Se gli angeli del fango non diventano i diavoli della rivolta tutto quello che abbiamo visto si ripeterà ancora, ancora libertà di speculare sul terreno, ancora mafie politiche locali comprate dai padroni del cemento, ancora povera gente alluvionata che ha perso tutto.
14 morti più di 36.000 sfollati, esondazione di 21 fiumi e allagamenti diffusi in 37 comuni, 250 frane 48 comuni. Secondo alcuni dati dell’ISPRA ( Istituto Superiore Protezione Ricerca Ambientale, ente che effettua il monitoraggio e la valutazione ambientale) l’Emilia Romagna è la regione italiana più a rischio di alluvione rispetto ad altre regioni.
Di fronte a questa annunciata tragedia tutti i partiti non vedono l’ora di accusarsi l’un l’altro per tentare di scagionarsi dalle responsabilità che hanno sempre avuto ( amministratori locali, provinciali, regionali ed i governi nazionali) nella gestione dei piani di governo del territorio. Uno scarica barile indegno per tentare di uscirne senza colpa per poi continuare bellamente, una volta passata la bufera, tornare a fare ciò che hanno sempre fatto; accontentare gli interessi dei padroni del cemento, dei padroni immobiliari e di tutta la borghesia, grande, media e piccola, che ha sempre guadagnato dalle cementificazioni che erode il territorio. Cementificazione che sta portando il suolo ad essere sempre più impermeabile alle acque piovane.
Secondo l’ISPRA il consumo di suolo ha intaccato 23.039 chilometri quadrati di territorio: una superficie equivalente alla regione Toscana.
Nessun amministratore, di nessuna tendenza politica, non ha mai messo freno a questo delirio.
Di fronte all’abbandono di territori agricoli vicini ad aree urbanizzate, che nessuno coltiva più, l’edificazione di un capannone, di un condominio, di un magazzino o di una qualsiasi struttura che può rivelarsi una buona rendita fondiaria, avrà sempre l’avallo di qualsiasi amministratore locale o nazionale che, in nome di “uno strumento di crescita economica” potrà concedere l’autorizzazione alla costruzione.
Lo stesso discorso vale per tutti i media che in questi giorni stanno sproloquiando sull’esondazione in Emilia .
Il loro interesse è sfruttare la tragedia per vendere più giornali o programmi televisivi, strappando qualche lacrima agli spettatori o ai lettori, speculando sull’anziano trasportato a spalla, sul cane salvato dai pompieri, o sugli angeli del fango che alla prima occasione, se dovessero criticare o ribellarsi allo Stato, verranno repressi duramente.
Del resto i giornali e le televisioni utilizzano tutte le tragedie che si manifestano in questo paese disastrato per fare da cassa di risonanza alla teoria della crescita economica che deve continuare a macinare profitti. Per cui ogni catastrofe, per tutti questi loschi figuri, servirà al tornaconto della loro classe sociale, ai loro diretti padroni ed a tutti i borghesi per fare quattrini a palate sulle macerie della povera gente.
Senza peli sulla lingua e senza nessuna remora al riguardo il ministro Musumeci ha fatto dichiarazioni che non lasciano nulla all’interpretazione. Parlando di due future proposte di legge elaborate da lui e dai suoi collaboratori ha esordito dicendo : “Una (la prima ) per velocizzare la fase di ricostruzione post calamità, che conto di presentare entro 15 giorni: punta a snellire le procedure e a fissare i termini per la conclusione delle opere”. La seconda legge: “per semplificare la prevenzione strutturale, che non può essere frenata da vincoli ambientali discutibili”.
Dichiarazioni importanti per i padroni che non aspettavano altro per poter saltare addosso alla torta della ricostruzione, in barba alle 14 vittime ed agli sfollati che hanno perso case, mobili e suppellettili. D’altro canto “l’opposizione” è sulla stessa linea, d’altronde gli amministratori locali, Bonacini in testa, amministrano da decenni una regione con gli stessi criteri del ministro in questione.
Lo stesso vale per i piccolo borghesi di Fridays for Future, che, pur facendo azioni “eclatanti” che stupiscono e fanno infuriare i borghesi e il conformismo di alcuni benpensanti, conducono una battaglia pensando che con convegni sulla sostenibilità (tra l’altro sponsorizzata dalla seconda banca italiana, UniCredit) possano, con quattro sconclusionate teorie ambientaliste, riformare il sistema capitalista rendendo così un mondo migliore per la loro classe sociale.
Ripetiamo un’antica formula vera: nessuna riforma ambientale può rovesciare il sistema dell’accumulazione del capitale, l’unica cosa in grado di abbattere il capitalismo, responsabile dello sfacelo ambientale e della causa di milioni di morti per essere stati avvelenati da sostanze micidiali nelle fabbriche, di milioni di morti per malattie contratte per cause ambientali o per calamità che nulla c’entrano con i processi naturali, può essere solo un partito internazionale degli operai che punterà dritto ad una rivoluzione contro il sistema del profitto ad ogni costo.
L’unico in grado di cambiare le sorti di un pianeta che sta andando alla rovina. E nel frattempo? Far mangiare il fango a chi ha prodotto le condizioni sociali di queste catastrofi.
D.C.
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