Elezioni in Sardegna: possono anche far finta di niente ma “i figli di nessuno” che non hanno espresso un voto, fra non votanti, nulle e bianche sono più del 50%. Mettendoli nel conto, il consenso tanto sbandierato dai partiti si riduce a metà.
Caro Operai Contro, vediamo con qualche esempio la differenza tra i dati ufficiali che ignorano i non votanti, e i dati che ne tengono conto.
Pd 94.411 voti = 6,5% e non il fasullo 13,8%.
FdI 93.122 voti = 6,4% e non il fasullo 13,6%.
M5S 53.066 voti = 3,6% e non il fasullo 7,8%.
FI 43.171 voti = 2,9% e non il fasullo 6,3%.
Lega 25.609 voti = 1,7% e non il fasullo 3,7%.
Verdi Sinistra 31.856 voti = 2,2% e non il fasullo 4,7%.
Coalizione 10 liste Centrosinistra 290.720 voti = 20% e non il fasullo 42,6%.
Coalizione 9 liste Centrodestra 333.873 voti = 23% e non il fasullo 48, 8%.
Aless. Todde capolista coalizione Centrosinistra 331.109 voti = 22,8% e non il fasullo 45,4%.
Paolo Truzzu capolista coalizione Centrodestra 328.494 voti = 22,6% e non il fasullo 45%.
Le elezioni regionali in Sardegna, hanno visto disertare le urne la metà degli elettori, confermando la loro estraneità a Partiti e Coalizioni che con programmi e promesse sempre più “lontane” pretendono di rappresentarli chiedendone il voto.
Dal comunicato ufficiale di Regione Sardegna si legge: “nelle 1.844 sezioni hanno votato 758.252 elettori, pari al 52,4% dei totali aventi diritto (1.477.753).
Rispetto alle regionali del 2019 con il 53,09% dei votanti, domenica scorsa c’è stata quindi in termini percentuali, una flessione di un meno 0,69% di votanti.
Come risulta dal riquadro di “La Repubblica” del 28 febbraio, 1.825 sezioni scrutinate su 1.844; tra la somma dei voti andati al Centrosinistra, Centrodestra, Soru, L. Chessa, (683.202) e il totale di quanti sono andati a votare, (758.252) mancano nei conteggi 75mila voti. Ma, avendo dichiarata chiusa la partita, evidentemente si tratta in gran parte di schede bianche e nulle, più che delle 19 sezioni ancora da scrutinare.
Schede bianche e nulle che tirano i cosiddetti voti “validi” sotto il 50%.
Già questo dimezza di netto le sbandierate percentuali di ogni lista, percentuali calcolate non sugli aventi diritto, ma solo su quanti hanno effettivamente votato.
Praticamente il non voto non è considerata una scelta. L’astensionismo non suscita alcun interesse vero, nei politici, nei commenti degli opinionisti e nelle analisi del voto, che proprio per questo risultano surreali o “addomesticate”.
Il fatto che metà del cosiddetto “corpo elettorale” non vota più, è un atto d’accusa, un fallimento dei Partiti e dei governi che si sono avvicendati. Un dito puntato contro una politica estranea e sempre più nemica, degli strati sociali bassi. Occuparsi del non voto significherebbe prendersi carico dei motivi e delle condizioni che lo producono.
L’astensionismo viene abbandonato nell’area dei “figli di nessuno” elettoralmente parlando, ma soprattutto socialmente, per la maggior parte di loro. Escludere il “non voto” dalle percentuali delle conteggio elettorale, è una discriminante operazione politica, per esibire cifre gonfiate di consensi.
Proprio per tenere conto dell’astensionismo, e per la correttezza dei dati, il calcolo dei confronti visti sopra, si basano sui voti presi dai Partiti, dalle coalizioni, dai capicoalizione, in rapporto al totale degli aventi diritto, e non di quanti sono andati a votare.
Dietro il paravento dei dati truccati, il Centrodestra pur avendo preso più voti del Centrosinistra, ha perso le elezioni in Sardegna, perché la candidata presidente del Centrosinistra Todde, ha preso 2.615 voti in più del candidato Truzzu del Centrodestra. Gli osservatori attribuiscono a Salvini e ai suoi amici, la responsabilità di aver organizzato un sistematico voto “disgiunto” come rivalsa nei confronti della Meloni, che ha voluto candidare il perdente Truzzu, spodestando il leghista Solinas.
Il Centrosinistra vinte le elezioni per una manciata di voti, parla di “vento che cambia” con “le matite che hanno risposto ai manganelli” e guarda fiducioso alle vicine elezioni in altre regioni.
Il governo accusa il colpo della sconfitta in Sardegna. Dopo il sarcasmo dei primi giorni, ha reagito – segnatamente Salvini, Piantedosi, la stessa Meloni – con propositi di rilanciare la politica della censura e del manganello, nei confronti del dissenso e quindi nel suo esprimersi con lotte, picchetti, scioperi, presidi e manifestazioni di strada.
Per resistere non basteranno le “matite”, e il vento può veramente cambiare con la lotta e la mobilitazione collettiva, non può essere il vento che nasce e muore nella cabina elettorale.
Saluti Oxervator.