SUL CORTEO DEL 18 OTTOBRE DEGLI OPERAI STELLANTIS A ROMA

E’ stata una passeggiata, con una forza di migliaia di operai poteva essere altro. Ma sotto il controllo di funzionari sindacali compromessi, esponenti politici parolai e forze dell’ordine la rabbia non ha potuto manifestarsi. Anche perché gli interpreti veri di questa rabbia, che ci sono nelle fabbriche, non credono più a queste parate e non partecipano.
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E’ stata una passeggiata, con una forza di migliaia di operai poteva essere altro. Ma sotto il controllo di funzionari sindacali compromessi, esponenti politici parolai e forze dell’ordine la rabbia non ha potuto manifestarsi. Anche perché gli interpreti veri di questa rabbia, che ci sono nelle fabbriche, non credono più a queste parate e non partecipano.

Alcune considerazioni sul corteo degli operai Stellantis a Roma.
1) Il percorso del corteo ha seguito strade secondarie e brevi, da piazza Barberini a piazza del Popolo, passando per Trinità dei Monti, in alcuni punti, a causa delle strade troppo strette, pericoloso per i partecipanti. Più un percorso turistico che sindacale. In tutto venti minuti a piedi. Due fermate della metropolitana. Questo già la dice lunga sul peso degli operai oggi, tra l’altro del comparto automobilistico, quello che è ancora la concentrazione operaia più grossa in Italia. I padroni, e il governo al loro servizio, chiudono la protesta operaia in un angolo secondario della città. Con gli operai sempre tallonati dalle “forze dell’ordine” che “invitavano” a proseguire quelli che si attardavano. Fin quando gli operai non si organizzeranno in proprio verranno trattati così malgrado il loro enorme potenziale di forza incuta paura a tutti.
2) Assenza quasi completa di “solidali”, in particolare degli studenti.
3) Gli operai tutti intruppati dalle rispettive organizzazioni sindacali con magliette e cappellini di colori diversi. Azzurro per la UILM, verde per la FIM e rosso per la FIOM. Per gli operai non un buon segno. In una fase in cui solo l’unità dal basso, l’organizzazione collettiva degli operai senza differenze di parrocchie, è il presupposto per cominciare a reagire al padrone, si lasciano invece intruppare dietro le bandierine dei sindacati, al punto che gli operai di una stessa fabbrica li ritrovavi in diversi spezzoni del corteo, in base al sindacato di “appartenenza”.
4) È da sottolineare che i colori della UILM e della FIM messi insieme erano più di quelli della FIOM. Un altro brutto segnale. Nella difesa individuale gli operai scelgono principalmente i sindacati più vicini al padrone, con l’idea che con le “buone” relazioni c’è la speranza di salvarsi. Invece di organizzarsi collettivamente sui propri interessi, credono ancora di potersela cavare dietro la bandierina “giusta”. Senza capire che è stata proprio questa impostazione a renderli deboli. FIM e UILM sono state le organizzazioni principali del padrone nel garantire la loro sottomissione. Hanno fatto ingoiare agli operai di tutto: dall’aumento infernale dei ritmi, alla riduzione dei salari cercando in tutti i modi di tenerli tranquilli, in questo coadiuvati dall’inconsistenza della FIOM che non ha mai avuto il coraggio di organizzare vere lotte, anzi agendo da pompiere quando gli operai tentavano di reagire scioperando.
Il segnale che arriva da Roma non è un buon segnale per gli operai.
Lo sciopero del 18 ottobre e il corteo di Roma sono stati organizzati per chiedere al governo, italiano ed europeo, di intervenire sulla crisi del settore auto. Praticamente per chiedere più soldi per Stellantis in Italia con la “speranza” che incentivando il padrone questi tenga aperte le fabbriche e continui a sfruttarli.
Il padrone invece capisce solo due cose: i profitti e la lotta in fabbrica degli operai.
Se i profitti calano il padrone ci costringe a lavorare di più, con meno soldi e riducendoci di numero. Se le vendite di auto calano drasticamente, chiude gli stabilimenti. Non c’è incentivo, o politica industriale che tenga rispetto a queste scelte del padrone. Solo la forza collettiva degli operai, la loro lotta sistematica su tutte le misure che il padrone mette in campo per peggiorare le condizioni di lavoro. Con lo sciopero e la lotta all’interno della fabbrica, gli operai possono nell’immediato resistere ad ogni attacco dei padroni e in prospettiva arrivare a mettere in discussione il sistema stesso fondato sulla produzione per il profitto. Le passeggiate e il coinvolgimento dei politici non servono a niente, è la cosa migliore che in questa situazione possa capitare al padrone. Uno sfogo inutile che non cambia nulla e lui può continuare ad ingrassare.
F. R.

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