Tutto lo sviluppo della tecnologia si realizza in rapporti di produzione sociali, così è anche per l’intelligenza artificiale. Fra le innumerevoli sue applicazioni una è e sarà centrale: come rendere più intenso lo sfruttamento degli operai e rendere più profittevole il loro lavoro.
Caro Operai Contro, viene propinata come “motore della prosperità” e al tempo stesso come flagello di posti di lavoro. Molti sostengono che riguarderà in prevalenza i “colletti bianchi” ma, il Fondo monetario internazionale (FMI) prevede che l’Intelligenza artificiale (IA) abbia conseguenze sulle attività di un decimo dei lavoratori su scala globale e del 60 per cento dei lavoratori nelle “democrazie avanzate”, con effetti “commercialmente dirompenti” sui mercati già nel 2024.
Il “filosofo” M. Cacciari così sintetizza: “In molti settori l’uomo diventerà superfluo”. Dato il sistema in cui viviamo, “superfluo” diventa “esubero”.
Un “motore della prosperità” quindi da pagare a caro prezzo, come se a distruggere posti di lavoro sia la tecnologia o il macchinario, e non invece l’uso capitalistico che ne viene fatto.
Le nuove tecnologie incorporano mansioni che prima faceva l’operaio. Il tempo di lavoro liberato dal macchinario diventa tempo di nuovo lavoro: più intensivo sfruttamento con relativa svalorizzazione del salario. Più produttività che rende “esuberi” un certo numero di operai visto che il padrone ottiene la produzione in minor tempo e con meno operai.
La voracità del mercato mondiale registra in Italia una crescita dell’occupazione operaia, per produrre, distribuire, far circolare l’accresciuta massa di merci. Una crescita dell’occupazione operaia che in Italia è cronicamente accompagnata dai salari bassi, sempre più lontani dal carovita.
Dal 2008 (bancarotta Lehman Brothers e conseguente crisi finanziaria) al 2022 compresi, in questi 15 anni in Italia, gli operai del settore privato (esclusi operai agricoli e domestici) sono aumentati del 11,24%, passando da 9.001.703 con 758.478 apprendisti, a 10.014.258 con 655.095 apprendisti. (Istat Ateco).
In attesa di “scoprire” i dati sui relativi salari di questi 15 anni in cui l’occupazione operaia è cresciuta dell’11,24%, per ora conosciamo solo l’andamento della retribuzione media dei lavoratori dipendenti complessivi, compresi quadri e dirigenti (esclusi lavoratori agricoli e domestici). Retribuzione passata da 20.005.961 euro del 2008, (1.538 euro per 13 mensilità) a 22.839.000 del 2022 (1.756 euro per 13 mensilità).
Un incremento puramente nominale del 14,1%. Di cui, settimana dopo settimana per 15 anni, ne abbiamo denunciato l’inconsistenza nel far fronte al caro prezzi. L’Associazione “Altroconsumo” ha rilevato nel solo 2022 rispetto l’anno prima, un aumento del carrello della spesa del 24%.
Se si aggiunge l’inflazione dei rimanenti 14 anni, quel 14,1% di incremento nominale della retribuzione media, risulta proprio una presa in giro.
I padroni e i loro governi che in diversi paesi come l’Italia – per varie ragioni – sembra non possano da subito competere nel pieno utilizzo dell’IA, sono preoccupati di non riuscire a stare al passo con i concorrenti in possesso della nuova tecnologia digitale.
Sarebbero già troppo avvantaggiati i grandi gruppi come Amazon, Facebook e Microsoft. Per evitare che ciò possa dare vita ad un oligopolio dell’IA, (ammesso che di fatto non lo sia già) qualcuno tra gli addetti ai lavori, ha proposto di affidare la gestione delle regole per l’IA, ad “un’Agenzia globale sul modello di come opera l’Agenzia sull’energia atomica”. Una sorta di gestione di “equilibrio” dettato dal “terrore” di restare fuori dalla partita dell’IA.
I padroni si preoccupano di accaparrarsi le nuove tecnologie per intensificare lo sfruttamento operaio.
Gli operai devono rinsaldare la più alta unità nell’individuare i metodi più efficaci di lotta, per contrastare lo sfruttamento e ogni mezzo o forma per aumentarlo. Con o senza l’Intelligenza artificiale.
Saluti Oxervator.