COP 28: QUANDO GLI INQUINATORI SI SCOPRONO ECOLOGISTI.

Lo so la COP 28 si è chiusa più di un mese fa, non è più un argomento di cronaca, e in una società dove ci sono dei rituali e i media decidono quali sono i problemi di cui ci si deve occupare e l’emergenza climatica entrerà d’attualità nei prossimi disastri naturali...
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Lo so la COP 28 si è chiusa più di un mese fa, non è più un argomento di cronaca, e in una società dove ci sono dei rituali e i media decidono quali sono i problemi di cui ci si deve occupare e l’emergenza climatica entrerà d’attualità nei prossimi disastri naturali…

Nel frattempo, è giusto che le masse delegano la risoluzione dei problemi ai potenti, chi regge i fili, coloro che sostengono questo sistema economico che ha creato questo disastro? Anche se in ritardo penso, però, sia importante fare controinformazione su questo evento.
Innanzitutto, già l’organizzazione della COP 28 ha dimostrato come il nostro sistema, sostenuto dal profitto generato dal lavoro salariato, si basa sull’ipocrisia: la discussione planetaria sui cambiamenti viene svolta nel tempio dello spreco, del consumismo sfrenato, del riciclo di non si sa quanti capitali, ma anche dello sfruttamento più nero degli operai, che hanno pagato con innumerevoli morti sul lavoro la costruzione di questo paradiso artificiale. Dubai è tutto questo, un posto dove in pieno deserto si sono create delle piste da sci con neve artificiale, chiaramente con enorme spreco di energia! Tutto questo per far sollazzare i ricchi che devono avere la possibilità di togliersi ogni sfizio. Non solo, la maggior parte delle delegazioni dei paesi ricchi sono giunte sul posto con aeri privati, uno schiaffo formale ai cambiamenti climatici. Ebbene questa gente, indirettamente o indirettamente, responsabile degli sconvolgimenti climatici ha organizzato il summit per affrontare il problema creato dal sistema economico che loro sostengono, ipocrisia allo stato puro! Inoltre, le COP (conferenze sul clima organizzate dalle Nazioni Unite), sono guidate e comandate dalle nazioni imperialiste che controllano il Pianeta e dalle grandi aziende industriali, le altre nazioni sono delle comparse. Allora queste conferenze sanno molto di lavaggio di coscienza, mettere delle pezze dopo che i danni sono stati compiuti, ma non è solo questo. È anche vero, però, che gli eventi climatici estremi, uniti al dissesto territoriale, stanno provocando seri danni in tutto il mondo, allora si vogliono salvare capre e cavoli, limitare i danni ma non cambiare i processi produttivi. Vale a dire creare nuove merci e nuovi bisogni, in chiave “Green”, vedi le macchine elettriche, perché non si può rompere la catena che genera il profitto, la produzione e vendita di merci.

DOCUMENTO FINALE DELLA COP: CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA.
Nella stampa si è dato molto risalto sui risultati della COP 28: per la prima volta si parla di uscita definitiva dell’uso dei combustibili fossili per la produzione di energia entro il 2050. In realtà una dichiarazione solo di intenti perché non ci sono sanzioni per chi non rispetta gli accordi, inoltre non ci sono indicazione di come raggiungere questi obiettivi. Così la cura può risultare peggiore del male, sotto sotto si vuole riproporre l’energia nucleare a profusione, oppure si ipotizza la cattura di anidride carbonica con costosi e dispendiosi meccanismi di stoccaggio della stessa. Alla fine, non si vuole rinunciare alla produzione centralizzata dell’energia, magari alternativa. È sempre il povero cristo che deve pagare il conto più salato. Non sarebbe più semplice ridurre il disboscamento e piantare nuovi alberi, coltivare alghe per catturare l’anidride carbonica naturalmente? Si, ma questo non produce lo stesso profitto, ed è questo quello che conta. Un altro aspetto non chiaro è lo sviluppo dei paesi poveri, quelli più esposti ai cambiamenti climatici, ma anche quelli più forniti di energie alternative, saranno sempre asserviti dagli ex paesi colonizzatori fornendo energia alternativa a basso costo, non è dato sapere.
Quali sono, però, le cause del riscaldamento globale, al di là di ciò che ci viene raccontato?

