IL TAVOLO DELLE CHIACCHIERE PERSE

Oggi al tavolo del Ministero (MIMIT) si incontrano Stellantis, esponenti del governo, capi sindacali, l’argomento il solito “rilancio del settore”. Ma il rilancio del salario chiesto dagli operai di Pomigliano? Conviene a tutti non parlarne.
Condividi sui social:

Oggi al tavolo del Ministero (MIMIT) si incontrano Stellantis, esponenti del governo, capi sindacali, l’argomento il solito “rilancio del settore”. Ma il rilancio del salario chiesto dagli operai di Pomigliano? Conviene a tutti non parlarne.

Il 14 marzo incontro al Ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit) tra industriali, sindacalisti e politici.

I sindacalisti del settore Stellantis partecipano uniti per richiedere per l’ennesima volta un piano industriale “di rilancio del settore”, altri soldi per gli industriali attraverso il ripristino del “fondo automotive nella sua interezza” e una riforma degli ammortizzatori sociali affinché “pesino meno su lavoratori e imprese”. Un documento che definire equidistante tra gli interessi dei “lavoratori” e quelli degli industriali sarebbe una forzatura, perché si chiede al governo di sostenere principalmente i profitti dei padroni da cui dovrebbe scaturire, naturalmente per i nostri sindacalisti, anche la possibilità di poter continuare a lavorare, e a vivere da sfruttati, per gli operai.

Il comunicato stampa è firmato da tutti, Fiom compresa.

Di fatto gli scioperi a Pomigliano contro la miseria elargita generosamente come “premio”, nonostante gli azionisti abbiano guadagnato “solo” cinque miliardi e mezzo di dividendi, sono già stati accantonati.

I sindacalisti filo aziendali ufficiali tirano un sospiro di sollievo. La mobilitazione operaia li aveva scossi visto che l’accordo sul premio l’avevano firmato loro con il contratto. Erano addirittura arrivati a schierarsi contro le comandate di sabato per le interruzioni dovute ufficialmente a un “guasto della cabina elettrica”, guarda caso proprio in concomitanza degli scioperi dove era meglio tenere gli operai a casa invece che in fabbrica. Passata la paura, l’azienda aveva sospeso la cassa integrazione programmata e i nostri eroi hanno potuto fare marcia indietro e accettare le comandate di sabato. Il solito teatrino.

Questi quelli ufficialmente filo aziendali, Fim Uilm Fismic Uglm. E la Fiom?

La Fiom dopo aver dato copertura agli scioperi che sono partiti spontanei sulle linee, cioè partiti da alcuni operai che si sono fermati e immediatamente seguiti da quasi tutti, subito dopo ha indetto un’assemblea per turno. Gli operai si aspettavano indicazioni su come proseguire gli scioperi. Nelle discussioni dei giorni precedenti diversi operai parlavano apertamente di scioperi a singhiozzo, fermando singoli reparti per volta, per riuscire a continuare gli scioperi senza perdere intere giornate di salario. Per poterlo fare serviva l’organizzazione e gli operai si aspettavano che questo ruolo lo avesse la Fiom.

Niente di tutto questo. Nelle assemblee i funzionari sindacali hanno fatto principalmente propaganda di tesseramento, ma sul prosieguo della lotta e su come organizzarsi zero assoluto. 

Il limite degli operai è stato quello di non intervenire ponendo direttamente loro la questione essenziale: come proseguire con la lotta per costringere l’azienda a trattare sull’aumento del premio.

Di fatto, quell’assemblea ha rappresentato la fine della mobilitazione, per ora. E questa è la seconda volta che la Fiom delude le aspettative degli operai.

Ora troviamo anche la sua firma sotto il comunicato dei filoaziendali ufficiali per la questua a favore dei padroni Stellantis.

Impariamo la lezione. Se gli operai sono capaci di scioperare in massa possono anche organizzare direttamente i modi per farlo. I sindacalisti devono venire dietro, chi dirige devono essere gli operai. Basta dare credito a chi fa solo chiacchiere.

F. R.

Condividi sui social:

Lascia un commento