Considerazioni sulle vicende palestinesi.
In questi giorni in Palestina si sta consumando l’ultimo atto dell’occupazione israeliana: con determinazione lo stato sionista di Israele vuole, di fatto, appropriarsi di tutto il territorio della Palestina, utilizzando come pretesto l’azione armata di Hamas oltre i confini della striscia di Gaza. Il genocidio, ma anche la pulizia etnica sono le parole più inflazionate in questo periodo. Gli israeliani confrontano l’azione di Hamas con l’olocausto nazista, in modo ricattatorio e vittimistico, e per questo vorrebbero essere giustificati per il massacro di civili inermi palestinesi. Tutti, comunque, chiaramente mi riferisco ai mass media ufficiali, ritengono che l’unico genocidio storico sia stato quello subito dagli ebrei, dimostrando una colpevole mancanza di memoria storica. In realtà il più grande genocidio storico è stato quello dei Nativi Americani in cui furono uccisi e annientati, globalmente, 100 milioni di indigeni, e tutte le classi dominanti europee sono state corresponsabili in questo genocidio, per il quale non ci sono commemorazioni e ricordi collettivi. Non solo, quello che è avvenuto nel Nord America ha molte affinità con la vicenda palestinese. Cercherò di argomentare queste mie affermazioni.
UN PO’ DI STORIA.
Il genocidio dei popoli nativi è iniziato con la scoperta delle Americhe: Colombo non è stato solo un esploratore disinteressato ma un sanguinario precursore del dominio senza scrupoli degli indigeni dell’America Centrale. Appena preso coscienza della scoperta di nuove terre gli europei ( di tutti questi stati intendiamo le classi al potere) si sono fiondati come avvoltoi per accaparrarsi le immense risorse del nuovo mondo. L’Europa aveva un bisogno sconsiderato di nuove materie prime ma anche di nuove terre dove poter emigrare. Da subito gli spagnoli e i portoghesi si impossessano del centro e sud America ed inizia il primo genocidio e la distruzione degli imperi precolombiani. Il nord America è territorio di conquista degli inglesi e francesi, i primi si insediano nell’est dell’attuale USA i secondi nel Canada. Se, però, la neutralizzazione dei nativi dell’est risulta agevole, agricoltori stanziali con abitudini simili agli europei (comunque anch’essi furono in gran parte sterminati), i pellerossa delle grandi pianure davano non pochi grattacapi e fino alla fine della guerra di Secessione Americana l’ovest (il Far West) americano rimase un territorio non conquistato. L’Europa, però, chiedeva sempre nuove terre nei nuovi mondi ed era disposta a fornire armi e risorse per sbarazzarsi di questi fastidiosi “selvaggi” che non volevano sottomettersi e non si sentivano affatto inferiori agli invasori bianchi. Ecco che allora il governo dello stato che aveva vinto la guerra di secessione predispone e programma “la soluzione finale” (ricorda qualcosa?) del problema dei pellerossa, bisognava conquistare i territori delle grandi pianure e liberarsi dei selvaggi che non accettavano il modo di vivere “civile”, soprattutto non concepivano il lavoro salariato, l’idea di lavorare per vivere. La Soluzione Finale del problema indiano fu studiato nei minimi dettagli: in primo luogo furono uccisi tutti i bisonti, fonte di sostentamento dei nativi delle grandi pianure, poi si permettevano gli insediamenti di coloni nei territori indiani per creare attrito. Se i pellerossa si ribellavano venivano massacrati senza pietà. Alla fine i nativi vennero confinati in riserve, territori dove non c’erano risorse per vivere e dipendevano dall’esterno per sopravvivere. In questo modo ci si poteva sbarazzare dai pellerossa semplicemente facendoli morire di fame o diffondendo malattie, tipo il vaiolo o la varicella, verso le quali i nativi non avevano sviluppato difese immunitarie.
Quanti morti provocò “la soluzione finale” a danno dei pellerossa non è dato sapere, certo è che ha fatto scuola ed è stata applicata in tutti i casi di sostituzione etnica e genocidio. Hitler, in primis, aveva profonda ammirazione dei nordamericani e si ispirò ad essi per attuare l’olocausto. Paradossalmente anche la nascita dello stato israeliano ricalca la strategia adoperata dai nord americani con i pellerossa: il movimento sionista, sostenuto dagli imperialisti anglosassoni fece pressione per costituire uno stato israeliano in Palestina, come compensazione dell’olocausto subito dagli ebrei in Europa. Costituire un nuovo stato, con nuove popolazioni, dove già ci sono altre popolazioni, di fatto è un’azione di sostituzione etnica che nulla a che fare con l’autodeterminazione dei popoli che si riferisce a popolazioni già esistenti sul posto! Da qui nasce il conflitto israeliano – palestinese: dopo il conflitto mondiale si decise di dare una patria ad una parte di ebrei sparsi per il mondo e creare lo stato ebraico, ma fu un’operazione fatta con la forza. 800.000 palestinesi furono costretti, nel 1948, con la forza, a lasciare le loro case, le loro terre e rifugiarsi negli stati vicini. L’azione del nascente stato sionista ricorda molto l’azione degli europei nelle Americhe che hanno fatto una sostituzione etnica con i nativi e fa comprendere la ritrosia degli arabi nei confronti degli ebrei. In realtà Israele da subito si è rilevata una emanazione dell’imperialismo mondiale in seno al mondo arabo e ben presto si è rivelato esso stesso uno stato imperialista e colonialista che ambiva, di fatto, all’occupazione di tutta la Palestina con la complicità dell’occidente. I fatti dicono questo: se si vede la suddivisione dei territori destinati (in teoria) ai due stati si vede in partenza la sproporzione di superficie; inoltre il territorio d’Israele è integro, mentre i territori palestinesi sono smembrati, perché? Perché agli israeliani sono state destinate le terre più fertili, mentre i territori palestinesi sono desertici. Ciò nonostante lo stato palestinese non è mai decollato e quando dei presidenti israeliani volevano accordarsi con i palestinesi sono stati assassinati da terroristi israeliani.
RITORNIAMO ALLA CRONACA.
Qual è la situazione attuale? Sicuramente la leadership sionista di destra vuole sbarazzarsi dei palestinesi e appropriarsi di tutta la Palestina, e si stanno adoperando in tal senso, imitando alla grande l’atteggiamento nordamericani con i pellerossa: come somiglia la striscia ad una riserva indiana! Un territorio circoscritto totalmente dipendete da Israele per il soddisfacimento dei bisogni primari; e i coloni armati nella Cisgiordania non hanno lo stesso ruolo dei coloni europei nei territori dei nativi americani, rendere la vita impossibile alle popolazioni autoctone. Cosa c’è dietro, forse c’entrano qualcosa i giacimenti di gas scoperti nel mare di fronte la striscia di Gaza?
Infine delle precisazioni: 1) Essere anti sionisti, contro lo stato sionista e imperialista d’Israele non significa essere antisemita, sono due cose profondamente diverse, gli israeliani fedeli alla loro religione sono antisionisti e contro lo stato d’Israele. 2) Quella in atto nella striscia di Gaza non è una guerra ma un attacco unilaterale in quando lo stato palestinese non esiste.
Pietro Demarco