OPERAI STELLANTIS DI POMIGLIANO ABBANDONANO I REPARTI PERCHÈ FA CALDO E L’AZIENDA LI METTE IN LIBERTÀ

La guerra sotterranea fra operai e padroni non ha tregua. A Pomigliano gli operai, contro azienda e sindacati, faticosamente stanno facendo i primi passi verso una propria indipendente organizzazione.
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La guerra sotterranea fra operai e padroni non ha tregua. A Pomigliano gli operai, contro azienda e sindacati, faticosamente stanno facendo i primi passi verso una propria indipendente organizzazione.


 

Lunedì 17. Gli operai di quasi tutti i reparti della Panda, viste le condizioni impossibili di lavoro per il troppo caldo, abbandonano le postazioni di lavoro. L’azienda convoca tutti i sindacati, FIOM compresa, e concordano che i macchinari (“i palloni”) per rinfrescare gli ambienti saranno accesi 24 ore al giorno e la società di distribuzione delle bevande abbasserà i prezzi alle macchinette. Da premettere che il prezzo delle bottigliette di acqua doveva già essere abbassato per lunedì 17, per una richiesta precedente dei soli firmatari che, da quello che risulta, non è stata attuata.
Al rientro in fabbrica, il 18, la situazione ambientale è di fatto identica al giorno prima. Gli operai di nuovo non lavorano. In mancanza di una risposta organizzata dei sindacati, vanno in massa in infermeria. Risposta dell’azienda: messa in libertà di tutto il personale impegnato sulla Panda.
Il messaggio dell’azienda è chiaro: voi dovete lavorare. In quali condizioni lo decido io.
E’ un’azione di forza.
Cosa rispondono i sindacati? Nessuna reazione. Solo un tardivo comunicato della FIOM dove si sottolinea che “ai sensi dell’art. 2087 c.c. … è obbligo del datore di lavoro assicurare condizioni idonee a garantire la sicurezza delle lavorazioni e adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” e che quindi “i lavoratori possono esercitare il diritto alla autotutela prevista dal combinato disposto di art. 1460 cc e art. 44 Dlgs 81/08 allontanandosi immediatamente dal posto di lavoro”. Segue la solita richiesta di un sopralluogo congiunto, per “misurare e monitorare la temperatura e l’umidità nell’arco di tutti i turni di lavoro”. Bla bla bla.
Stellantis ci prende a pugni e i nostri sindacalisti più agguerriti cercano ancora il dialogo.
Di fronte alla forza si risponde con la forza. Tu ci mandi in libertà e noi ci organizziamo per bloccare le linee della Tonale dove hai il punto debole. Questa doveva essere la risposta immediata.
Lunedì e martedì gli operai hanno stabilito che non c’erano le condizioni per lavorare e non hanno lavorato. Qualche tempo fa, avrebbero accettato di sudare e non avrebbero detto niente. Un sindacato operaio avrebbe dovuto utilizzare questo segnale, questo cambio di atteggiamento della propria base, per mettere in campo un’azione conseguente contro la prepotenza aziendale. Invece solo balbettii e inviti alla calma.
Nonostante si faccia di tutto per far dimenticare i giorni di sciopero di maggio, dove gli operai hanno scioperato contro l’aumento dei carichi di lavoro e non hanno ottenuto nulla, in realtà, quello sciopero ha lasciato il segno.
Fermarsi collettivamente, manifestare tra i reparti, sfidare i capi, è stata un’esperienza liberatoria che non si dimentica. Appena si è creata l’occasione, il non funzionamento degli impianti di raffreddamento, gli operai si sono fermati di nuovo. Fino a che punto la prepotenza dei vertici aziendali potrà tenere a freno gli operai che hanno riscoperto di essere una collettività che ha la forza di migliaia di individui uniti?
L’unica cosa che manca è ancora una volta l’organizzazione, un gruppo di operai più avanzati e determinati che diriga gli altri. Ma i tempi stanno maturando, le chiacchiere e i proclami dei vecchi arnesi sindacali già non servono più. Chi non è capace di rappresentare in modo conseguente gli interessi degli operai, è destinato a essere messo da parte.
F. R.

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