli operai indesiderati che per la loro età, per motivi fisici, per la loro combattività sindacale non rientrano più negli standard produttivi esasperati da una concorrenza spietata fra padroni che ne ha elevato a dismisura i livelli. Anche alla INNSE ora C.A.M, ormai un vago ricordo della forza occupazionale e sindacale di questa fabbrica, nelle ultime settimane tre operai, di cui un delegato Fiom CGIL, hanno ricevuto lo stesso trattamento, dopo anni di cassa integrazione e pseudo formazione, il licenziamento. Dopo 80 anni dobbiamo ancora registrare licenziamenti antisindacali, discriminatori, e come operai della INNSE ora C.A.M. li denunciamo e condanniamo, come li condannarono i nostri compagni operai della INNOCENTI nel lontano dicembre del 43, quando si volevano licenziare circa 700 operai, ma gli scioperi e concreti atti di solidarietà al grido “ si mangia tutti o non mangia nessuno” convinse la direzione e la commissione nazifascista ad un rapido dietro front. Questo fu solo uno dei tanti atti di resistenza degli operai della INNOCENTI, capaci di volantinare di nascosto in fabbrica o attaccare ai muri di Lambrate i comunicati clandestini che esortavano alla resistenza e alla ribellione contro i nazifascisti, i quali organizzavano squadre notturne per impedirlo o alla mal parata si dovevano accontentare di pulire i muri. E proprio in questi giorni i comunicati di denuncia dei licenziamenti della Fiom CGIL affissi fuori dal cancello sono stati strappati, raschiati affinché nessuno potesse leggerli.
Il terrore che qualcuno passando e leggendo si rendesse conto che il problema non è conservare la memoria con qualche discorso sulla resistenza ma scoprire che nella realtà di oggi si produce ancora l’oppressione e la limitazione della libertà che spinse gli operai della INNOCENTI a ribellarsi al nazifascismo.
Per chi alla INNSE resiste e che l’antifascismo sia un valore per cui combattere.
Milano, 25 aprile 2023
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