Questa è stata da sempre l’azione della borghesia israeliana contro il popolo palestinese e i suoi sostenitori. Con l’appoggio e la copertura aperta della borghesia imperialista dell’occidente.
L’America e, in seconda battuta l’Europa, con l’aggiunta di qualche satellite fidato da qualche altra parte, attraverso una auto proclamazione, e sostenuti dalla propaganda asfissiante di una marea di giornalisti e “intellettuali” asserviti, si ergono a difensori della “civiltà” contro la barbarie. Barbarie rappresentata praticamente dai paesi imperialisti concorrenti sul mercato mondiale.
Nella versione più politica, la cosa viene presentata anche come scontro tra democrazia e autoritarismo, dimenticando che ormai le loro democrazie si basano sul voto di meno della metà della popolazione e la politica è completamente asservita a quelli che hanno i soldi.
Sulla base di questa auto proclamazione, le élite occidentali si sentono in diritto di dettare legge al resto del mondo, scontrandosi con altre élite altrettanto agguerrite nel sostenere che il loro modello ha valore universale.
Una marea di chiacchiere propagandiste che hanno una sola ragione di essere: difendere in ogni paese gli interessi delle classi ricche e i loro privilegi, cosa che può avvenire solo attraverso lo sfruttamento sempre più intensivo degli operai in patria, l’impoverimento sempre maggiore della stragrande maggioranza della popolazione che sia americana e europea, russa o cinese e lo sfruttamento delle risorse e delle popolazioni degli altri paesi sottomessi.
Per poterlo fare ogni mezzo è lecito, inclusa la violenza bestiale.
L’esempio eclatante di questa mistificazione è l’atteggiamento delle élite occidentali, e dei loro pennivendoli e pensatori a cottimo, nei confronti di Israele.
Qual è la realtà di quel paese? Israele è uno stato inventato di sana pianta sulla base di una memoria religiosa millenaria, in un territorio storicamente abitato da una popolazione araba, i palestinesi. Dopo la seconda guerra mondiale i colonialisti del democratico occidente, decisero di dare uno stato agli ebrei, come indennizzo delle persecuzioni patite da questa popolazione ad opera di nazisti e fascisti in Europa. Invece però di assegnare loro un land tedesco, o una regione italiana, decisero di sostenere l’immigrazione degli ebrei in Palestina. Sostennero così gli ebrei, che con un’ideologia colonialista adeguata, il sionismo, cominciarono ad arrivare in massa in quei territori con l’idea dichiarata di appropriarsene. Fino a quel momento la popolazione di origine ebraica era una piccola minoranza, limitata a comunità su base confessionale. Ancora nel 1918, alcuni anni dopo l’inizio delle migrazioni di massa sioniste e il conseguente acquisto sistematico di terre palestinesi per la costruzione di colonie, i sionisti rappresentavano solo il 5% della popolazione, i restanti erano palestinesi.
Verso la fine del mandato inglese, l’ONU decise di dividere la Palestina in due parti grosso modo uguali, pur essendo la parte ebraica ancora minoranza. Solo una parte dei palestinesi e del mondo arabo, quella più consapevole, comprese il piano sionista di appropriazione dell’intero paese, la stragrande maggioranza dei palestinesi continuava a convivere pacificamente con i nuovi venuti.
La coalizione araba che cercò di opporsi fu poca cosa. La maggior parte erano volontari male armati e appartenenti a Stati che li sostennero poco e male. I sionisti hanno invece sempre sbandierato di essere stati aggrediti da forze arabe preponderanti e che solo “l’eroismo” dei propri soldati permise agli ebrei di non subire un secondo olocausto. Una grande bugia sostenuta da tutti i loro sostenitori nel mondo. In realtà l’unico esercito organizzato allo stesso livello di quello sionista, era solo l’esercito Giordano. Il suo ruolo si limitò però alla difesa della Cisgiordania e Gerusalemme est che i monarchi giordani volevano annettersi anche con accordi con i sionisti. L’esercito Giordano si oppose solo ai tentativi sionisti di occupare i territori che dovevano toccare loro e che i sionisti cercarono comunque di occupare non rispettando neanche quegli accordi.
Alla fine, più di ottocentomila palestinesi furono costretti ad andarsene e i loro villaggi furono distrutti dalle fondamenta per non lasciare nessuna traccia della loro presenza millenaria in quei luoghi. Chi era stato individuato dal servizio segreto sionista, sempre efficiente già allora, come potenziale oppositore a questa “pulizia etnica” veniva immediatamente fucilato.
Si stima che centinaia di migliaia di palestinesi abbiano perso la vita da quando è iniziata la loro espulsione dalla loro terra. E continua ancora oggi.
I sionisti non hanno mai perso l’occasione di prendersi le terre palestinesi. E non hanno mai smesso di uccidere e mandare via chi si opponeva e si oppone a questo progetto. Sempre sostenendo che le vittime sono loro, unico “baluardo di civiltà” contro la barbarie dei “mussulmani”, in questo appunto sostenuti da tutti i “democratici e civili” occidentali, anche quando è sotto gli occhi di tutti la carneficina che stanno compiendo a Gaza e in Cisgiordania, senza parlare del Libano. Come dice uno storico israeliano antisionista, “piangono e sparano”. L’hanno sempre fatto.
La “civiltà” che uccide i bambini. Anche questo i nostri “democratici” sono capaci di digerire pur di salvaguardare i loro privilegi. Israele è il loro “cane da presa” in Africa e Medio Oriente. Finché svolge questo ruolo al loro servizio si può anche tollerare il loro colonialismo omicida nei confronti dei palestinesi.
Le notizie storiche qui riportate sono tratte da Ilan Pappé, ebreo ed esponente della corrente della cosiddetta “Nuova storiografia israeliana”.
F. R.
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