Ufficialmente oltre 22 contratti sottoscritti da CGIL, CISL e UIL sono al di sotto dei 9 Euro lordi proposti per il salario minimo. Sulla base di questo dato, consulenti del lavoro e Confindustria propongo di stabilire un salario minimo per ogni singola categoria, fissato sulla base del contratto sottoscritto dai sindacati più “rappresentativi” e cioè praticamente sempre CGIL, CISL e UIL. Come moneta di scambio propongono l’approvazione della legge sulla rappresentatività sindacale, che sancirebbe il monopolio della contrattazione ai soliti CGIL, CISL e UIL.
Caro Operai Contro, i miseri 9 euro orari lordi del salario minimo della proposta di legge dei partiti dell’opposizione parlamentare (tranne Renzi, ammesso si possa considerare tra questi) mostra i limiti dell’“opposizione moscia” di questi partiti.
La loro proposta è “prigioniera” degli strati sociali che questi partiti rappresentano ed esprimono.
In altre parole, non avendo finora dimostrato di avere la forza di sostenerlo nei posti di lavoro e nelle piazze, non hanno osato chiedere un salario minimo decente, esempio sui 12 euro orari, come in altri paesi.
Né avrebbero potuto farlo senza andare in testa coda, cozzando con le paghe medie, dei miserabili salari in Italia, dei quali fruisce anche una parte dei loro elettori. La loro proposta di salario minimo sarebbe naufragata sul nascere.
Al governo il no secco della Meloni è circondato dal coro del centrodestra, motivazioni spassose, se non si trattasse di una materia molto seria, come quella di Tajani contrario al salario minimo “perché vuole i salari ricchi”. Com’è buono lei, direbbe Fantozzi.
Alle motivazioni ridicole si alternano quelle truci di Musumeci, ministro del Mare e di un sacco di altre cose. Ecco una delle sue illuminate dichiarazioni sul salario minimo: «Credo che la risposta sia il lavoro. Basta con questo assistenzialismo, la destra e il centrodestra si contraddistinguono anche per un altro tipo di capacità propositiva». Definire assistenzialismo il salario minimo è da neurodeliri. Poi vuoi mettere la “capacità propositiva” di fare il culo agli operai?
Dal polverone sollevato dalla proposta di salario minimo, stanno venendo in luce contratti sotto i 9 euro, firmati da Cgil, Cisl, Uil e per le controparti c’è anche Confindustria il cui presidente Bonomi, ne esce sbugiardato avendo egli sempre sostenuto, che i contratti di Confindustria fossero tutti sopra i 9 euro come minimo.
Il Corriere della sera del 21 luglio, fa sapere che «La Fondazione studi dei consulenti del lavoro ha condotto uno studio sui 63 contratti collettivi di lavoro più rappresentativi «pescati» dentro ai 946 depositati al Cnel. Più rappresentativi vuole dire quelli applicati al maggior numero di lavoratori all’interno di una categoria.
Si tratta di contratti firmati quindi non da sindacati pirata ma da Cgil, Cisl e Uil e dalle principali associazioni delle imprese, da Confindustria a Confcommercio. Il risultato è il seguente: 22 contratti su 63, oltre un terzo, garantiscono una retribuzione oraria sotto i 9 euro lordi (nel calcolo si è tenuto conto della quota di tfr, 13esima e 14esima)».
In pratica da questo studio risulta che, neanche con le frazioni di tfr, 13esima, 14esima, 22 contratti di lavoro tra i più rappresentativi, arrivano a 9 euro, e non si tratta di contratti pirata.
Ma perché la Fondazione ha scelto solo 63 contratti su un totale di 208 firmati da Cgil, Cisl, Uil (tra i 946 depositati al Cnel) per «pescare» i 22 sotto i 9 euro? 208 contratti che coprono il 97% dei lavoratori a cui si può applicare un contratto nazionale di lavoro.
Resta sospesa la risposta all’interrogativo: tra i restanti 145 contratti ve ne sono altri sotto i 9 euro?
Gli operai e i lavoratori, che da questo campione di 22 contratti risultano penalizzati sotto i 9 euro, sono 2.075.815. Meno della metà dei 4,6 milioni contati dall’Inps, perché si tratta appunto di un campione di 22 contratti, e perché l’Inps considera il puro salario minimo senza le frazioni del tfr e della 13esima.
Tra i settori presi in considerazione ne fanno le spese operai tessili e dell’abbigliamento, della logistica, grafici, dell’industria dell’energia e del petrolio, del vetro e lampade, personale addetto all’assistenza alla persona, operai agricoli e florovivaisti, dell’industria delle calzature, del trasporto aereo (gestione aeroportuale), dell’industria privata armatoriale, delle pelli, artigiani legno e lapidei, e altri ancora.
Tirando le conclusioni i consulenti del lavoro mirano a stabilire che nessun contratto possa fissare livelli retributivi inferiori a quelli degli accordi firmati dalle associazioni più rappresentative, che, come abbiamo visto spesso non arrivano a 9 euro. “In questo modo non sarà il legislatore a stabilire parametri e limiti minimi ma saranno i contratti comparativamente più rappresentativi nell’ambito di ciascun settore”, dice Luca De Compadri della Fondazione consulenti del lavoro. Sì al salario minimo insomma, purché sia miserabile, non fissato dalla legge ma dalle parti sociali, categoria per categoria. Per fare questo sarebbe necessario, fra l’altro, stabilire quali sono le organizzazioni davvero rappresentative. Ci vorrebbe una legge come chiede Landini, segretario della Cgil, una legge che finirebbe col sancire per legge però ciò che, grazie ad accordi fra le parti sociali e spesso anche con la partecipazione del governo, già avviene e cioè la limitazione dei diritti sindacali dei sindacati minoritari più combattivi.
Senza mobilitazione operaia, salario minimo contrattuale o per legge, sarà comunque salario da fame.
Saluti Oxervator
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