LA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA

Dalla grande stampa ai telegiornali non si parla d’altro che della caduta dei salari in Italia. Quello che non si dice è che sono i padroni a tenerli bassi per i loro guadagni, quello che non si dice è che i dirigenti sindacali hanno accettato di contenere le richieste salariali. Quello che nessuno vuole: una vera ondata di scioperi per recuperare aumenti di salario reali. Ma questa è l’unica possibilità.
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Dalla grande stampa ai telegiornali non si parla d’altro che della caduta dei salari in Italia. Quello che non si dice è che sono i padroni a tenerli bassi per i loro guadagni, quello che non si dice è che i dirigenti sindacali hanno accettato di contenere le richieste salariali. Quello che nessuno vuole: una vera ondata di scioperi per recuperare aumenti di salario reali. Ma questa è l’unica possibilità.

Caro Operai Contro, il 24 marzo è uscito il Rapporto mondiale sui salari 2025-26 dell’Oil (l’Organizzazione internazionale del lavoro) dell’Onu, che conferma i salari da fame in Italia, questa non è certo una novità.
I giornali hanno subito ripreso la notizia con tanto di grafico ed evidenziandone le negatività per l’economia del paese, non per gli operai che tanto con questi salari, i salti mortali li fanno già, che continuino a farli!
Non hanno esposto il Rapporto Oil, a spizzico e bocconi per ridimensionarne il peso, come fecero con l’Ocse, quando certificò il crollo dei salari in Italia del 2,9%, nei trent’anni 1990- 2020, mentre proprio in quel trentennio i salari salivano ovunque, dal 31,1% in Francia, al 33,7% in Germania, al 44,3% nel Regno Unito, ecc. ecc.
Ora il Corriere della Sera del 25 marzo 2025, citando il Rapporto dell’Oil grida: “La caduta dei salari reali. L’Italia è l’ultima nei Paesi del G 20. Dal 2008 ad oggi i salari in Italia hanno perso l’8,7% del potere d’acquisto, in Francia nello stesso periodo sono aumentati del 5%, in Germania del 15%”.
Sembrerebbe cambiata la sensibilità del mondo dell’informazione sui salari, ma solo per la “strizza” delle conseguenze negative sulla domanda interna, causate dai bassi salari.
Come se ciò avvenisse su un altro pianeta, i padroni spalleggiati dal governo, non ci sentono di adeguare i salari al costo della vita.
Un esempio lampante viene da Confindustria, che non vuole concedere neanche quel recupero salariale, rivendicato dai metalmeccanici con la loro piattaforma.
L’annunciato imbarbarimento della guerra commerciale, (per non dire degli scenari aperti delle guerre in corso, e dell’impronta “esplosiva” che Putin, Trump e Netanyahu hanno dato alla situazione internazionale), li ha messi in allarme.
Data la situazione del mercato internazionale in fibrillazione, con l’orecchio teso alle conseguenze della nuova guerra commerciale, padroni e borghesi continuano a dondolarsi sui profitti e sulle rendite finanziarie, fregandosene dei bassi salari causa del calo generalizzato della domanda interna, ed alla conseguente stretta produttiva che ne consegue.
Rafforzare la presenza e la continuità della resistenza operaia, nelle fabbriche, nelle piazze e nei posti di lavoro, per aumenti salariali al passo con il costo della vita, contro i padroni che non vogliono adeguare le buste paga, e non esiterebbero ad affrontare la nuova guerra commerciale, ricorrendo agli esuberi ed ai licenziamenti.
Saluti Oxervator.

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