TRE ANNI DI GUERRA 2022-2025

Qualche considerazione di parte operaia sulla guerra in Ucraina, a tre anni dall'inizio, mentre le due potenze imperialiste, Usa e Russia, vorrebbero decidere come concluderla sulla base dei solo loro rispettivi interessi.
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Qualche considerazione di parte operaia sulla guerra in Ucraina, a tre anni dall’inizio, mentre le due potenze imperialiste, Usa e Russia, vorrebbero decidere come concluderla sulla base dei solo loro rispettivi interessi.

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Primo
L’aggressione dell’esercito russo all’Ucraina di tre anni fa è stato un classico fatto militare, l’uso della forza armata per conquistare un territorio di un altro Stato. Che ne dicano i fantasiosi scopritori di nuove epoche, ci sono ancora confini, Stati e nazioni. Il 24 febbraio del 2022 la Russia aggredì l’Ucraina con un esercito formato da centinaia di migliaia di militari e l’attrezzatura necessaria. Voleva arrivare a Kiev e sostituire il governo con uno favorevole ai suoi interessi. Non ci riuscì per la resistenza dell’esercito ucraino sostenuto da una larga maggioranza della popolazione.

Secondo
Siccome non è possibile passare sopra la domanda di chi detenga il potere in questi Stati, che è una questione essenziale, dobbiamo ripetere che da un lato c’è l’imperialismo russo, di una nazione fra le più potenti del mondo, tenuto in mano da borghesi di un’oligarchia di banchieri e manager industriali, dall’altra una borghesia, anche qui banchieri e manager industriali, di una forza economica limitata con una posizione sul mercato mondiale da piccola nazione capitalista. È caratteristico della fase imperialista la possibilità che paesi più forti cerchino di sottomettere e sfruttare paesi più deboli economicamente. Il giudizio di nazioni oppresse dalle nazioni imperialiste più forti non lo abbiamo inventato, è una realtà.

Terzo
Isolare il fenomeno indiscutibile di file di carri armati che invadono città e territori non cancella il quadro generale dei rapporti fra Stati che sono stati la cornice di questa guerra. La borghesia ucraina con l’appoggio convinto di una piccola borghesia urbana e moderna ma anche di settori di operai e contadini, vedi la rivolta di Maidan, si è mossa verso una vera autonomia dall’impero russo per rischiare di finire nell’area controllata dall’imperialismo europeo ed americano. Questo muoversi fra interessi in contrasto ha posto l’Ucraina in una posizione piena di difficoltà, lo zar di Russia ha coperto l’aggressione con la giustificazione di contrastare l’attacco dell’occidente alla sua sicurezza, le potenze imperialiste europee e americane hanno sostenuto l’Ucraina col preciso intento di rafforzare ed allargare le loro sfere di influenza. Ma gli interessi contrastanti dei paesi imperialisti non possono cancellare, se si vuole restare in un giudizio materialista e storico, il fatto che qui siamo di fronte ad un’aggressione da parte di un paese imperialista, la Russia, contro una nazione indipendente che è l’Ucraina. Formalmente indipendente, nessun paese è veramente indipendente nella sua condizione economica ma lo è nella struttura statale che lo rappresenta.

Quarto
Ci siamo trovati di fronte ad una relativamente piccola nazione capitalista aggredita da un paese imperialista, è bene lasciare a loro stessi tutti i ghirigori mentali di quelli che sollevando un polverone hanno teso a giustificare l’imperialismo russo, il nostro problema era che politica adottare come operai, quali interessi sostenere in nome dell’internazionalismo operaio.
Si sono inventati la guerra per procura fra russi ed occidente per raccontare che era una guerra imperialista da ambo i lati, che l’Ucraina era solo uno strumento per combattere i russi e ridimensionarne la potenza economica. L’aggressione dell’esercito del nuovo Zar ad una nazione indipendente era così negata, nascosta e questa mistificazione serviva oggettivamente a Putin per la sua azione militare nel conquistare territori ad ovest. Non si poteva accettare una equidistanza opportunista fra i due blocchi, giustificare un’azione imperialista come quella messa in campo dai russi, era necessario sostenere la resistenza ucraina, il diritto all’autodeterminazione dell’Ucraina come Stato. Naturalmente sostenere gli operai, i contadini e la piccola borghesia che hanno dato il contributo centrale alla resistenza armata o inquadrati nell’esercito regolare o come volontari nei diversi settori. Naturalmente sapevamo che con questa scelta ci saremmo trovati per una fase ad esprimere giudizi simili ai paesi imperialisti occidentali che giuravano di sostenere l’Ucraina fino alla fine e con ogni mezzo. Ed erano tanti i pacifisti a criticarci, ma oggi c’è da ridere nel vedere che quelli che giudicavano male la condotta di Zelensky usavano gli stessi argomenti ripresi oggi da Trump e da tutto il suo consiglio d’amministrazione.

