Il fatto ha sollevato in tutto il mondo un’ondata di indignazione che però non ha modificato di una virgola l’azione militare del governo israeliano contro i palestinesi. Si conferma che il buon cuore, le buone parole, le carte dei diritti internazionali in questi casi servono a niente. Si conferma ancora che l’unica possibilità di fermare i governi imperialisti, le aggressioni di cui sono capaci, passa attraverso il loro rovesciamento “in patria” e nella capacità armata dei popoli oppressi di resistere e batterli militarmente. Non solo sostegno pieno ai palestinesi, ma sostegno ad ogni protesta in Israele contro il governo di Netanyahu augurandoci che dalle manifestazioni contenute si passi a qualcosa di più consistente e radicale. E’ più facile chiedere cibo per i “poveri palestinesi”, molto più complicato sostenere che hanno bisogno di organizzarsi per la resistenza all’esercito invasore, con ogni mezzo a Gaza e in Cisgiordania, per fermare la colonizzazione forzata, per non dare libertà di azione a chi vuol cancellare un popolo semplicemente sterminandolo.
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