L’ISTAT dà i numeri, il governo li interpreta a suo uso e consumo per la propaganda. Più occupati? Ma sono i mancati pensionamenti. Salari più alti? Nel 2023 + 2,8% a fronte di un carrello della spesa a +9.5%
Caro Operai Contro, se non tutti i giorni, quasi, c’è un esponente del governo a ripetere: “merito delle nostre scelte, mezzo milione di occupati in più”. E ancora: “con il taglio dell’Irpef il governo Meloni aumenta le retribuzioni”.
Si lascia intendere chissà quale cambio di registro nelle assunzioni e nella loro qualità. Si tratta invece dell’invecchiamento della forza lavoro occupata, quella con il più alto numero di morti sul lavoro e costretta a lavorare sempre più a lungo.
Questo dicono i dati che determinano quel mezzo milione di occupati in più, per la precisione 520 mila, (Istat, novembre 2023 su novembre 2022), una crescita essenzialmente dei lavoratori dipendenti.
In un anno i giovani, tra gli assunti nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni, sono stati 19 mila. Tra i 25 e i 34 anni, 71 mila. Passando alla fascia dai 35 ai 49 anni, gli occupati sono diminuiti di 47 mila.
Nella composizione demografica dei lavoratori dipendenti un significativo cambiamento negli ultimi 20anni (dal 2004) è costituito dal riposizionamento della forza lavoro per classi di età: a fronte di 569 mila 25enni entrati (nati nel 1988) ne sono usciti 874 mila cinquantenni (nati nel 1973) con un saldo negativo fra queste 2 classi di 305 mila occupati.
La ministra del Lavoro Calderone si pavoneggia tirando in ballo l’Istat a sproposito: “Il buon andamento dell’occupazione fotografato dall’Istat, è il riflesso delle politiche del lavoro introdotte in questo primo anno di governo”
Ciò che la Calderone non vuole vedere, è che dei 520 mila occupati in più, ben 477 mila (il 92%) sono operai e lavoratori di oltre 50 anni, che negli ultimi 20 anni sono passati da 4,8 a 9,4 milioni (più 95%). Mentre nello stesso periodo nella fascia tra i 25 e 34 anni sono scesi da 6 a 4,2 milioni. Ultracinquantenni come risaputo, costretti a restare al lavoro da riforme specifiche, che hanno allontanato il traguardo della pensione. Fra queste ricordiamo quella della Fornero del 2011 con il governo Monti.
Senza ombra di paradosso la Calderone e il governo di cui è ministra, devono particolarmente ringraziare la Fornero se, 477 mila operai e lavoratori non hanno potuto andare in pensione, coprendo per il 92% il conclamato aumento del numero di occupati (520mila).
Taciuta dalla Calderone la nota dolente dell’inversione di tendenza, pure questa segnalata dall’Istat a novembre 2023 su ottobre, ci sono 48 mila nuovi “scoraggiati” che non cercano lavoro, più 15 mila occupati a termine a scapito degli assunti a tempo indeterminato.
Del miserabile livello salariale nelle assunzioni, sia la Calderone e altri esponenti del governo non ne parlano. Se non per millantare “100 euro in più al mese nelle buste paga, con il taglio dell’Irpef”.
In realtà a cominciare dal 2022 (governo Draghi) agli operai sono andati pochi euro con 3 tagli dell’Irpef.
I 100 euro sbandierati dagli esponenti del governo, riguardavano la fascia dei 35mila euro annui, ossia retribuzioni intorno ai 3 mila euro al mese!
Gli stessi dati ufficiali sul potere d’acquisto dei salari, per quanto “addomesticati”, smentiscono clamorosamente le sparate del governo.
Nel 2022 i salari sono aumentati del 3,6% a fronte di un aumento del carrello della spesa del 13%. Né il governo Draghi, né quello della Meloni subentrato a ottobre dello stesso anno, hanno colmato questa differenza. Idem per il 2023 con i salari aumentati del 2,8%, a fronte del carrello della spesa a più 9,5%.
Non da ultimo tenendo ben presente che, al di là della media nelle cifre, è proprio l’Istat a quantificare come l’inflazione colpisca molto più pesantemente i salari rispetto gli strati alti della società. Esempio: nell’autunno 2022, il tasso d’inflazione calcolato sul paniere di consumo del 20 per cento più povero della popolazione, era al 18,6 per cento, quasi 9 punti più alto di quello del 20 per cento più ricco (9,9 per cento).
Al supermercato con lo stesso salario, si compra molto meno spesa.
5 milioni di operai e lavoratori hanno i contratti scaduti da diversi anni, si arriva a 10 milioni con quelli in scadenza nel 2024. In ogni luogo di lavoro operai e lavoratori diano la sveglia al sindacato, e si mobilitino collettivamente contro i licenziamenti minacciati dalle fabbriche in crisi; contro il pensionamento spinto alle calende greche; per la sicurezza sul lavoro e un recupero salariale degno di questo nome. Visto che agli operai, per questo governo, va tutto a gonfie vele.
Saluti Oxervator.
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