Quinto
Per tre anni i combattenti ucraini sono stati maciullati per resistere ai russi, ma l’altra possibilità sarebbe stata cedere alle richiesta dei borghesi russi, fare la pace pochi mesi dopo l’aggressione cedendo ai russi i territori che avevano occupato. Fa comodo raccontare che furono gli inglesi ad imporre agli ucraini la non firma, serve per dimostrare che il conflitto è continuato per gli interessi estranei agli ucraini stessi. L’accordo fu rifiutato per non sottoscrivere la cessione del 25% del territorio a Putin scaricando sotto il dominio dell’impero russo un quarto della popolazione. In fondo l’assetto dei confini dell’Ucraina post sovietica erano stati fissati dalle potenze imperialiste più forti, Russia compresa, da un accordo nel 1991. L’interesse degli operai ucraini era ed è non passare sotto il dominio del regime di Putin, se è vero che la repubblica democratica è il miglior involucro in cui può essere combattuta la guerra fra operai e padroni. Il regime di Putin con i suoi tribunali, le sua galere ghiacciate, la morte per avvelenamento è quello meno indicato e qualunque operaio che ragiona su un possibile movimento rivoluzionario lo sa bene.

Sesto
Come la borghesia ucraina ha condotto la guerra? Con i soliti mezzi, arruolamento forzato dove era necessario, legge marziale, sforzo produttivo per armare i combattenti e sopratutto richieste di aiuti militari ed economici ai paesi che dichiaravano di essere dalla sua parte. In quanto borghesi hanno puntato sui loro alleati e il ruolo del popolo combattente è stato ridotto sempre più ad un arruolamento forzato gestito dalla solita gerarchia militare. Una scelta che ha indebolito di molto la forza combattente. Il sostegno armato dei paesi europei e dagli USA è sempre arrivato a singhiozzo, hanno lasciato aggirare le sanzioni che dovevano colpire l’economia russa, Zelenski è diventato l’elemosinante di armi pesanti mentre l’esercito russo conquistava un villaggio dietro l’altro nel Sud Est avendo a disposizione mezzi senza limiti e soldati mercenari alla Prigogin.

Settimo
Chi poteva fermare l’aggressione imperialista se non gli operai e la piccola borghesia rovinata della stessa Russia? Ma qui hanno agito due fattori, un’aristocrazia operaia finanziata dall’azione di sfruttamento economico dei paesi dell’ex blocco sovietico che ha un interesse diretto alla Grande Russia e la repressione sistematica, alle radici, di qualunque movimento di protesta contro la guerra all’Ucraina. Un po’ di aumenti salariali agli strati superiori dei dipendenti di Stato e premi consistenti a chi era disposto ad andare al fronte a massacrare gli ucraini. Gli operai e i movimenti di protesta occidentali sono rimasti prigionieri di un pacifismo equidistante, né con l’uno né con l’altro, Sì alla pace e No alla guerra, la pace ad ogni costo, la guerra uccide gli uomini e va aborrita moralmente. Un piagnisteo che mai è riuscito a fermare una guerra vera nel corso dei secoli. Una sola manifestazione contro l’aggressione imperialista di Putin non si è vista per le strade delle città italiane. Poca roba in Europa e meno ancora negli USA. Eppure un movimento contro l’aggressione poteva dare più forza alla resistenza ucraina e rendere più problematico il proseguire della guerra da parte dei russi.

