I DISOCCUPATI NAPOLETANI DAVANTI AL GIUDICE

Il 28 ottobre a Napoli inizia l’udienza preliminare contro 48 disoccupati e i loro esponenti di primo piano. Con il nuovo decreto sicurezza del governo rischiano se condannati anni di galera. Massima solidarietà dell’esercito operaio attivo e di riserva.
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Il 28 ottobre a Napoli inizia l’udienza preliminare contro 48 disoccupati e i loro esponenti di primo piano. Con il nuovo decreto sicurezza del governo rischiano se condannati anni di galera. Massima solidarietà dell’esercito operaio attivo e di riserva.

Per fare più profitti negli stabilimenti si produce sempre di più con meno operai. La tecnica è al servizio del padrone e gli operai vengono consumati sempre più intensamente sulle linee. Quelli che diventano superflui vanno ad ingrossare l’esercito dei disoccupati. Questi diventano un serbatoio di braccia dove attingere per nuove attività. Se non ci fossero, i padroni che hanno bisogno di braccia, non potrebbero averle. Inoltre questo “esercito di riserva”, come lo chiamava Marx, serve come arma di ricatto sugli operai: se sono tanti a richiedere lavoro, il prezzo della forza lavoro degli operai cala. Più disoccupati ci sono, più i salari calano.
Confindustria, apparentemente in controtendenza con il governo che, per raccattare i voti del ceto medio razzista, fa finta di non volere gli immigrati, sostiene che in Italia servono 120.000 immigrati ogni anno per rispondere alle “esigenze produttive”, pur avendo a disposizione mediamente due milioni di disoccupati. L’abbondanza di braccia serve. Fa calare il prezzo della manodopera. E con gli immigrati, ancora più ricattabili, cala ancora di più.
Nel sistema dei padroni, i disoccupati hanno due alternative: fare la fame e cercare di sopravvivere con attività illegali, o scendere in piazza e fare pressione per lavorare. La seconda cosa è inaccettabile per i padroni e per i loro servi della politica. L’organizzazione della lotta di strada può avere conseguenze negative per il sistema e coinvolgere gli stessi operai. E allora bisogna reprimere. E questo ancora di più in un momento di crisi generalizzata del sistema economico dei padroni.
A Napoli, dove il movimento dei disoccupati è endemico, bisogna intervenire in modo più radicale per dare un esempio a tutti i disoccupati. E allora la repressione agisce in modo più duro. 43 disoccupati e i loro esponenti di primo piano sono stati rinviati a giudizio, accusati a vario titolo, in particolare, di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, blocco stradale, occupazione, interruzione di pubblico servizio. Gli avvisi risalgono ad aprile. Il 28 ottobre inizia l’udienza preliminare. Poi il gip deciderà se rinviarli a giudizio. Con il nuovo decreto sicurezza del governo rischiano, se condannati, anni di galera.
I disoccupati sono parte integrante della collettività operaia e gli operai devono essere al loro fianco contro la repressione.
Massima solidarietà ai disoccupati napoletani.
F. R.

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