Ormai la protesta della gioventù contro lo sterminio del popolo palestinese ha varcato i mari. Avanti così! C’è tanto da fare per la liberazione degli sfruttati e degli oppressi in ogni parte del mondo!
Caro Operai Contro, in Italia la repressione preventiva non è riuscita a soffocarne la voce. In Francia la protesta esplode nell’università più famosa. Negli Stati Uniti il suo dilagare viene collocato dalla prima pagina del Corriere della sera, come possibile segnale di un nuovo “68, equiparando lo sdegno per il massacro di Gaza, allo stesso che aveva scosso l’America per la guerra in Vietnam.
Il governo Meloni è al lavoro per ufficializzare più censura e repressione per chi si ribella alla barbarie di Netanyahu contro il popolo palestinese.
Non contento del clamoroso fallimento decretato dalle innumerevoli sentenze dei Tribunali che hanno smontato il suo decreto Cutro, il ministro dell’Interno Piantedosi – invece di prenderne atto e dimettersi – si appresta a varare nuove misure repressive, sperimentate in questi mesi contro studenti e manifestanti, scesi in piazza contro il massacro dei palestinesi a Gaza, voluto da Netanyahu a capo del governo israeliano.
Cariche della polizia il 23 aprile a Torino. Ancora una volta la Meloni dà la sua versione dei fatti: “7 agenti sono rimasti contusi a seguito del tentativo da parte di un violento gruppo di attivisti, di sfondare un cordone di polizia nei pressi del Castello del Valentino”.
I giovani controbattono: “Eravamo a volto scoperto a mani nude”. Contestavano la presenza al Politecnico di 4 ministri, Tajani, Bernini, Pichetto Frattin e Lollobrigida, arrivati per una conferenza sulla collaborazione fra università israeliane e italiane.
Il movimento studentesco chiede di fermare il connubio della ricerca bellica, tra Israele e i maggior costruttori di armi in Italia, come Leonardo Med-Or e le università.
Il 16 aprile, il manganello di Piantedosi colpisce a Roma com’era già avvenuto a Pisa e in altre città. Almeno 4 cariche della polizia in tenuta antisommossa. In una di queste sono stati fermati 2 studenti con accuse inventate, rilasciati in serata, ma rinviati a processo a partire dal 22 maggio prossimo.
Una pretestuosa aggressione come altre in questo periodo.
Anche qui le immagini viste non corrispondono alla seguente descrizione fatta dalla Meloni: “ Devastazioni, aggressioni, scontri, assalti a un Rettorato e a un Commissariato, con un dirigente presi a pugni. Questo è delinquere”.
Dunque per la Meloni gli scontri sarebbero stati provocati dalla violenza degli studenti, e come prova dell’aggressione che dicono di aver subito il 16 aprile, le forze dell’ordine hanno esibito uno sproporzionato bollettino di guerra, con un elevato quanto improbabile elenco di feriti: 16 agenti del reparto mobile, 9 funzionari della questura, 2 carabinieri. Dai video si vede benissimo la polizia che carica a freddo il corteo.
Ancora una volta la versione del Palazzo ribalta la frittata per tentare di giustificare la politica della repressione e del manganello.
Dopo aver sfacciatamente provocato il “casus belli”, ecco il “rimedio” del governo Meloni per bocca dello stesso Piantedosi: “Il pacchetto sicurezza non è più rinviabile e i fatti di Torino lo dimostrano”.
Il riferimento è al pacchetto sicurezza già varato dal Consiglio dei ministri, ma non ancora dal Parlamento. Tutto questo per frenare e reprimere l’estendersi delle contestazioni, nelle sue varie forme: assemblee, occupazioni, presidi, cortei ecc. in scuole e atenei in tutto il Paese.
“Non vogliamo studiare per essere complici della guerra” affermano gli studenti. Per tutta risposta arriva la notizia che altri 32 studenti della Sapienza sarebbero stati identificati e denunciati per l’occupazione del rettorato il 25 marzo.
“Vogliono chiudere gli spazi di agibilità politica in università – ribadiscono gli studenti – Ribadiremo dentro e fuori che non fermeranno il nostro sostegno alla resistenza palestinese”.
Saluti Oxervator.
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