GERMANIA, VOLKSWAGEN, SCIOPERI VERI

Quale che sia la gestione riformista del sindacato IG Metal la forza operaia è in campo e blocca tutti gli stabilimenti ed è solo un avvertimento.
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Quale che sia la gestione riformista del sindacato IG Metal la forza operaia è in campo e blocca tutti gli stabilimenti ed è solo un avvertimento.

Il colpo d’occhio nelle foto è impressionante, giacche blu e rosse, ma non sono i pagliacci di scena dei sindacalisti nostrani della Uil e della Cgil all’ultima manifestazione per lo “sciopero” generale. Qui il blu è la casacca d’ordinanza degli operai Volkswagen, il rosso è la pettorina del sindacato IG Metall indossata dai sindacalisti. E lo sciopero è quello degli operai Volkswagen di lunedì, 2 dicembre 2024, ed in questo caso si può dire che è stato vero sciopero.
Le adesioni sono state massicce e ha colpito duro in nove delle dieci fabbriche tedesche della VW. Alle 9:30 hanno iniziato lo sciopero gli operai dello stabilimento di Zwickau (10.350 operai) dove prima della caduta del muro si fabbricava l‘ “auto del popolo” Trabant e ora si producono auto elettriche vendute a prezzi tutt’altro che popolari. A seguire tutti gli altri stabilimenti, da Est a Ovest, fino ad arrivare a quelli della città simbolo della auto tedesca, Wolfsburg, nata nel 1938 come città dormitorio proprio per gli operai che avrebbero da allora prodotto la Volkswagen, (l’“auto del popolo”), e che lunedì hanno prima fermato le linee e poi sono andati ai picchetti sotto gli uffici della direzione in 47.000 su 62.000 occupati, un esercito in guerra. Come stava scritto su uno striscione ad Hannover: “Volete la guerra? L’avrete”.
A Kassel-Baunatal le proteste hanno coinvolto 12.500 persone (su 15.500), ad Hannover 9 mila (su 14.200), a Zwickau altri 9 mila (su 10.350), a Emden 7.600 (su 8.000), a Braunschweig 7 mila (su 7.400), a Salzgitter 5.400 (su 7.500), a Chemnitz 1.000 (su 1.900). Unica fabbrica delle dieci che non ha partecipato a questo sciopero è stata quella di Osnabrück (2.300 operai) – indicata assieme a quella di Emden a rischio chiusura -, ma la spiegazione è semplice: regolata da una diverso contratto, aveva già fatto due scioperi a inizio novembre, in realtà aprendo le danze della lotta con un mese di anticipo rispetto alle altre che erano invece vincolate dal precedente contratto fino a dicembre.
Alla fine in sciopero, tra i 66 mila durante i turni diurni e i restanti nel corso di quelli notturni, per un totale di 98.650, sono stati circa l’80% dei circa 127.000 lavoratori Vw della Germania unificata. Con questo primo sciopero di due ore, indicato “di avvertimento”, è stato calcolata un danno per gli azionisti di 1.000 auto in meno prodotte (fonte, sole 24 ore 3/12/2024).
“Quasi 100.000 dipendenti hanno chiarito ad alta voce che lotteranno per il loro lavoro, le loro famiglie e il loro futuro: è solo il primo, potente segnale di un inverno di proteste, la Volkswagen deve tornare in sé e mettere finalmente da parte i suoi piani da incubo, altrimenti toccherà ai lavoratori trovare la risposta giusta” – ha dichiarato il capo negoziatore dell’IG Metall, Thorsten Gröger.
Della vicenda Volkswagen abbiamo iniziato a parlarne a fine settembre, quando era emerso come i managers di Vw avevano intenzione di salvare i dividendi per gli azionisti e far pagare la crisi dell’auto agli operai tedeschi, anche questa volta, come avevano fatto in passato. Nel frattempo vari incontri tra sindacati e vertici padronali, in cui, sotto la minaccia di chiusura delle due grandi fabbriche di Osnabrück ed Emden (più Dresda di soli 350 lavoratori) per circa 10 mila operai e la riduzione di altri 20 mila posti di lavoro, si è arrivati a un piano di “rilancio” padronale che avverrebbe con una riduzione per i prossimi anni dei salari del 10% e una revisione del sistema dei bonus – questo è quanto in sintesi emerso dall’incontro del 30 ottobre.
Poi il 22 novembre c’è stata anche la proposta del sindacato: dai 17 miliardi di euro di tagli indicati dai manager Vw il sindacato è passato ad indicarne solo 1,5 miliardi e nessun licenziamento. L’IG Metall propone la sospensione nel biennio 2025-26 dei bonus per tutti i lavoratori, dirigenti e membri del consiglio di amministrazione compresi, e la costituzione di un fondo con gli aumenti richiesti per il nuovo contratto, già indicati nel 7% nei prossimi due anni, atto a finanziare una riduzione dell’orario di lavoro.
In realtà a nostro giudizio non proprio un interessante punto da cui partire da parte operaia, poiché ancora una volta accetta la riduzione del potere di acquisto degli operai, congelando i salari nominali a fronte di una inflazione che a novembre, pur essendosi ridotta, è in Germania al 2,2%. E cercando di ridurre la sovrapproduzione di auto, con la riduzione dell’orario di lavoro.
Eppure la soluzione, tanto semplice, quanto poco nelle corde del sindacato riformista IG Metall, ci sembra evidente: che a metterci i soldi, per ottenere quei risparmi di gestione industriale, siano gli azionisti e i manager che in questi anni hanno incassato ben altro che quei 17 miliardi adesso richiesti di tagli per rendere più competitive le auto del popolo. Di quanto potrebbero ridursi i prezzi delle nuove auto elettriche tedesche se si sospendessero dividendi e “salari” dei manager?

Ad ogni buon conto, alla miserrima proposta sindacale i vertici aziendali hanno prontamente risposto che non è accettabile poiché non cambierebbe le prospettive future di Vw rispetto ai concorrenti, rimanendo immutata la forza-lavoro operaia attuale, e mantenendo lo stesso prezzo medio. Non potevano essere più chiari: più profitti solo se a fare le stesse automobili vengono impiegati meno operai, pagati meno. Da qui gli scioperi del 2 dicembre, prossima trattativa il 9 dicembre.
R.P.

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