l’Autonomia differenziata nella sanità non farà altro che aggravare la differenza fra chi può curarsi perché ricco e chi può morire prima perché è povero con l’aggiunta di avere la sfortuna di abitare nelle regioni del Sud.
Caro Operai Contro, l’“Autonomia differenziata” che il governo Meloni ha già approvato nel primo passaggio al senato, trasformerebbe in una voragine sociale, la già inaccettabile discriminazione tra chi può curarsi perché ha i soldi, e chi non avendone ci deve rinunciare fino alle estreme conseguenze.
Una legge che dopo il suo varo dovrebbe anche passare da un referendum popolare, perché dalle previsioni, sembra non ottenga l’approvazione dei due terzi delle due camere. Perciò trattandosi di una forma di secessione delle regioni dallo Stato centrale, (che non riguarda solo la Sanità) si rende necessaria la consultazione referendaria. Qui affronteremo il solo problema della sanità “differenziata”.
In Italia la spesa sanitaria privata, a carico delle famiglie, rappresenta il 24% della spesa sanitaria complessiva. A permetterselo sono ricchi, benestanti e saltuariamente, minoranze di strati medio-bassi attingendo ai pochi risparmi.
Al Sud l’8,2% dei nuclei familiari è costretto a rinunciare alle cure per motivi economici, nel resto del paese la percentuale scende al 4,6%. Ne consegue che l’aspettativa di vita al Sud, è inferiore di 1,3 anni rispetto al Centro e al Nord-Ovest e di 1,5 anni rispetto il Nord-Est.
Anche nelle morti per tumore il Sud ha superato il resto del paese. Sempre complice la scarsa prevenzione, esempio, solo il 12% delle donne calabresi usufruisce di periodici controlli mammografici, rispetto il 75% delle donne dell’Emilia Romagna.
“Abbatteremo le liste d’attesa” proclamava la Meloni. Ma i soldi stanziati con la legge di Bilancio 2024 non bastano per i rinnovi dei contratti né per lo sblocco delle assunzioni, (mancano almeno 70mila infermieri e 20mila medici) né per sostenere il rincaro dei costi legati alla Sanità.
Ancora più penalizzato come si è visto il meridione, con 5 regioni su 8 che non garantiscono nemmeno i livelli essenziali di assistenza (Lea) come risulta dal rapporto dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno (Svimez) presentato in questi giorni insieme alla Ong Save the Children. Altro che diritto costituzionale alla salute!
Le picconate alla Sanità pubblica sono iniziate negli anni ”90 stravolgendone i criteri in modo che “giustificassero” tagli al finanziamento. E, insieme a questo, destinando una quota dello stesso finanziamento pubblico ai “pionieri” della Sanità privata, tra il compiacimento dei loro padrini in parlamento.
Ampliatasi col passare degli anni e dei governi l’applicazione di quei “criteri” vede oggi oltre la metà della spesa sanitaria stanziata per le strutture private convenzionate e per le rapide carriere delle sue baronie che fanno il paio con quelle degli ospedali pubblici.
I governanti del “Bel Paese” nel 1992 hanno trasformato gli ospedali in “catene di montaggio”, aziende per produrre profitti. Dato il finanziamento, la “missione” non doveva più essere la qualità della cura, ma la quantità e la velocità delle cure, dei ricoveri e rispettivi malati. Per aumentare la produttività, mentre l’occupazione del personale sanitario imboccava una discesa inarrestabile, aumentavano i carichi di lavoro per chi restava.
Cancellati oltre 100mila posti letto compresi quelli degli ospedali chiusi. Molti ospedali sono stati riciclati in lazzaretti dove vengono “depositati” per morire, soprattutto i malati che per colpa di criminogene liste d’attesa non hanno potuto curarsi, tanto meno privatamente.
Fra le più grandi economie europee, tra il 2010 e il 2019, l’Italia si è distinta come unico paese ad aver diminuito in termini reali l’investimento pubblico pro capite per la Sanità di oltre il 2% mentre in Francia e Germania è aumentato oltre il 30%.
Il Servizio Sanitario Nazionale,(SSN) nato nel 1978 e tenuto in piedi con i soldi delle “trattenute” fiscali e previdenziali nelle buste paga, copriva allo stesso modo tutti gli utenti in tutte le regioni: dai residenti ai senza fissa dimora, occupati e disoccupati, migranti e ricchi, fermo restando per quest’ultimi la possibilità di curarsi anche privatamente. Come normalmente avveniva.
Ora, invece di appianare i problemi del SSN, le grosse disparità tra chi può curarsi e chi no e tra il Nord e il Sud del paese, il governo Meloni con l’ “Autonomia differenziate”, se non verrà fermato, vuole pianificare lo smaltimento della “sovrapproduzione” di malati, compresi quelli che non hanno potuto e non possono curarsi. La soluzione del governo è chiara: poco o niente cure e poi ai lazzaretti.
Così il governo pensa di “risolvere” la questione sanitaria. Invece suo malgrado la sta trasformando in una grande questione sociale, dove per dimostrare quanto è forte, non dovrà vedersela solo con chi non ha potuto curarsi, gli ammalati e i morti prematuramente.
Saluti Oxervator.