IL PUNTO DI APPRODO DELLA SANITA’ PUBBLICA

Aperti due Pronto Soccorso a pagamento in ospedali privati. Ora anche l’emergenza si misura sulle disponibilità finanziarie di chi ha bisogno. I ricchi sono naturalmente i favoriti, i poveri possono morire.
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Aperti due Pronto Soccorso a pagamento in ospedali privati. Ora anche l’emergenza si misura sulle disponibilità finanziarie di chi ha bisogno. I ricchi sono naturalmente i favoriti, i poveri possono morire.

La recente notizia che, per la prima volta, in un ospedale privato della provincia di Bergamo (Policlinico San Marco di Zingonia) e in un ospedale di Brescia (BresciaMed) hanno aperto due reparti di Pronto Soccorso non ha suscitato la visibilità che meritava.
L’intenzione dichiarata dai due istituti privati è di garantire un servizio di “primo accesso” senza le estenuanti file, tipiche del sottodimensionato ed inefficiente Pronto Soccorso del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Il primo accesso nel Pronto soccorso per ricchi, avrà un costo iniziale (accesso e visita) di 149 euro, da cui sono esclusi ulteriori costi per eventuali altre indagini o visite strumentali.
Come è stato possibile arrivare ad un evidente servizio di qualità per chi può permettersi di pagare ed un pessimo servizio di assistenza per le classi subalterne?
Cosa ne è stato delle “virtuose” dichiarazioni di principio (Legge n. 833/1978) declamate dal ministro competente alla istituzione del SSN nel 1978?
“I cittadini devono accedere alle prestazioni del SSN senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche”
“A tutti i cittadini deve essere garantita parità di accesso in rapporto a uguali bisogni di salute”
In realtà le dichiarazioni di principio della 833/1978, ovviamente rimangono carta straccia!
Fino dalla sua istituzione il SSN offre una pessima assistenza agli operai e ai lavoratori dipendenti che, sulla base del sistema di funzionamento della spesa pubblica nel capitalismo, ne finanziano totalmente la gestione attraverso il prelievo fiscale diretto nelle buste paga. Lunghissime liste di attesa con corsie preferenziali di tipo clientelare caratterizzano i primi anni. La novità più rilevante arriva con l’introduzione del concetto di mercato anche per l’assistenza sanitaria e la conseguente possibilità per le aziende sanitarie private di stipulare con le Aziende Sanitarie Locali (ASL) convenzioni per “offrire servizi” agli assistiti (DL 502/92).
Il privato entra prepotentemente nel SSN, sempre nel sistema della spesa pubblica che in qualunque modo venga finanziata e sempre prodotta dallo sfruttamento operaio, l’ineludibile prelievo fiscale su operai e lavoratori dipendenti inizia di fatto a finanziare il settore sanitario privato, dopo avere per anni mantenuto dirigenti e loro leccapiedi della sanità cosiddetta pubblica. Dagli anni ’90 del secolo scorso, il privato ha cominciato a ritagliarsi una parte sempre più rilevante dell’assistenza sanitaria ai cittadini, fino al punto in cui, oggi, viene finanziato per quasi l’80% con fondi pubblici (fonte https://www.profignaziomarino.com/mc/520/il-servizio-sanitario-paga-il-dualismo-pubblico-privato).
Una ulteriore accelerazione verso la totale disintegrazione del concetto di assistenza sanitaria utilizzabile entro certi limiti dalle classi subalterne, la imprime il decreto sulle prestazioni intramurarie “Intramoenia” (governo Amato D.lg. n. 502/ 1992 e successive modifiche). I medici del SSN all’interno delle strutture pubbliche, con i macchinari pagati dai contribuenti, possono svolgere visite “private” con liste di attesa preferenziali determinate da costi proibitivi per gli operai, che restano nelle interminabili liste d’attesa “convenzionali”. Un sistema binario di serie A e serie B, sempre pagato con le tasse dei lavoratori dipendenti, i quali se malati gravemente devono sborsare ulteriori quattrini per avere una visita in tempi decenti.
Stando al “Sole 24 Ore” del 15/03/’23 oltre 4 milioni di poveri cristi hanno dovuto rinunciare alle cure mediche a causa delle lunghissime liste di attesa nel SSN e soprattutto dei costi proibitivi richiesti in Intramoenia o nelle strutture private, si tratta del 7% della popolazione complessiva, in calo rispetto alle rinunce del disastroso periodo Covid nel 2020/21 dove si sono sfiorati i 5 milioni.
La tendenza all’intasamento delle liste di attesa tuttavia, rimane costante, non recupera il livello di servizio, seppure pessimo, del periodo pre-pandemia. Il 41% degli assistiti, infatti, dichiara di aver pagato interamente di tasca propria il costo delle visite e delle cure, va rilevato che il 25% delle spese per la salute è ormai a carico diretto dell’”assistito”. In particolar modo le liste di attesa per esami diagnostici, interventi chirurgici e cure oncologiche nel periodo pre Covid manifestavano ritardi inaccettabili. “Cittadinanza Attiva” rileva che oltre una paziente su 10 denuncia un tempo di attesa di 13 mesi per una mammografia al seno, 9 mesi per una colonscopia. Stessa situazione per le cure post operatorie radio e chemioterapiche (mediamente 8 mesi di attesa). Dopo la diagnosi, solo 89% delle strutture garantisce un servizio multidisciplinare di assistenza. L’assistente sociale manca nell’80% dei casi, il terapista del dolore nel 55%, il nutrizionista nel 66%, e lo psicologo nel 38% dei casi (Quotidianosanita.it 1° giugno 2019).
Che impatto hanno dunque avuto questi fattori sullo stato di salute, di mortalità e benessere delle classi povere?
A riguardo non vi sono studi epidemiologici, indagini sanitarie private o dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Niente!!
Tutti concordano che su questi aspetti il divario tra nord e sud è strutturale e che molto probabilmente il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata legittimerà questo divario tra le due aree geografiche.
Tuttavia gli interventi dei governi borghesi si fanno sempre più pesanti, tra IL 2010 e il 2019 è stato portato avanti per la sanità un definanziamento oggettivo di 37 miliardi di euro (a causa della mancata indicizzazione dell’inflazione). 25miliardi dovuti ai tagli dei governi Berlusconi e Monti i restanti 12 miliardi alla scure dei governi successivi Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, (Fonte Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze GIMBE report 2019). La classe dominante, i padroni, attraverso l’azione dei loro governi di destra e di sinistra e con il tacito consenso dei burocrati sindacali hanno portato avanti una politica di privatizzazione della “Sanita più bella del mondo”.
Una politica vorace, cinica, di una violenza inaudita volta a svuotare ulteriormente le tasche, a rapinare i risparmi di pensionati, operai e lavoratori dipendenti, creando un danno irrimediabile alle loro condizioni di salute, già pesantemente compromesse dal tempo trascorso nelle fabbriche, nei cantieri, nelle campagne.
Di fronte a questa azione subdola, pragmatica e pianificata di violenza e rapina le classi subalterne senza una propria organizzazione politica indipendente sono paralizzate, demotivate e ridotte a reazioni individuali che affiorano quotidianamente in azioni violente, rabbiose, quanto impotenti.
Violenze individuali che i media borghesi coscientemente strumentalizzano per militarizzare ospedali e specialmente i pronto soccorso!!
Questa violenza sempre più diffusa, palese ed insopportabile contro le classi povere, indurrà gli operai ed i loro alleati ad un brusco risveglio che ponga il problema della difesa delle loro condizioni di sopravvivenza?
M.C.

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