Domenica 14 maggio 2023, si è appena conclusa la settimana del riscatto; dell’orgoglio; della dignità. Nonostante venerdì scorso si fosse al terzo giorno di sciopero, la risposta operaia è stata ancora una volta forte. Su entrambi i turni c’è stata ancora una volta un’altissima adesione col turno di pomeriggio che addirittura ha prolungato di 1 ora, rispetto alle 2 in programma, lo sciopero per protestare contro la provocazione aziendale che tramite Avvocato minacciava diffida in quanto si faceva il corteo in una zona della Lastatura strategica anche per la produzione della Tonale, dove secondo l’azienda non si poteva sostare scioperando.
Insomma a Pomigliano si è deciso di rialzare la testa contro quella continua schiavitù, che abbiamo sempre denunciato, inflitta dall’azienda col benestare dei suoi sindacati, quelli firmatari, oggi più che mai scomparsi dalla fabbrica. Beh, in realtà si sono fatti vivi solo venerdì sera tramite messaggino in cui praticamente ci informavano che la “lotta paga”. Infatti dopo le 3 giornate di lotta con scioperi di massa su entrambi i turni, l’azienda li ha informati che la nuova turnazione prevista in Lastratura e Verniciatura, è stata sospesa e al momento non partirà.
In una situazione del genere appare chiaro che come è strutturata la rappresentanza sindacale in azienda, voluta dai vertici Fca e utilizzata per più di un decennio, oggi viene messa in discussione dalle fondamenta con gli scioperi operai. Basta con i tavoli preferenziali per i firmatutto. Basta anche con il contratto di lavoro separato, il CCSL, come chiede la Fiom.
Bisogna però chiarirci. Gli operai stanno lottando contro le prepotenze aziendali, il continuo aumento dei ritmi, i ricatti sul salario e le discriminazioni verso gli RCL. Che si arrivi con queste lotte a stracciare nei fatti il contratto separato voluto da Marchionne, per isolare la Fiom e vincolare ferreamente i sindacati firmatari alla volontà aziendale, ben venga, ma l’ammissione della Fiom al tavolo delle trattative non può bastarci. Non possiamo accontentarci di uno scambio del tipo “ritorno al CCNL – accettazione dell’attuale e insostenibile regime di ritmi”. Il ritorno al CCNL (contratto nazionale) rappresenterebbe sicuramente un importante passo in avanti ma non risolverebbe i problemi posti dagli operai, perchè anche quando ha funzionato il CCNL, e dove ancora funziona, gli operai subiscono discriminazioni ed aumenti dei carichi di lavoro. Il famigerato Tmc2 non fu introdotto qui a Pomigliano quando ancora si era col CCNL? Il livello di sottomissione operaia si misura con la forza che gli operai mettono in campo per difendersi, e non con un contratto nazionale dove anche i sindacati firmatutto partecipano. L’eliminazione del CCSL sarebbe un passo avanti, ma non la soluzione dei problemi; la breccia nel sistema è aperta però adesso. La lotta contro l’aumento delle cadenze a Pomigliano può far naufragare tutta la politica di supersfruttamento e discriminazioni che sopportiamo da anni. Il segnale dello sciopero è arrivato a Melfi; a Torino, a Cassino. L’azienda sa benissimo che cedere ora significa far saltare il clima di completa dittatura padronale presente in tutti gli stabilimenti italiani ed è per questo che si rifiuta di trattare. La Fiom, cui va riconosciuto il merito di aver appoggiato gli scioperi, è stretta così fra due fuochi, da un lato l’intransigenza aziendale e dall’altro la combattività di noi operai. Sa che questa volta vogliamo risultati concreti e non ci accontenteremo delle solite fumose promesse, degli inconcludenti incontri con l’azienda. Non si ripeterà quanto successo con lo sciopero del 27 maggio 2022.
Tra non molto i problemi per l’azienda diventeranno molto più grossi.
PILONE, Operaio Stellantis di Pomigliano d’Arco
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