I media occidentali non ne parlano più. Tre giovani manifestanti sono gli ultimi che il regime ha impiccato per stroncare la rivolta. Cambiano le forme e i protagonisti ma nuove manifestazioni sono in programma. Il movimento di protesta è insopprimibile.
La rivoluzione iraniana non sta facendo notizia nei media occidentali, ma procede.
La brutale repressione del regime degli ayatollah impedisce, per il momento, la ripresa delle manifestazioni e degli scontri di strada.
Ma l’orrore per le centinaia di esecuzioni di disgraziati, ultimi i tre giovani manifestanti impiccati venerdì 19 a Isfahan, oltre a tutto il contorno di arresti, torture, processi, spinge le varie forze sociali a coordinarsi e organizzarsi per resistere e possibilmente arrivare a dare una spallata a quel sistema, malgrado non sia facile.
Infatti, le grandi ricchezze della rendita petrolifera e poi i profitti commerciali da altre merci, trovano espressione politica nella solida combutta di religiosi, milizia pasdaran e organizzazione basiji. I primi addetti a giustificare religiosamente e filosoficamente lo sfruttamento del paese e a benedire il boia; i secondi con le mani in pasta in affari leciti e illeciti sono la guardia imperiale controrivoluzionaria in Iran e in paesi vicini come Siria, Libano e gli ultimi a far da provocatori e delatori nella società. Un sistema ben rodato da 44 anni ma che non è in grado di garantire condizioni di vita sufficienti a larghi strati della popolazione: al momento l’inflazione tocca il 69% annuo (fonti ufficiose Banca Centrale iraniana).
Così se i protagonisti della prima fase della ribellione innescata dall’assassinio di Masha Amini, i ceti cittadini in particolare giovani e studenti, sono al momento poco attivi per i colpi subiti, la miseria che avanza combinata con la rabbia per la repressione spingono ceti popolari alla protesta e alla rivendicazione. Da aprile in tutto il paese sono in corso proteste di pensionati e insegnanti che chiedono adeguamenti di pensione/stipendi.
Anche gli operai sono in agitazione, e la mobilitazione si è estesa dal settore petrolifero anche ad alcune situazioni di metalmeccanici, edili, logistica e agricoltura. Le rivendicazioni sono generalmente per aumenti di salario del 79% – sicurezza sul lavoro – turni di 20 giorni lavorativi alternati a 10 di riposo – allontanamento della polizia dai posti di lavoro.
Ci sono stati e sono ancora in corso scioperi con cortei o solo astensioni dal lavoro, a seconda del margine di manovra rispetto ai controlli polizieschi. Coinvolte circa 80 aziende o fabbriche; in molte occasioni è stata espressa solidarietà alle famiglie dei giustiziati e ai sindacalisti degli insegnanti che sono stati arrestati. In alcuni casi è stato dibattuto e portato ad esempio il documento programmatico in 12 punti (https://www.operaicontro.it/2023/03/07/il-manifesto-politico-della-rivoluzione-iraniana/). E sebbene ci siano già 8 sindacalisti operai in prigione, pare che la mobilitazione tenga, che si diffonda passando dagli operai petroliferi a quelli dell’indotto, che coinvolga varie zone del paese.
Forse queste lotte possono essere un riferimento e un appoggio per rimettere in movimento altri settori della rivoluzione; così il Consiglio per l’organizzazione delle proteste dei lavoratori a contratto petrolifero giudicando la situazione favorevole, assieme ai firmatari del documento in 12 punti, chiama ad agitazioni in tutto il paese a partire dal prossimo 21 giugno.
CRONACA MINIMA
-sciopero ferrovieri in varie date di maggio per ottenere arretrati di paga e per richieste salariali
-sciopero giardinieri comunali di Isfahan per richieste economiche
-19/5 protesta nazionale degli insegnanti per stipendio e per richiedere la scarcerazione di loro sindacalisti. Sostegno da parte di studenti universitari e organizzazioni dei lavoratori petroliferi, anche contro gli attacchi con gas nelle scuole femminili che vengono condotti, la polizia dopo mesi “non sa da chi”, per punire l’insubordinazione all’obbligo dell’hijab
-l’Unione Suprema dei Sindacati dei Lavoratori, organizzazione corporativa del regime, manovra contro gli scioperi. Vengono criticati i 70 deputati laburisti che non prendono posizione in difesa degli scioperi
-manifestazioni di pensionati in tutto il paese
-8 dirigenti sindacali della importante regione petrolifera South Pars arrestati
-13/5 sciopero dei pompieri a Mashad e manifestazione davanti al governatorato: richieste economiche
-il 7° Piano di Sviluppo economico, articolo 15, consente ai datori di lavoro di pagare per 3 anni la metà del salario minimo ai nuovi assunti
-si trova poca carne di pollo sul mercato e attualmente il prezzo è l’equivalente di 24€ /kg
-la repressione si articola a vari livelli contro le masse popolari:
.il 19 maggio sono stati impiccati tre manifestanti condannati in un processo farsa durante il quale non avevano neanche potuto avere avvocati difensori. La famiglia di uno di loro, che intendeva tenere cerimonia funebre pubblica è stata aggredita in casa, violentemente picchiata e arrestata il giorno dopo l’esecuzione
. si susseguono le impiccagioni anche per reati “comuni”, spesso per spaccio di droga. Da inizio anno le impiccagioni sono già più di 200 . I familiari dei condannati hanno costituito gruppi per sostenersi e organizzano manifestazioni silenziose davanti ai tribunali e anche davanti alle prigioni quando si presume che siano eseguite le condanne: donne e bambini vengono spesso allontanati con pestaggi e gas lacrimogeni; in alcuni casi sono stati sparati proiettili coloranti alla vernice e anche con munizioni vere
. suonare uno strumento in strada è una forma di protesta che comporta il rischio di violenze e distruzione dello strumento musicale da parte della polizia. Vietato anche ballare in pubblico
. la lapide della tomba di Masha Amini viene continuamente rotta da ignoti
-resistenza nelle prigioni:
protesta delle detenute politiche del carcere Evin contro le esecuzioni
inzio dello sciopero della fame di detenuti del ramo maschile del carcere Karaj
-politica estera:
.forte tensione con i Talebani dell’Afghanistan per l’insufficiente ripartizione delle acque del fiume Hirmand che fa da confine tra i due paesi: il flusso è regolato da una diga in territorio afghano e i contadini iraniani si stanno agitando da tempo per la siccità che affligge le zone orientali da due anni. Forse i mullah stanno preparando un diversivo per sviare le proteste nel paese
. l’ambasciatore svizzero è stato chiamato a giustificarsi perchè il Ministero degli affariesteri ha criticato con un tweet le ultime impiccagioni pubblicando nel messaggio la bandiera dei tempi dello Shah e la foto di Masha Amini.
M.B.
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