Dove sono le organizzazioni sindacali che avevano il compito di difendere i salari? Dove sono finiti i sindacalisti che dovevano organizzare le lotte per aumentarli? Sono ai tavoli a discutere sulle grandi scelte industriali mentre nelle fabbriche smontano ogni spinta operaia sui salari. Esempio Stellantis Pomigliano
Caro Operai Contro, i salari reali in Italia continuano a perdere potere d’acquisto. Nel 2024 con le retribuzioni sono scesi ancora di una posizione, nella classifica dei 34 paesi dell’Ocse: dal 21esimo al 22esimo posto, sotto fra l’altro ad Austria, Belgio, Germania, Francia e Spagna.
L’aumento medio delle retribuzioni, nel 2024 è stato del 3,3% a fronte di un inflazione del 1%. Siamo ben lontani dal recuperare oltre il 10% del potere d’acquisto perso negli ultimi 10 anni, mentre nell’indifferenza più totale del governo Meloni, il carrello della spesa a febbraio è aumentato del 2%.
La retribuzioni media lorda annua, nel 2024 è stata di 31.856 euro. Una somma che di per sé dice poco, trattandosi di una media tra i dirigenti con 106.606 euro, a scendere ai 56.746 euro dei quadri, fino ai 33.358 euro degli impiegati, e per ultimi i salari operai con 27.266 euro lordi annui.
Medie che tengono conto anche del divario progressivo a scendere, tra Nord e Sud, che vede la Lombardia con una retribuzione media lorda annua di 33.653 euro, fin giù ai 27mila euro della Basilicata, ai poco più di 28mila euro di Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia, superano i 29mila euro, Puglia e Abruzzo.
La differenza tra le retribuzioni medie annue, Nord, Sud e Isole è di circa 3.550 euro, invece tra Nord e Centro la differenza è di circa 1000 euro.
Le regioni settentrionali superano quelle del Centro-Sud di oltre il 10%. Un divario che affonda sostanzialmente in una disoccupazione più alta al Sud, che rende più ricattabile la forza lavoro.
Non vanno meglio le cose per i senza lavoro, ai quali il governo Meloni ha tolto il Reddito di cittadinanza (RdC) sostituendolo con “l’assegno di inclusione” (Adi) per i “poveri assoluti”, e il “supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) destinato agli “occupabili”.
Il risultato dai dati Istat (17 marzo 2025) è che 850mila famiglie sono più povere, con una perdita media di 2.600 euro l’anno. Di queste 850mila famiglie, 620mila hanno perso del tutto l’assegno. Le restanti 230mila hanno continuato a ricevere un sussidio fortemente taglieggiato dal nuovo sistema di calcolo.
Solo 100mila famiglie (a fronte di 850mila) hanno avuto un beneficio ricevendo in media 1.216 euro in più all’anno.
Per il resto l’Istat ha certificato il fallimento delle misure, con le quali il governo Meloni ha sostituito il Rdc.
Facendo cassa sui poveri il governo con Adi e Sfl al posto del Rdc, nel 2024 ha erogato 2 miliardi in meno del 2023, e 3,3 miliardi in meno rispetto al 2022, quando il Rdc era ancora a pieno regime.
Non manca il giro di vite per i disoccupati. Per i quali nel 2025 in caso di precedente interruzione volontaria del rapporto di lavoro, il lavoratore per ottenere la Naspi dovrà aver raggiunto le 13 settimane di contributi nei 12 mesi antecedenti la richiesta.
Sul fronte dei ricchi, straricchi, banchieri e padroni, il governo Meloni non osa toccare profitti, superprofitti, rendite finanziarie e immobiliari. Fino quando operai, precari, disoccupati e senza lavoro sopporteranno?
Saluti Oxervator.