Quanto più gridano di appartenere al popolo, tanto più i politici borghesi vivono da ricchi. Al governo si va solo per servire i padroni.
È di questi giorni la notizia della presa di possesso, da parte della Meloni, della sua nuova casa, in realtà già acquistata l’anno scorso, ma in ristrutturazione.
I giornalisti, anche quelli di “opposizione”, si sono concentrati sui dettagli, ma quasi nessuno si è fermato sulla questione principale: il prezzo dell’immobile. La cifra è di un milione e 100.000 euro.
Non proprio una casetta, ma una villa di centinaia di metri quadri, con piscina e spazio esterno in una zona residenziale di Roma di buon livello, a detta di chi queste cose le sa.
Cosa c’è di strano? Meloni non può comprarsi una villa? Certo che può farlo! Guadagna centinaia di migliaia di euro da una vita visto che la sua unica occupazione da anni è quella di fare la parlamentare. Quello che salta agli occhi è la grande differenza tra quello che è e quello che dice di voler rappresentare in politica. Non è la “popolana” che finge di essere. Certo per i suoi gusti estetici può anche credere di esserlo. Ma per il suo livello di vita, che l’acquisto milionario documenta, è lontanissima anche da quella piccola borghesia e gran parte del ceto medio che vuole rappresentare. Sicuramente non ha niente in comune con gli altri “cittadini” italici, operai e disoccupati, che, come rappresentante della “italianità”, ha ufficialmente “a cuore”.
Anzi, l’acquisto della “villa”, l’obiettivo più ambito di quelli che sono “arrivati”, in sé dimostra la lontananza nei confronti di quelli che stanno sotto, di quelli che, nell’immaginario degli “arrivati”, non sono stati capaci di emergere perché limitati.
Diamo uno sguardo alla realtà sociale, anche se è ormai quasi impossibile stabilire la composizione delle classi sociali attraverso le statistiche ufficiali. Lo stesso concetto di classe è stato eliminato. Ma anche con i limiti voluti delle statistiche ufficiali, sappiamo che in Italia ci sono 23.546.000 occupati, 1.945.000 disoccupati, e 12.444.000 inattivi.
Degli occupati 18.693.000 sono lavoratori dipendenti. Di questi, nel settore privato, 121.000 sono “dirigenti” e 479.000 sono “quadri”, mentre nel settore pubblico sono circa 180.000 i dirigenti e i “professionisti” dipendenti. Quindi 17.913.000 sono operai e impiegati.
Le retribuzioni medie lorde sono in corrispondenza le seguenti:
Dirigenti: € 103.418
Quadri: € 55.632
Impiegati: € 32.174
Operai: € 25.522
Sono cifre indicative e ballerine perché sappiamo, per esempio, che 5,7 milioni di operai guadagnano 850 euro netti al mese, e 2 milioni arrivano a 1.200 euro al mese.
Quindi, quelli che stanno meglio tra gli operai guadagnano sì e no 20.000 euro netti all’anno, ma ormai, per la maggior parte, tra lavori temporanei e per lo più sottopagati, molto meno.
I lavoratori autonomi sono ufficialmente 5.045.000. Stabilire i loro redditi reali è impossibile, sappiamo che una parte minoritaria sta benissimo. Una buona parte sta meglio degli impiegati e degli operai, ma c’è anche una parte di loro che arranca e costantemente sparisce come ceto medio.
C’è poi il buco nero degli “inattivi”. Alcuni sicuramente ricchi che non hanno bisogno di lavorare. Possiamo includere tra questi molti borghesi che vivono di rendita. Diversi che fanno lavori a nero e non se la passano male. Ma la gran parte sono lavoratori saltuari, sottoproletari che vivono di espedienti, gente che si è anche stancata di cercare inutilmente un lavoro con il collocamento.
Dalla realtà che ne esce, un operaio impiegherebbe 55 anni per guadagnare un milione e 100.000 euro, il costo della “villa” della Meloni. Un impiegato, o uno del ceto medio basso, li guadagnerebbe in meno tempo, ma sicuramente con più di quarant’anni di lavoro. Tutti costoro non potrebbero comunque permettersi la villa della Meloni perché dovrebbero utilizzare quei soldi per sopravvivere.
A quale ceto sociale appartiene allora la Meloni, questa coerente rappresentante del “popolo”?
F. R.