La tendenza alla chiusura delle aziende si rafforza. Per il 2024 c’è stato un incremento del 15%, si stimano più di 115mila licenziamenti. La barca affonda ma la propaganda ripete che si sta viaggiando a gonfie vele, finché il braccio di ferro fra chi ha interesse a crederci e chi non ha ancora deciso come tappargli la bocca non si risolve.
Caro Operai Contro, insieme al calo delle ore lavorate che ha abbassato i già miseri salari, nel 2024 è dilagato il numero delle aziende in crisi.
Nel 2023 le aziende che avevano chiuso, comprese le piccole, sono state 357.284, più 5,2% sul 2022, lasciando per strada 220 mila operai e lavoratori a tempo indeterminato, comprendenti part-time involontari (dato Inps). Altre stime parlano di almeno un milione complessivi (non solo i citati “tempo indeterminato”) in parte poi rioccupati nella giungla dell’occupazione precaria.
La tendenza del 2024 conferma un ulteriore chiusura di aziende, intorno al 15%. Per le sole PMI (Piccole Medie Imprese) si va delineando un taglio del 8,5%.
I settori più colpiti con a monte 21 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, rimangono le manifatture, segnatamente la metalmeccanica con auto e indotto, la chimica, il tessile, il commercio, l’annunciato calo nelle costruzioni.
Si diceva delle aziende in crisi, molte delle quali rimangono escluse dal conteggio ufficiale, che tiene conto solo di quelle che arrivano al tavolo del “Mimit“ (Ministero delle imprese e del Made in Italy). Anche queste hanno fatto un bel salto in peggio.
Giusto un anno fa i dipendenti a rischio licenziamento erano 58.026. Oggi sono 105.974, ai quali vanno aggiunti 12.336 dipendenti delle piccole e medie imprese, licenziati prima che le loro vertenze arrivassero alle istituzioni. Così si arriva a 118.310.
E qui bisogna aprire una parentesi sulla funzione mai chiarita del “Ministero del Made in Italy”, al di la del suo impatto propagandistico nazional-sovranista.
Finalmente un innegabile risultato concreto è venuto in luce: con le trattative al ministero del Made in Italy, in un anno sono più che raddoppiati gli operai e i dipendenti a rischio licenziamento.
Non era quello che si aspettava il governo Meloni, ma le sue trovate sensazionali hanno il solo scopo di fare il botto. Tanto comunque vada non sono certo i governanti a farne le spese.
Per togliersi di dosso la cattiva immagine della responsabilità delle trattative, che in un anno hanno visto raddoppiare il numero di operai a rischio licenziamento, il governo Meloni, ha subito deciso come scaricabarile, di affidare alle Regioni le vertenze delle aziende in crisi sotto i 250 dipendenti, quindi la maggior parte delle stesse.
Per resistere ai licenziamenti, non c’è vertenza o tavolo di trattativa che possa dare risposte alle aspettative delle richieste degli operai, se non c’è la consapevolezza di lottare fino in fondo e con determinazione, nelle forme e nelle modalità che gli operai di volta in volta, di situazione in situazione, decidono collettivamente di condurre.
Saluti Oxervator.