IL CAPOLARATO DELLE GRANDI FIRME

Un ex direttore dell’Ispettorato del Lavoro in un’intervista alla Stampa apre il libro nero del caporalato. Sfata il luogo comune che il caporalato sia un fenomeno marginale di piccoli imprenditori fuorilegge, si tratta invece di un sistema ampiamente usato da grandi aziende del Nord e del Sud.
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Un ex direttore dell’Ispettorato del Lavoro in un’intervista alla Stampa apre il libro nero del caporalato. Sfata il luogo comune che il caporalato sia un fenomeno marginale di piccoli imprenditori fuorilegge, si tratta invece di un sistema ampiamente usato da grandi aziende del Nord e del Sud.

Caro Operai Contro, “Finalmente è emerso quello che diciamo da molti anni. Le vittime dei caporali sono ovunque non solo nell’agricoltura, oppure nel Sud Italia”. Una constatazione che contribuisce a demolire il luogo comune del caporalato come fenomeno marginale di zone geografiche arretrate.
Non è un’affermazione azzardata di qualche operaio, dettata dalla propria esperienza lavorativa a comando di un caporale in una grande metropoli, o di un bracciante che vendemmia in grandi vigneti famosi per il nome del vino.
Stavolta la denuncia arriva “dall’esterno”, a commento di ciò che è emerso da un inchiesta della procura di Milano. Le considerazioni che seguono sono dell’ex direttore dell’Ispettorato del lavoro, tuttora magistrato di Cassazione, B. Giordano. In una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa dell’11 marzo, non manca di puntare il dito contro il governo: “In questi ultimi 3 anni non ha fatto praticamente nulla per contrastare il fenomeno, anzi ha reso i controlli ancora più blandi”.
Come a suo tempo denunciato da queste pagine, l’ex ispettore ricorda: “il governo ha varato una norma che impone addirittura all’ispettore di comunicare all’impresa, con 10 giorni di anticipo i controlli che farà e che tipo di controlli farà. E’ evidente che così si perde l’effetto sorpresa e qualsiasi efficacia di qualsiasi tipo di controllo. Ma chi è quell’imprenditore che avvisato per tempo si fa trovare non in regola proprio nel giorno del controllo? Sarebbe un suicida”. Ed aggiunge: “I casi delle grandi firme con le borse pagate 50 euro l’una e poi rivendute a diverse migliaia di euro, dimostrano che non è vero che oggi c’è un caporalato di necessità, come si diceva una volta. C’è solo un enorme guadagno che fa leva sul lavoro nero”.
Incalzato dalle domande l’ex ispettore risponde senza giri di parole: “Le indagini della procura di Milano hanno fatto emergere un quadro di sfruttamento lavorativo ad opera di grandi gruppi che si servono di finte cooperative, che sono tali solo sulla carta, o fittiziamente costituite all’estero, che servono semplicemente a fornire manodopera esecutiva sfuggendo ai controlli ed eludendo i contratti collettivi di lavoro…non pagare né l’Inps né l’Inail…con lavoratori che lavorano anche per un euro l’ora. La particolarità è che questo fenomeno non riguarda più le aree depresse, ma aree in cui c’è un certo sviluppo economico. Dalla logistica all’agricoltura, dall’edilizia alla grande distribuzione. C’è nel triangolo industriale non solo a Milano, e c’è nel settore della moda”.
E ancora: “è un sistema che regge perché vi è una composizione di interessi costruita non da chi possiede una piccola cooperativa ma da chi assegna gli appalti….un sistema costruito a tavolino per mandare avanti interi settori”.
A questo punto l’ex ispettore sottolinea: “Io lo sostengo da tanto tempo: qui c’è un secondo livello, che è quello dei colletti bianchi. Un sistema così complesso di evasione previdenziale, assicurativa e fiscale non lo costruisce un singolo coltivatore oppure un gruppo di extracomunitari assieme a qualcuno. Viene costruito a tavolino per fare andare avanti l’intero sistema della logistica, della moda, dell’edilizia e della grande distribuzione organizzata. Perché questi oligopoli fanno sì che o si lavora con questo sistema o non si lavoro proprio”.
Così conclude l’ex ispettore del lavoro: “Secondo l’Istat in Italia abbiamo quasi 3 milioni di persone che ogni mattina vanno a lavorare in nero. Ma quanti datori di lavoro ci sono in nero per far lavorare in questo modo 3 milioni di persone? Quanti soldi in contanti ci vogliono per pagare tutta questa gente, se non il frutto di una permanente evasione fiscale?”.
Un evasione fiscale che si consolida nella politica dei condoni del governo Meloni, che usa Salvini come battistrada, per poi approvarli all’unanimità, un condono dopo l’altro, in nome della “pace fiscale”.
Un governo che per fornire forza lavoro super sfruttabile, tiene per anni nell’illegalità migliaia di immigrati, costringendoli a piegarsi a condizioni lavorative di conclamata schiavitù, per non rischiare il rimpatrio o finire nei Cpr- lager.
E’ la “pace fiscale” che il governo Meloni assicura a questi oligopoli sulla pelle degli sfruttati, sotto il diretto controllo dei caporali: “lavorano anche per un euro l’ora”. Come dimostrato già in più scioperi, picchetti e manifestazioni, il governo avverso non ferma la loro determinazione nell’alzare la testa per capire come opporsi e combattere, questo aspetto della “nuova” schiavitù del lavoro che li opprime.
Saluti Oxervator.

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