I COCCODRILLI PIANGONO

Tutta la società dei ricchi e i loro rappresentanti politici spingono senza sosta per alti guadagni e bassi costi. Poi piangono lacrime di coccodrillo se questa spinta forsennata produce miseria e strage di operai. Nessuno difenderà la pelle degli operai se non gli operai stessi.
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Tutta la società dei ricchi e i loro rappresentanti politici spingono senza sosta per alti guadagni e bassi costi. Poi piangono lacrime di coccodrillo se questa spinta forsennata produce miseria e strage di operai. Nessuno difenderà la pelle degli operai se non gli operai stessi.

Caro Operai Contro, “Mi sono licenziato per tornare a casa vivo. Mai fatto corsi di sicurezza”. Basterebbe questa dichiarazione rilasciata al Fatto Quotidiano dall’operaio P. di 22 anni, fino settimana scorsa compagno di lavoro dei 5 operai uccisi sui binari, per avere una conferma delle condizioni e dei rischi in cui gli operai sono costretti a lavorare, restando spesso vittime di “infortuni” mortali.
Lui dipendente fino una settimana fa della Sigifer che ha l’appalto, faceva parte proprio della squadra di manutentori denominata “regolazione corta” travolta dal treno in corsa che ha ucciso 5 operai.
“Le leggi ci sono, qualcosa non ha funzionato”. Così per bocca del ministro dei Trasporti Salvini, il governo Meloni fa “l’anima bella”, mostrandosi estraneo davanti alla strage di Brandizzo in Piemonte, dove 5 operai sono stati travolti e uccisi da un treno che li ha investiti a 100 km orari, mentre stavano lavorando sui binari poco dopo la mezzanotte di mercoledì 30 agosto.
Gli operai continuano a morire uccisi per il profitto, a gruppi sul posto di lavoro: asfissiati nelle cisterne, maciullati sui binari, sepolti nei cantieri, furgoni di braccianti che si schiantano, bruciati vivi nelle fabbriche, dilaniati nelle piccole aziende dei fuochi d’artificio, travolti nei cantieri stradali, precipitati con i ponteggi.
Nel campo dell’antinfortunistica, il governo Meloni ha ereditato senza metterlo in discussione, l’operato dei governi che l’hanno preceduto, diventando così loro complice nei tagli agli ispettori ed ai fondi contro gli infortuni e per la sicurezza sul lavoro. In più il governo Meloni mentre cresceva la carneficina ha l’aggravante di stare inerte davanti al forte aumento degli operai che muoiono per “infortuni” sul lavoro, dopo aver liberalizzato gli appalti rendendo possibile il subappalto a cascata. Invece di investire nell’antinfortunistica, taglia anche i fondi del Pnrr.
La responsabilità in capo al governo, sta nell’aver ignorato che la continua strage degli “infortuni” mortali sul lavoro, nei primi 7 mesi del 2023, ha avuto un’impennata del 20,2% : 542 morti sul lavoro (escluso itinere) rispetto ai 451 dei primi 7 mesi del 2022. (Come qui denunciato nell’articolo “I numeri veri della strage operaia”).
91 morti in più sul lavoro oltre al numero già spaventoso, non sono bastati al governo per riunirsi, prendere misure d’urgenza e precauzionali nell’immediato, fino alla definizione di nuove norme organiche e strutturate per fermare la strage.
Nell’ultimo consiglio dei Ministri prima della pausa estiva, né in quello alla riapertura dei lavori parlamentari, il governo ha preso atto dell’intensificarsi di questa strage, non l’hanno neanche presa in considerazione.
Rfi (Ferrovie dello Stato) per spendere meno ha appaltato alla Sigifer i lavori su quei binari. “Risparmi” che si ripercuotono sulla pelle e sulle condizioni degli operai, mentre i padroni delle Ferrovie spartiscono la torta con i padroni delle ditte in appalto. In generale quando appalti e subappalti diventano una catena, fermo restando i margini per i padroni, restano pochi euro per i salari e tempi strozzati per fare i lavori.
Sigifer, attività prevalente: “Costruzione di linee ferroviarie e metropolitane” tutte le carte in regola non le aveva, dal momento che dal suo sito online, risulta scaduto al 27 luglio scorso il certificato di sicurezza sul lavoro. Con un numero di dipendenti non meglio specificato, “dai 50 ai 99”, nel 2022 ha fatto un fatturato di 13.244.596 euro (più 1,83% rispetto l’anno prima) corrispondente ad un aumento degli utili del 462,87 per cento (da 53.674 euro nel 2021 a 302.113 euro nel 2022).
Dopo poche ore della nuova tragedia con 5 operai uccisi sul lavoro, nei notiziari gira l’ipotesi che la causa può essere stato “un errore di comunicazione”. Ipotesi che spianerebbe la strada “all’errore umano” che ancora una volta scagionerebbe le responsabilità del governo, e l’inefficienza degli organi preposti alla formazione e prevenzione antinfortunistica. Tutt’al più si creerà un contenzioso fino alle calende greche tra appaltanti e appaltati.
Passano ancora poco ore e le Ferrovie dello Stato appaltatrice dei lavori, comunica ufficialmente che quegli operai non avrebbero dovuto trovarsi li a quell’ora, ma solo più tardi dopo che il treno fosse passato. Un modo indiretto ma non troppo, per dire che gli operai sono morti per colpa loro.
Landini dice: “Basta ipocrisie” e si appella al governo perché investa in salute e sicurezza sul lavoro. Ma senza una vera mobilitazione, sarà dura vincere la “sordità” del governo Meloni. E non è una vera mobilitazione dichiarare 4 ore di sciopero. Tanto meno andare in ordine sparso con l’USB che ne ha dichiarato 24. Un vero movimento di scioperi e proteste per salvare la pelle non si misura sulla concorrenza fra le sigle sindacali ma sulla reazione dura, continuata, in ogni luogo di lavoro, della massa operaia.
La Procura di Ivrea indaga e ha aperto un fascicolo. Forse non servirà neanche aspettare che la prescrizione metta fine al balletto delle responsabilità. Sembra che i colpevoli li abbiano già individuati nella squadra di operai che “non doveva trovarsi lì”, come dice Ferrovie dello Stato. In tal caso oltre i 5 operai uccisi, i 2 operai sopravvissuti, rischiano l’incriminazione per occupazione di suolo pubblico e procurata strage.
Saluti Oxervator.

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