COME LA MELONI HA AFFOSSATO IL SALARIO MINIMO

Ha potuto farlo perché tutto si è svolto nei corridoi parlamentari. Quasi tre milioni di operai a salario miserabile non sono stati chiamati a nessun tipo di mobilitazione; si sconta la mancanza di un sindacato capace di metterli in campo.
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Ha potuto farlo perché tutto si è svolto nei corridoi parlamentari. Quasi tre milioni di operai a salario miserabile non sono stati chiamati a nessun tipo di mobilitazione; si sconta la mancanza di un sindacato capace di metterli in campo.

Caro Operai Contro, il 12 ottobre il Cnel ha bocciato il salario minimo legale, (proposta di legge presentata a luglio dalle opposizioni parlamentari) sostenendo che serve invece “potenziare la contrattazione collettiva” per “un equa retribuzione”. Dopo quasi 2 mesi da quel verdetto il governo Meloni, che ne ha assunto le conclusioni, butta ancora la palla avanti per altri 6 mesi e mette in campo misure che mostrano come intende “potenziare la contrattazione collettiva”.
1) Totale inerzia del governo davanti al fatto che quasi 7 milioni fra operai e lavoratori dipendenti, hanno da troppo tempo il contratto scaduto, come i 4 anni nel settore del Commercio. Alla faccia del voler “potenziare la contrattazione collettiva”. Il governo rincara la dose con la precettazione e quindi depotenzia lo sciopero. Come se non bastasse ecco il nuovo “Pacchetto sicurezza” per scoraggiare e reprimere le lotte che dovrebbero invece “potenziare la contrattazione collettiva”.
2) È di pochi giorni fa la firma del contratto dei 270 mila bancari, con aumento medio mensile di 435 euro, più la riduzione d’orario a 37 ore settimanali. I soldi non ci sono per il salario minimo, per rinnovare i contratti e agganciarli al carovita. Con il cosiddetto “taglio del cuneo fiscale”, la signora Meloni, mette nelle buste paga di operai e lavoratori dipendenti il legnetto del ghiacciolo da succhiare; con l’anno nuovo i salari non aumenteranno di un solo euro.
3) Il 28 novembre la Commissione lavoro della Camera, con un emendamento di maggioranza, cancella ufficialmente la proposta delle opposizioni per il salario minimo legale e delega, il governo, ad adottare entro 6 mesi le modalità legislative per “garantire a ogni lavoratore e lavoratrice una retribuzione equa e sufficiente…”. Non viene specificata alcuna cifra minima. L’emendamento prevede anche l’intervento del governo nei ritardi dei rinnovi contrattuali. In realtà si è visto sopra che si sta muovendo in direzione opposta.
4) Con tanto pelo sullo stomaco il governo Meloni, mentre sabota “il potenziamento della contrattazione collettiva” dicendo che la sta promuovendo, si permette il lusso di “favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello” anche “per far fronte alle diversificate necessità correlate all’incremento del costo della vita e alle differenze dei costi su base territoriale”. Così sta scritto nell’emendamento del 28 novembre. Una dichiarazione che, oltre alla stridente prassi tra il dire e il fare rispetto al dichiarato proposito di “potenziare la contrattazione collettiva”, rischia di aprire la strada alle gabbie salariali.
5) Altra sorpresa, del citato emendamento, impegna il governo a definire nei prossimi 6 mesi misure per contrastare i “contratti pirata” tramite il “contrasto al dumping contrattuale, a fenomeni di concorrenza sleale, alla evasione fiscale e contributiva ed il ricorso a forme di lavoro nero e irregolare, in danno dei lavoratori e delle lavoratrici”. Ma, il contrasto a tutto questo, non dovrebbe essere già una prassi corrente di ordinaria amministrazione?
6) L’emendamento sul salario minimo stravolto, andrà alla Camera il 4 dicembre. Per la prima volta un emendamento della maggioranza parlamentare ribalta una proposta di legge della minoranza, stravolgendone il significato. Nei giorni scorsi Michele Tiraboschi giuslavorista componente del Cnel, commentando le decisioni della linea del governo sul salario minimo, ha scritto che: “è destinata ad assecondare un processo di smantellamento del sistema della contrattazione collettiva nazionale per come la conosciamo oggi”.

Riassumendo. Niente salario minimo e rischio di gabbie salariali! Nessun aggancio dei salari al carovita!
Rinnovi dei contratti in alto mare e contrattazione in “processo di smantellamento”, altro che “potenziamento della contrattazione collettiva!”
Sono le condizioni con le quali il governo Meloni recepirà la direttiva europea sui salari che, espressamente, “consigliava” l’introduzione del salario minimo.
Uno scenario che deve allertare gli operai. Non aspettare che i vertici del sindacato dichiarino lo sciopero. Non scrollare le spalle se certi vertici neanche lo sciopero dichiarano.
In ogni realtà la resistenza collettiva fa la differenza. A cominciare da un sasso nello stagno che ha la forza di muovere tutta la superficie dell’acqua.
Saluti Oxervator.

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