IL GRANDE BLUFF DEL “CARRELLO TRICOLORE”

Dopo la trovata dei cartelli con i prezzi medi del carburante, ora il governo si inventa lo sconto sui generi alimentari per libera scelta della grande distribuzione, la stessa che, per garantire i profitti, li ha aumentati di prezzo. Per quanto ancora dobbiamo tirare la cinghia prima di imboccare “la strada maestra” della lotta per ottenere salari più alti?
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Dopo la trovata dei cartelli con i prezzi medi del carburante, ora il governo si inventa lo sconto sui generi alimentari per libera scelta della grande distribuzione, la stessa che, per garantire i profitti, li ha aumentati di prezzo. Per quanto ancora dobbiamo tirare la cinghia prima di imboccare “la strada maestra” della lotta per ottenere salari più alti?

Caro Operai Contro, se il Re portava le bretelle tricolore per reggere i pantaloni, il governo Meloni lancia il “Carrello tricolore” per reggere lo spot della spesa a “prezzi calmierati”.
Per l’occasione, il governo, “sorvola” sulla coabitazione del tricolore e del Made in Italy con prodotti e loro componenti, che si comprano nei supermercati, provenienti da oltre il “patrio suolo”.
Già il termine “prezzi calmierati” è ingannevole, preannuncia che i prezzi si scosteranno poco dagli attuali livelli da tagliaborse. Una bella fregatura con incorporata presa in giro del governo.
Oppure vuole intendere – dato gli attuali livelli dei prezzi – che saranno le oscillazioni a essere “calmierate”? In tal caso lo farebbe già il mercato, visto dove è arrivato il carovita in 2 anni. A meno che si voglia mettere in conto un’altra simile impennata.
Con l’iniziativa “Trimestre anti-inflazione”, il governo non pone vincoli alle catene di supermercati che vi aderiscono. Dato il mercato, resterà quindi la grande distribuzione a decidere il livello dei prezzi, a cominciare dai beni di prima necessità.
Il governo francese dal quale quello italiano ha copiato il trimestre anti inflazione, ha almeno annunciato prezzi bloccati su 5 mila prodotti, pur non essendoci un divario come in Italia tra, carovita e livello miserabile dei salari.
Dal 1° ottobre, con il logo del “Carrello tricolore”, sugli scaffali dei supermercati aderenti all’iniziativa è partita l’operazione che la Meloni con i suoi ministri hanno presentato in pompa magna, come se fosse una campagna d’autunno realmente contro il carovita.
Niente di tutto questo.
Si tratta di un altro grande bluff meloniano. Basti pensare che – se volessimo prenderla in parola – per salvaguardare seriamente il carrello della spesa salito del 25 per cento negli ultimi 2 anni – visto che i salari sono rimasti al palo – bisognerebbe ripristinare i prezzi almeno ai livelli del dicembre 2021.
Finora, la Meloni, con il suo governo, è andata all’opposto dal voler mettere in discussione i margini di profitti della grande distribuzione che chiamerebbero in causa quelli dell’industria della trasformazione e quella della produzione.
Per tenere il passo col carovita servirebbe una “scala mobile” (che è stata abolita) ancorata ad un adeguato livello dei salari, al peggio, non inferiori al reale costo della vita della forza lavoro.
Vorrebbe dire disturbare i padroni. Non è certo nel Dna del governo Meloni come si è visto nelle misure che ha preso in un anno e pure sulla tassa alle banche finita in barzelletta. Un governo che trova regolare e perciò non interviene per cercare di smuovere gli “ostacoli” che vedono il 53 per cento dei lavoratori dipendenti con il contratto scaduto da oltre 2 anni, con l’inflazione che incalza.
E, sempre in tema di rincari, a gennaio, quando nella foga di difendere il suo governo, alla Meloni scivolò di bocca l’accusa alle compagnie petrolifere di aumentare troppo i prezzi dei carburanti. Ne nacquero scontri verbali e incontri chiarificatori, alla fine Meloni per chiudere la vicenda, firmò un accordo con le compagnie petrolifere, e si ritirò con i suoi ministri con la coda in mezzo alle gambe, rievocando il vecchio detto: “andarono per suonare e furono suonati”.
In quell’accordo il governo pretese di inserire la disposizione che le compagnie petrolifere esponessero nei distributori dal 1° agosto 2023 il prezzo medio dei carburanti. Una mossa che secondo il governo avrebbe spinto verso il basso i prezzi dei carburanti alla pompa. Invece con l’esposizione del prezzo medio i prezzi che, su alcuni tratti autostradali avevano già raggiunto i 2 euro al litro, si stanno diffondendo a quei livelli e oltre su tutto il territorio nazionale, con un bel incremento delle accise nelle casse dello Stato.
Accise che la Meloni quando era all’opposizione, prometteva demagogicamente di abolire, anche con filmati specifici, veri e propri spot in cui indignata ne sbraitava l’abolizione, ma solo per prendere voti.
Mentre i telegiornali filogovernativi annunciano con grande risalto il “Patto salva spesa” del governo, arrivano i nuovi rincari di gas e luce.
In concreto, del “Trimestre anti-inflazione” resta solo lo spot nazionalista del tricolore. A imporre e gestire i prezzi resterà la grande distribuzione a tutela di un mercato di alti profitti culminante in uno sfrenato carovita da rapina. Aumento dei prezzi su tanti prodotti e “sconti” su pochi altri, poi ancora rincari da una parte e “favolose offerte” dei prodotti civetta dall’altra.
Saluti Oxervator.

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