I sindacalisti firmatutto presentano questo “smaltimento di esuberi” come difesa dell’occupazione. Per servire la direzione sono capaci di sostenere l’inverosimile, siamo invece di fronte ad un piano degli azionisti di Stellantis per continuare a fare alti i profitti.
Continuano i tagli nel gruppo Stellantis. Negli ultimi due anni 7000 dipendenti in meno. Ma lo “smaltimento degli esuberi” non si ferma. È di queste ore la comunicazione aziendale di un piano di uscite volontarie per 455 dipendenti nello stabilimento di Pomigliano e il 2 maggio, l’azienda, ha siglato a Melfi, con Fim Uilm Fismic Uglm Aqcf, un accordo per uscite incentivate per altri 500 dipendenti.
Le uscite sono “volontarie” ma, come abbiamo già denunciato sul giornale, vengono sostenute dall’azienda in modo sistematico nei confronti degli rcl, dei lavoratori anziani, o operai che semplicemente non riescono a sostenere i ritmi di produzione impossibili che l’azienda impone. Gli strumenti sono: assegnazioni di mansioni pesanti e insostenibili; “confino” in reparti ghetto dove non c’è niente da fare e si sta in cassa integrazione tutto il mese esclusi i pochi giorni per maturare il “rateo”; oppure trasferte imposte a operai con difficoltà a spostarsi in altri luoghi. Insieme chiaramente a una politica repressiva a base di provvedimenti disciplinari per i recalcitranti.
Come si evince dall’ultimo comunicato dei firmatutto a Melfi, i sindacalisti scambiano apertamente queste uscite con il rilancio dello stabilimento legato all’elettrificazione.
Dopo aver comunicato gli esuberi, i firmatutto hanno sottolineato infatti che “l’incontro odierno ha posto, ovviamente, come punto cardine, l’entrata nel merito del processo di elettrificazione dello stabilimento di Melfi”.
Questi ormai non hanno neanche più la parvenza di essere rappresentanti dei lavoratori ma sono diventati, rasentando la schizofrenia, più padroni degli stessi padroni nei loro sproloqui.
Il loro comunicato si chiude con la seguente frase: “Oggi, ancora una volta, come Organizzazioni Sindacali, abbiamo posto le basi affinché Melfi abbia un rilancio vero”.
Il piano dell’azienda è chiaro: devono ridurre drasticamente il personale in funzione di quelle che sono le esigenze produttive attuali che, in una situazione di alti prezzi e produzione mondiale in calo nel settore auto, che appare sempre più pianificata a livello dei vari gruppi di produttori, assicurano altissimi profitti agli azionisti e ai dirigenti.
In questa situazione appaiono quantomeno inutili i tentativi dei sindacati non allineati ai firmatutto, di coinvolgere i politici nella richiesta di “politiche industriali di sviluppo” per il settore auto. I politici sono apertamente allineati alle politiche del padrone Stellantis. Se gli operai in esubero “accetteranno” di andarsene dagli stabilimenti saranno un immediato risparmio per le casse dello stato. Quindi dal versante dei politici non arriveranno opposizioni ai piani aziendali.
Sulle stesse politiche industriali, i politici viaggiano affiancati a Tavares. Tutti gli incentivi che il padrone chiede, vengono concessi. Quindi non c’è da preoccuparsi che non arriveranno soldi per il gruppo Stellantis per l’elettrificazione. Arriveranno eccome. Solo che non saranno una cosa positiva per gli operai. Il governo attuale, potenziando un indirizzo comune ai governi precedenti, ha ulteriormente ampliato la possibilità di utilizzo dei contratti di lavoro a termine con il decreto lavoro del primo maggio.
Non è in discussione la chiusura degli stabilimenti, per ora, ma come creare le condizioni di sfruttamento migliori per realizzare ancora più profitti sulla pelle degli operai. E allora fuori gli operai ormai non più utilizzabili ai ritmi olimpionici delle catene di produzione, e largo ai giovani precari, che sotto ricatto del contratto a termine saranno costretti a piegare ancora di più la testa.
Non esistono scorciatoie. Rispetto all’alleanza padroni, sindacalisti venduti e politici, gli operai hanno solo una strada: organizzarsi da soli, come collettività, e cominciare a difendersi.
F. R.
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