Il buco nero del cantiere della strage, non è ancora chiara la rete di appalti e subappalti, con che contratto lavorassero, chi doveva gestire la sicurezza… Da sotto questo polverone ne usciranno puliti i Caprotti, i padroni delle ditte, gli ispettori, il governo ed anche i dirigenti sindacali che minacciano grandi mobilitazioni e se ne escono con un misero sciopero di due ore.
Caro Operai Contro, dopo Brandizzo in Piemonte un’altra cinquina di operai in Toscana è stata uccisa in un colpo solo a Firenze. Dove sorgeva un vecchio capannone abbandonato da 50 anni, l’Esselunga ha deciso di costruirci un proprio megastore.
Luigi Coclite 59 anni, Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni, Mohamed Ferhane, marocchino 24 anni, e il suo connazionale Taoufik Haidar, 43 anni. Ancora sotto le macerie Bouzekri Rahimi 56 anni, marocchino. Si dice che almeno 2 dei nordafricani fossero costretti a lavorare in nero, perché non gli veniva riconosciuto il permesso di soggiorno e sembra che siano in tanti a dover lavorare in queste condizioni. Provengono invece dalla Romania i 3 operai gravemente feriti ancora in ospedale.
Tra morti e feriti, un “campione” della composizione della forza lavoro fra gli oltre 200 operai, addetti a turno nei lavori del capannone Esselunga in costruzione a Firenze.
Il nuovo codice degli appalti a cascata voluto dal governo Meloni, scatena una concorrenza al ribasso nell’assegnazione dei lavori. Un ribasso che porta al cimitero gli operai, passando per il super sfruttamento e una raffica di infortuni anche non mortali ma spesso gravi e invalidanti. Ritmi e carichi di lavoro massacranti, un età troppo elevata per stare sui cantieri, precarietà alle stelle, formazione scarsa e addirittura nulla per gli operai inquadrati in altri contratti non quello dell’edilizia.
Nell’uccisione dei 5 operai a Firenze, non vi è stato alcun infortunio. La responsabilità è nella gestione del cantiere, gestione accecata dalla sete di profitto. La presidente di Esselunga Marina Caprotti si affretta a giustificarsi: l’azienda immobiliare committente è sì la Vilata Spa, partecipata al 100% da Esselunga, che però ha appaltato l’esecuzione dei lavori ad Attività Edilizie Pavesi, che a sua volta ha subappaltato i lavori. In totale tra appalti e subappalti si contano ben 64 aziende (sessantaquattro), magari con contratti fittizi. I 5 operai morti erano oltre il terzo livello di subappalti.
Come se non bastasse, per “risparmiare” sui salari, gli operai non venivano inquadrati e retribuiti con il contratto dell’edilizia, ma bensì come metalmeccanici, autisti e gruisti, giardinieri e colf, contratti pirata. Almeno 200 euro in meno al mese in busta paga, inoltre le aziende “risparmiano” anche aggirando gli obblighi sulla sicurezza e la formazione del personale, previsti per la formazione dal contratto dell’edilizia.
Per il governo la ministra del Lavoro Calderone, annuncia il contrasto del lavoro sommerso promettendo alle aziende sconti contributivi e sulle sanzioni, in cambio della promessa a mettersi in regola. In pratica un altro condono, per lo più “preventivo” che la Calderone vuole attuare come premio alle “promesse virtuose” delle aziende.
Bisogna smascherare anche l’informazione che servilmente si adatta ai dati dell’Inail e del governo. Non è vero che i morti sul lavoro sono diminuiti! Nel solo giorno del 16 febbraio, sono 15 gli operai morti per il lavoro, di cui 5 in itinere. In tutto il 2023 sono stati 1.485 di cui il 30% non contati dall’Inail, perché senza assicurazione. 1.485 diviso 365 giorni, fanno più di 4 morti al giorno. Calcolati con regolari contratti di 5 giorni, per settimana, ferie e permessi, diventano molti di più di 4 al giorno. Sempre dai dati dell’Osservatorio di Bologna risulta che dall’inizio dell’anno al 16 febbraio, i morti sul lavoro sono stati 194 di cui 148 sui luoghi di lavoro, 46 in itinere.
“Pronti al referendum per cambiare tutto”, dice Landini mentre Cgil e Uil proclamano una giornata di assemblee e mobilitazione nazionale per il 21 febbraio, due ore di sciopero nazionale per cinque operai ammazzati, precisando per la vergogna di uno scioperetto di facciata che “non deve essere che l’inizio”. Dalla ghiacciaia dell’antisciopero, il segretario della Cisl Luigi Sbarra, balbetta: “serve una strategia nazionale”.
Visto che neanche condivide la giornata di mobilitazione, c’è da chiedersi se non alluda ad accodarsi ai subappalti a cascata – con tutto ciò che comporta – voluti dal governo Meloni.
Saluti Oxervator.
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