  • Il consumo del suolo e la cementificazione: il cemento e l’asfalto non assorbono il calore e le crescenti megalopoli creano dei grossi problemi in tal senso.
  • Il commercio navale sconsiderato: 15 navi porta container inquinano come il parco macchine circolante mondiale, perché utilizzano carburanti di scarto; nel mondo circolano migliaia di navi, molto spesso con il solo scopo di massimizzare il profitto, per approfittare dei salari da fame dei paesi poveri. Nella COP 28 questo non viene nemmeno menzionato. Non si possono mettere i bastoni tra le ruote alla globalizzazione capitalista.
  • L’eccessivo uso di nitrati in agricoltura la cui produzione richiede quantitativi spropositati di energia, anche questo problema non è stato affrontato dalla COP 28.
  • Il consumismo dei ricchi e super ricchi, coloro che chiedono sacrifici energetici sono i maggior inquinatori, con i jet privati, panfili e quant’altro sono i maggiori inquinatori del Pianeta!
  • La gestione dei dati informatici: ebbene sembra che la gestione, la conservazione e la circolazione dei dati e delle informazioni richiede un consumo di energia quando una grande nazione. Ma ci sono anche altri risvolti: hanno eliminato totalmente la possibilità di archiviare privatamente trasmissioni televisive, film o qualsiasi altra informazione, tutto viene gestito in modo centralizzato. Chi regge i fili può decidere quando vuole di eliminare le informazioni scomode!
  • La deforestazione e la perdita di fertilità dei terreni, cioè la perdita della capacità di sottrarre anidride in modo naturale.
  • Le emissioni di metano nella produzione e distribuzione del gas, 24 volte più attivo nell’effetto serra dell’anidride carbonica.
    Ebbene su tutte queste cause dei cambiamenti climatici non è proposto nessun intervento, non si può mettere in discussione il sistema: si possono anche aumentare le energie alternative ma se non si persegue una gestione sociale della produzione liberandola dalla funzione di produzione del profitto per il capitale non si va da nessuna parte! Allora non c’è da meravigliarsi se il 2023 è stato l’anno più caldo da quando esistono i rilievi meteorologi e si sono raggiunti picchi di anidride carbonica mai raggiunti prima, nonostante l’effettivo sviluppo delle rinnovabili.

    TUTTO È PERDUTO?
    I mass media diffondono il messaggio: “Vedete fino adesso abbiamo profuso benessere diffuso, merci sempre nuove per sempre nuovi bisogni, ma questo ha comportato danneggiamenti ambientali inevitabili. Adesso noi (borghesi) nella nostra magnanimità vogliamo risolvere i problemi ma ognuno deve fare la sua parte e i sacrifici necessari, ma ci vuole tempo, a meno di rinunciare alla bella vita che vi garantiamo”. Ebbene voglio riportare la mia esperienza diretta: a casa ho eliminato il metano, installato pannelli fotovoltaici che forniscono energia elettrica per tutti i nostri bisogni (riscaldamento, acqua calda, cottura dei cibi, rinfrescamento) eppure a fine anno l’energia prodotta è stata di mille kWh superiore di quella consumata. A conti fatti il costo del KWh del fotovoltaico sarebbe, in Sicilia, di 7 centesimi di Euro. Di fatto ogni nucleo familiare potrebbe produrre l’energia di cui ha bisogno e ogni città potrebbe essere una centrale di produzione e consumo di energia, senza bisogno di metano, basterebbe solo creare delle forme di accumulo dell’energia elettrica, con le tecnologie disponibili adesso, senza rinunciare a nulla. Questa è una realtà oggettiva data anche dalla mia esperienza. Allora perché aspettare al 2050?

    In realtà non è l’uomo in quanto tale che sta mettendo in pericolo la sua stessa esistenza, ma è il capitalismo che sta portando al disastro attuale perché il soddisfacimento dei bisogni deve essere regolato dal valore di scambio e non dal valore d’uso per estrarre dal lavoro salariato quote sempre più alte di profitto. Meditate gente meditate.
    Pietro Demarco
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