Ottavo
Dopo tre anni di guerra cambia l’orientamento dei governanti americani, con l’elezione di Trump si cementa un nuovo blocco sociale, ora i grandi capitalisti gestiscono in prima persona, direttamente il potere, la piccola e media borghesia che sente il peso della crisi economica si mette nelle mani dei loro diretti interlocutori, se sono così ricchi avranno da insegnare a tutti come diventarlo. Una delle prime questioni la riduzioni delle spese improduttive, la ripresa della libera circolazione dei capitali compresa la Russia, nel gioco della concorrenza internazionale con la Cina. Scoprono che il sostegno all’Ucraina costa troppo, che è meglio farla finita con la guerra. Inizia una campagna per la pace, tessono rapporti con Putin e i suoi scagnozzi, scoprono i giovani morti sui campi di battaglia, ora loro, uno il sostenitore della carneficina di Gaza, l’altro che ha mandato a morire centinaia di migliaia di giovani russi sulla strada per Kiev. Anche qui un classico esempio di azione imperialista, fare un accordo fra le potenze più forti per dividersi il bottino, solo che in questo caso il bottino, l’Ucraina, tenta di dire la sua.

Nove
Putin è sul campo in una posizione di forza ma ha dei problemi a proseguire la conquista territoriale, la guerra costa anche per lui. Vuole consolidare il controllo sulle regioni occupate con un accordo, Trump non ha interesse all’integrità territoriale dell’Ucraina, costa troppo, anzi chiede le terre rare per farsi restituire i soldi spesi per sostenerli nello sforzo bellico. Ma la pace Putin-Trump bisogna imporla a Zelenski. La scelta di non averlo fra i piedi è chiara fin dalle prime mosse, ma fin dalle prime mosse gli ucraini reagiscono, nessun accordo è possibile sulle loro spalle dopo aver combattuto per tre anni e subìto ogni sorta di attacco dall’esercito russo. A Trump e al suo socio in affari Musk non rimane altra scelta che cercare di delegittimare Zelenski, offenderlo, definirlo dittatore in contrapposizione all’amico Putin, conosciuto democratico. Le potenze europee tagliate fuori all’inizio si accoderanno agli americani, Trump ha per loro un ruolo definito, toccherà fare i guardiani dei nuovi ridotti confini.

Dieci
Quello che sembrava un blocco unitario di interessi, occidente contro oriente, quello che faceva gridare alla guerra per procura degli USA e degli Europei contro la Russia si manifesta, con le parole chiare di Trump, per quello che era ed è: un gioco di interessi imperialisti di diversi paesi nei quali l’Ucraina si è trovata a difendere la sua autodeterminazione contro uno di questi imperialisti, quello russo, sostenuta con tante riserve dagli altri imperialisti pronti a mollarla all’occasione.

Undici
L’Ucraina non è riuscita a difendere i suoi confini, forse dovrà cedere intere regioni, ha imparato, e prima di tutti devono averlo imparato gli operai, i contadini e la piccola borghesia urbana che hanno pagato il prezzo più alto, che nessuna protezione può venire dai paesi imperialisti, fra loro sanno bene cosa vuol dire conquistare, rapinare, opprimere le nazioni più piccole ed in fondo si riconoscono vicendevolmente questo diritto. Sgomberiamo subito il campo dai saccenti che sostengono che bisognava fin da subito piegarsi ai russi salvando il salvabile, è la predicazione dell’eterna sottomissione al più forte, la storia ha dimostrato che i rapporti di forza possono essere rovesciati, le rivoluzioni ne sono la dimostrazione. Non può essere negata in via di principio né la resa, né un accordo capestro se non si ha più la forza per continuare a combattere, ma la scelta tocca ai combattenti diretti, non ad altri e tanto meno sulla loro pelle. Dopo tre anni di sofferenze, di morti, di distruzioni saranno gli ucraini a decidere cosa fare, e nella scelta sarà determinate il peso delle classi subalterne, degli operai della piccola borghesia e dei contadini che hanno dato e potranno dare il contributo più pesante a questa guerra di liberazione dall’imperialismo, prima da quello russo ed oggi dal suo fiancheggiatore, quello americano.
E.A.

il libro opuscolo “INTERNAZIONALISMO OPERAIO E DIRITTO DELL’UCRAINA ALL’AUTODETERMINAZIONE”.

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