Tavoli al ministero, bandiere al vento di parrocchie sindacali, ma il padrone va avanti per la sua strada e gli operai subiscono. La musica non cambierà senza una vera ribellione degli operai.
Se non si ha il coraggio di lottare, si dovrebbe avere almeno il coraggio di dire le cose come stanno agli operai. L’aristocrazia operaia all’interno delle fabbriche a Melfi non sta combinando niente se non ciclicamente farsi eleggere per continuare a non lavorare sulle linee dove gli operai sono costretti a sgobbare con tempi sempre più ridotti e carichi di lavoro sempre più aumentati.
Quando gli operai entrano nello stabilimento centrale con la paura di non farcela fino a fine giornata, quando sudano per correre dietro le operazioni di lavoro assegnate, non ci vuole molto per capire cosa stanno passando.
Nello stabilimento centrale, come in tante fabbriche dell’indotto, è una giungla, il leone è il padrone e il resto deve fare tutto quello che lui decide.
Il padrone ha deciso di smantellare una linea e così ha fatto.
Il padrone ha deciso di mandare a casa gli operai mettendo nelle loro tasche un po’ di soldi e così ha fatto.
Il padrone ha deciso che gli operai devono andare in trasferta forzata e così ha fatto.
Il padrone ha deciso chi deve lavorare e chi non deve lavorare e stare in cassa integrazione e così ha fatto.
Il padrone decide quale fabbrica deve chiudere prima delle altre nell’indotto e così sta facendo.
I burocrati che si sono fatti strada nel sindacato insieme all’aristocrazia operaia lasciano fare tutto quello che vuole Stellantis. Invece di organizzare tutti gli operai dell’indotto, gestiscono la chiusura delle fabbriche, una alla volta.
Il compromesso servile dei bidelli con il padrone per forza di cose non può dare risultati contrari agli interessi del padrone.
I bidelli non possono fare altro che limitarsi a piazzare gli striscioni di parrocchia nelle varie fumose iniziative, eseguire l’arte degli sbandieratori e pubblicizzare il tutto.
Chi ha accettato da sempre i compromessi con il padrone e si è assoggettato non può ovviamente organizzare tutti gli operai dell’indotto, può solo continuare a gestire il gestibile.
E’ il padrone quello che comanda, quelli intorno a lui devono e possono solo gestire quello che ha deciso: la politica della chiusura di una fabbrica alla volta nell’indotto e il licenziamento degli operai ammorbidito con il paracadute della cassa integrazione fino a quando non precipiteranno sul lastrico.
A Melfi sono mesi che si assiste a scene teatrali. I commedianti nelle fila del sindacato chiedono in continuazione l’apertura di tavoli in Regione per far credere agli operai che si danno da fare, ma l’unica cosa che riescono a fare è aprire e chiudere i tavoli, portando a casa gli operai con la cassa integrazione. Cassa integrazione che, al di là delle chiacchiere e delle trombonate dei bidelli, non sarà a tempo indeterminato.
I bidelli con il sostegno della burocrazia sindacale e il padrone hanno ancora l’abilità di immobilizzare e incantare gli operai. Molti operai si illudono, ancora li seguono e li foraggiano con le tessere, con la speranza di salvarsi da un futuro che appare sempre più nero. I sindacalisti invece di organizzare gli operai, bloccare tutta l’area industriale e chiedere conto a Stellantis, chiedono al governo di aprire la borsa per continuare a foraggiare il padrone che ci sta affamando.
Con questo andazzo, se gli operai non si sveglieranno, Stellantis continuerà a fare quello che vuole e a procedere con il suo piano industriale.
Crocco, operaio di Melfi
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